Il 30 agosto 1918 il leader della Rivoluzione Vladimir Lenin tenne un discorso nella fabbrica la Falce e il Martello di Mosca. Una volta terminato il suo intervento, di ritorno verso la sua auto, gli spararono tre colpi di rivoltella, ferendolo gravemente.
In mezzo alla folla venne notata una donna dall’atteggiamento sospetto. Venne fermata e qualcuno la accusò di essere la responsabile dei colpi sparati. Si trattava di Fanya Kaplan, 28 anni, membro del Partito Socialista Rivoluzionario (PSR)
Una volta arrestata, dichiarò: “Il mio nome è Fanya Kaplan. Oggi ho sparato a Lenin. L'ho fatto da sola di mia propria iniziativa. Non rivelerò chi mi ha procurato la pistola. Non darò nessun dettaglio. Decisi di uccidere Lenin molto tempo fa. Lo considero un traditore della rivoluzione. Fui esiliata ad Akatui per aver partecipato a un attentato contro un ufficiale zarista a Kiev. Ho passato 11 anni in un duro campo di lavoro. Dopo la rivoluzione, fui liberata. Ero favorevole all'Assemblea Costituente e lo sono ancora adesso”.
Nonostante le ferite, Lenin sopravvisse mentre Fanya Kaplan venne giustiziata.
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