Il patron di Eataly, Oscar Farinetti, nel nuovo punto vendita inaugurato a Mosca. Fonte: Nigina Beroeva
Si prende una pausa dai flash dei fotografi, Oscar Farinetti: sorseggiando un calice di Prosecco, si aggiusta la giacca e si accomoda su una delle poltrone scure all’angolo bar del suo nuovo Eataly. Il primo di tutta la Russia. Il secondo più grande del mondo. Qui, al quarto piano del centro commerciale Kievskij, il patron di Eataly è riuscito, dopo anni di rinvii e dopo il boomerang delle sanzioni, a portare la cucina mediterranea, la cultura e l’enogastronomia del Made in Italy nella terra degli zar.
Dopo le difficoltà incontrate negli ultimi anni, il primo punto Eataly di tutta la Russia è stato finalmente inaugurato. Come sono stati vissuti questi mesi di ritardo?
Con grande serenità. Si trattava di decidere come gestire il problema dell’embargo e abbiamo dovuto ristudiare l’intero sistema delle importazioni. Ci siamo riusciti e siamo contenti di aver trovato delle soluzioni per i prodotti freschi. Certo, dispiace aver inaugurato senza il Parmigiano Reggiano e senza il San Daniele. Ma abbiamo trovato delle soluzioni per farlo altrettanto bene. Il 93% dei prodotti presenti sui nostri scaffali sono italiani e il resto, per quanto riguarda i prodotti molto freschi, viene realizzato in loco all’interno di un grande caseificio che realizza i formaggi con latte russo. Abbiamo trovato del latte russo fantastico al quale si unisce il savoir faire italiano.
Che giudizio dà alle sanzioni?
Sono un danno per tutti. Non si deve fermare la libera circolazione delle merci nel mondo.
Un messaggio per la classe politica?
Certo. I politici devono cercare di superare le disarmonie perché dietro ai loro bisticci ci sono milioni di posti di lavoro. Bisogna fare attenzione.
Parlando di posti di lavoro, a Mosca avete creato circa 400 posti di lavoro. Li aumenterete?
Esatto. Continueremo ad aumentarli. Circa una ventina delle persone assunte sono italiani provenienti da varie regioni d’Italia. I russi che lavorano qui invece hanno seguito dei corsi in Italia per imparare le nostre tecniche di produzione e di lavoro.
Al di là delle sanzioni e dell’embargo, che rappresentano lo scoglio più grande, quali altre difficoltà avete trovato per entrare nel mercato russo?
Nessuna. La Russia è un paese dove la burocrazia viene vissuta bene, proprio come negli Stati Uniti d’America. E la si può superare in fretta quando ci sono volontà e pulizia morale e intellettuale. Vantiamo partner russi di grande livello con i quali abbiamo costruito un buon rapporto di amicizia. L’unica vera difficoltà è stata l’embargo.
A quale target di clientela puntate?
Logicamente la classe medio-alta sarà quella che arriverà per prima. Tuttavia bisogna ammettere che la vera pizza italiana, fatta con farine italiane e proposta a un prezzio medio, spingerà tutta la classe media a venire. Quindi la nostra sarà un’offerta non solo riservata a ricchi e ricchissimi, ma anche alla punta medio-bassa della classe benestante. Una fetta abbastanza grossa.
In effetti i prezzi di alcuni prodotti sono abbastanza accessibili. Com’è possibile mantenere prezzi relativamente bassi per prodotti così di eccellenza all’estero?
Il primo trucco è comprare direttamente dai produttori, bypassando i grossisti. Le grandi quantità che acquistiamo ci consentono di comprare direttamente alla fonte, saltando un grande passaggio. E poi i grandi volumi permettono di avere margini non troppo elevati.
Quale posizione assumerete nei confronti delle sanzioni?
Se dovessero sospenderle ne saremmo molto contenti. La nostra azienda, insieme ai nostri partner russi, sta cercando di essere da esempio e di lanciare un messaggio alle nostre due nazioni. Come a dire, “noi ci siamo, aprite queste frontiere”.
Lei ha provato qualche prodotto tipico russo?
La cucina russa mi piace da pazzi e al primo posto metto le minestre. Qui ho mangiato le minestre più buone del mondo! Mi piacciono molto anche il caviale e la vodka e ho assaggiato dei vini georgiani per niente male. Ho trovato anche un buon latte e della carne fantastica. Ho provato anche una birra artigianale di altissimo livello e del buon pesce del Mar Nero.
Tra i vostri scaffali si trovano anche prodotti biologici...
Sì, abbiamo una marea di prodotti biologici: l’80% dei prodotti venduti sono biologici, sia russi sia italiani. Il pane e la carne, per esempio, così come la frutta e la verdura. Ci sono poi altri prodotti non biologici ma di agricoltura sostenibile. Da noi non entra niente che non sia stato coltivato nel rispetto della Terra.
Voi puntate molto sui prodotti a chilometro zero, cercando di sviluppare una certa sensibilità nei metodi di produzione e nel consumo del cibo. Per quanto riguarda il riciclo, invece, in Russia non esiste ancora una vera e propria coscienza nello smaltimento dei rifiuti. Vi impegnerete per sensibilizzare la clientela e per smaltire voi stessi in maniera corretta i vostri rifiuti?
In Italia abbiamo già lanciato l’iniziativa “Rifiuti zero”, che consiste nel trasformare tutti i rifiuti umidi in humus: terriccio che poi rivendiamo per coltivare i giardini. Tutto il vetro e la carta vengono riciclati. La poca plastica che utilizziamo viene trasformata e riutilizzata. In quattro punti vendita (Roma, Milano, Torino e Genova) abbiamo raggiunto il traguardo di "rifiuti zero". Un’operazione avviata anche negli Stati Uniti e che verrà sicuramente lanciata anche in Russia. Inizieremo a "rompere le scatole" ai nostri clienti su questo tema: più ne parliamo, più creiamo sensibilità e più diamo un buon esempio per farlo anche a casa propria. La sfida per i prossimi cinque-dieci anni sarà quella di allungare la vita al pianeta, ripulendo tutto ciò che abbiamo sporcato. C’è un sacco di lavoro da fare, sia in Russia sia negli Stati Uniti. E noi italiani dobbiamo dare il buon esempio.
Possiamo quindi dire che nei prossimi anni Eataly si impegnerà per sensibilizzare maggiormente la Russia su queste tematiche?
Certo! Eataly non è solo un negozio. Così come nel resto del mondo organizzeremo dei corsi di educazione alimentare per adulti e bambini. Eataly è anche servizio pubblico e sensibilizzazione.
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