Ilja Tyganov, testimone dell’evento di Tunguska raccontò che già tre giorni prima dei fatti del 30 giugno 1908 “il cielo di notte era insolitamente chiaro, come di giorno”. Non si trattava, però, dell’aurora boreale.
La taiga siberiana nella zona di impatto del meteorite di Tunguska, foto del 2008 a cento anni esatti dall’evento catastrofico
Vitalij Bezrukih/SputnikLa notte del 30 giugno sul fiume Tunguska Pietrosa (in russo: Podkamennaja Tunguska) nessuno riuscì a chiudere occhio: i cani abbaiavano, ululavano. La mattina successiva “con terrore notammo che sulla parte superiore del corso del fiume volava un secondo sole, più abbagliante del primo, da far male agli occhi. Il secondo sole volava ad una velocità spaventosa. Poi ci fu un gran fracasso. Una colonna di fuoco senza fumo si levava verso il cielo. La terrà tremò, scossa da un vento terribile.
Moltissimi alberi furono sradicati. Nelle case caddero tutte le tende, gli oggetti rotolavano dappertutto, le donne e i bambini piangevano. Poi tornò il silenzio, ma per una o due notti ci fu ancora luce. I cani continuarono ad abbaiare e ululare incessantemente. La foresta fu rasa al suolo, solo gli alberi bassi e i cespugli furono risparmiati.”
La capanna di L.A. Kulik, il primo ricercatore del sito del possibile schianto del meteorite di Tunguska. Territorio di Krasnojarsk. Foto del 1º settembre 1989
Vladimir Medvedev/TASSSono passati 115 dall’evento di Tunguska e si continua a discuterne fino ai giorni nostri: non è chiaro se sia trattato della caduta di un meteorite.
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Nel 2020, tuttavia, ha preso campo una nuova, plausibile, ipotesi. Gli scienziati russi Daniil Khrennikov, Andrej Titov e altri colleghi hanno ipotizzato che nel 1908 un asteroide ferroso sia entrato nell’atmosfera causando una serie di potenti esplosioni per poi uscirne. Non vi sarebbe stato impatto con la Terra, l’asteroide sarebbe passato ad una quota di 10-15 km. La natura ferrosa dell’asteroide spiegherebbe perché non furono rilevate tracce del suo passaggio: attraversando l’atmosfera, infatti, il ferro evapora. L’onda d’urto causata dalle esplosioni avrebbe invece raso al suolo la foresta. Nonostante questa ipotesi sia apparsa anche sull’autorevole Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, attende ancora una critica scientifica più ampia.
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