Eataly apre a Mosca: "Noi ambasciatori per superare le sanzioni"

All'interno del punto Eataly di Mosca.

All'interno del punto Eataly di Mosca.

: Nigina Beroeva
Oscar Farinetti ha inaugurato il suo primo polo gastronomico di tutta la Russia, il secondo più grande del mondo: oltre 900 coperti su una superficie di 7.500 metri quadri, dove il Made in Italy si fonde con i prodotti russi locali. “L’italianità non si ferma alla frontiera”

All'interno del punto Eataly di Mosca. Fonte: Nigina Beroeva All'interno del punto Eataly di Mosca. Fonte: Nigina Beroeva

L’embargo e le sanzioni non fermano Eataly, il polo gastronomico fondato da Oscar Farinetti che oggi a Mosca ha inaugurato la prima sede russa. La seconda più grande del mondo. “Aprire senza il Parmigiano Reggiano e senza il San Daniele è un vero peccato – confessa Farinetti -. Ma ce l’abbiamo fatta lo stesso, nonostante le sanzioni”.

Un percorso non facile, quello di Eataly Mosca, rallentato prima dall’embargo e poi dalla costruzione del centro commerciale Kievskij che, su una supercificie di 7.500 metri quadri a poche fermate di metropolitana dal Cremlino, ospita al quarto piano le eccelleze del Made in Italy: dalla pasta ai formaggi, dai salumi al vino, passando per gli ortaggi e l’olio extra vergine. Un luogo dove gli alti standard di qualità si fondono con il “savoir faire” del Belpaese e prezzi in molti casi accessibili a tutti: circa 500 rubli (7,8 euro) una pizza margherita cotta in forno a legna, 190 rubli (3 euro) un calice di Merlot del Veneto e 2.000 rubli (31 euro) un chilo di prosciutto crudo. Il tutto nel pieno rispetto della filosofia Eataly, che fonde la gioia del palato al piacere stesso dello stare a tavola, valorizzando i prodotti locali e il chilometro zero.

“Oltre il 90% dei prodotti confezionati sono al 100% Made in Italy – spiega Farinetti durante il tour organizzato per la stampa -. Per quanto riguarda i prodotti freschi, invece, abbiamo importato tutto ciò che si poteva importare. Il resto lo realizziamo in loco”. Con know how ed esperienza italiana, ovviamente.

Nigina Beroeva
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Ecco allora che i formaggi freschi prodotti dal casaro italiano sono realizzati con latte russo (“più grasso rispetto a quello nostro e quindi migliore per fare il formaggio”, assicurano gli addetti ai lavori), le carni provengono dalla zona di Bryansk e Voronezh e tra gli scaffali si possono trovare vodka, caviale, miele e pesce russi. “Poco lontano da Mosca esistono degli ottimi allevamenti dove gli animali vivono e vengono alimentati nel rispetto di certi standard di qualità che rendono le loro carni molto saporite”, spiega Fabio Benvenuti, responsabile del reparto salumi e formaggi.

“Nel nostro caseificio produciamo scamorza, caciotta, stracciatella e burrata con latte a chilometro zero – racconta Domenico Morfeo, manager Sa/Fo (salumi e formaggi) -. Mentre gli affettati arrivano direttamente dai nostri fornitori italiani”. Un percorso non semplice quello seguito dai salumi che, per varcare la frontiera schivando l’embargo, vengono prima smarchiati e poi ricoperti di spezie, entrando così in Russia sotto forma di prodotti lavorati. E quindi consentiti.

Grande assente dal banco dei salumi, la mortadella. “È uno dei prodotti più apprezzati e richiesti dai nostri clienti. Un vero peccato che non lo si possa importare – commenta Domenico Morfeo -. La nostra clientela appartiene a un target medio-alto e spesso non chiede nemmeno il prezzo degli articoli ma acquista senza badare a spese”.

All’interno del locale, che ospita più di 900 coperti e dà lavoro a quasi 400 persone, l’offerta è ampia e comprende 6.000 articoli del Made in Italy, oltre 1.000 etichette di vino, 19 punti ristoro tra cui 2 caffetterie, 11 corner take away, 6 ristorantini tematici, un ristorante gourmet e 6 laboratori di produzione a vista di mozzarella, formaggi, birra, gelato, pane e pasticceria.

“L’apertura di questo locale dimostra che anche un’azienda privata può incidere sulle buone relazioni tra due paesi – dice Oscar Farinetti -. L’inaugurazione di Eataly a Mosca vuole essere di buon auspicio per superare l’embargo. E noi in questo senso ne siamo ambasciatori, perché l’italianità non si ferma alla frontiera”.

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