In Russia è avvenuto un grande furto di cadaveri crioconservati

Aleksandr Avilov / Moskva agency/Legion Media
No, non è la scena di un film horror, ma un grottesco caso di cronaca. La prima grande azienda di crionica russa ha grossi problemi tra i soci fondatori e la ex direttrice ha deciso di fare irruzione e portare via un po’ di corpi e di cervelli

Quando nel 2006 otto fan del movimento transumanista hanno fondato KrioRus, l’unica azienda in Russia a congelare persone e animali appena deceduti nella speranza di rianimarli in futuro, nessuno pensava che sarebbe finita così.

All’inizio di settembre, una delle fondatrici di KrioRus, Valeria Udalova, è entrata di nascosto nei locali della crioconservazione e in pieno giorno ha tagliato una parte del muro dell’hangar con una lancia termica.  Il video trapelato in rete mostra come alcuni operai cercano, con l’aiuto di una gru, di estrarre da un buco nel muro alcuni dewar (contenitori per la conservazione a lungo termine a basse temperature) con diverse decine di corpi di “criopazienti” al loro interno.

La Udalova cammina irrequieta al suo fianco, cercando di controllare il lavoro. Una fitta nebbia bianca fuoriesce dai contenitori: è l’azoto, usato per mantenere la temperatura nell’immagazzinamento dei corpi. È stato necessario drenarne la maggior parte, lasciandone nei dewar quanto basta per trasportare i corpi in posizione orizzontale.

Dopo aver caricato i dewar su due camion, la Udalova ha cercato di portarli in un deposito incompiuto a diverse centinaia di chilometri di distanza, ma non è riuscita a lasciare il microdistretto. All’uscita è stata arrestata dalla polizia. Il filmato dei camion con enormi dewar sul cassone sul ciglio della strada, circondati da agenti di polizia, e l’azoto che continua a evaporare dai container, ha attirato l’attenzione anche degli appassionati di crionica stranieri:

“Per favore condividete tutto ciò che sentite su KrioRus. Sono molto interessato – e preoccupato – per ciò che sta accadendo laggiù”, hanno scritto su Telegram.

In breve, è così che i co-fondatori della crioazienda russa hanno cercato di dividere l’attività dopo una rottura dei rapporti. La lotta è entrata in una fase critica e hanno iniziato a dividere letteralmente i loro pazienti: insomma corpi congelati. Udalova ha segretamente cercato di portarli via al suo ex marito e socio in affari Danila Medvedev, ma ha incontrato resistenza.

“Il piano è stato sviluppato per tre mesi”, ha ammesso la Udalova. Le ci sono volute 15 ore per completare l’intero complesso processo tecnologico (per aprire un buco, caricare e rubare i “pazienti”). E questo non è l’unico trucco disperato a cui è ricorsa nel tentativo di riprendere il controllo dell’azienda.

Come tutto è cominciato

Ci sono altre due grandi aziende nel mondo con le proprie strutture di crio-stoccaggio, ed entrambe si trovano negli Stati Uniti. Questa è un’attività legale, sebbene non ci siano ricerche scientifiche che supportino la realizzabilità delle promesse future di rianimare una persona dopo il congelamento. Ma chi acquista il servizio è convinto che in futuro si troverà un qualche modo per farlo.

KrioRus è diventata la prima e unica azienda criogenica in Europa, e l’unicità dell’offerta sul mercato è stata apprezzata: nel 2019 non c’erano quasi spazi vuoti nel loro punto di stoccaggio (nonostante l’azienda non garantisca il ritorno alla vita). Secondo le informazioni provenienti dal sito web dell’azienda, ad oggi, circa 500 persone hanno firmato il contratto, e 81 persone e 47 animali sono diventati “criopazienti”. Il contratto è concluso per 100 anni con rinnovo automatico ogni 25 anni senza costi aggiuntivi. Qualcuno si è fatto crioconservare completamente, per 36 mila dollari; qualcuno ha messo in congelatore solo il cervello (questo fa risparmiare quasi la metà del prezzo).

Negli ultimi anni, la crioconservazione ha guadagnato popolarità. L’azienda ha aperto uffici a San Pietroburgo, New York, Milano e in Corea del Sud e ha ricevuto ogni mese circa 150 chiamate da potenziali clienti. Sono persino apparsi dei creditori. “Uno dei nostri criopazienti è morto nel Regno Unito ed è stato trasferito nella nostra struttura di stoccaggio. Suo figlio ci ha pagato la prima parte, il 15%, e ora sta vendendo una proprietà in India da  300 mila dollari per pagarci il resto”, ha detto Udalova nell’aprile 2019.

Danila Medvedev è stato il primo direttore generale, nel 2009 ha lasciato la direzione operativa ed è stato sostituito da Valeria Udalova. Tuttavia, nel 2019 i soci hanno provato a farla saltare dal posto, perché i fondatori non erano contenti dello sviluppo dell’attività.

“L’idea della crionica è di sviluppare tecnologie per una migliore conservazione delle persone e per la il ritorno alla vita in futuro. Pertanto, una crioazienda dovrebbe spendere circa la metà delle sue risorse nella ricerca scientifica mentre Valeria spendeva soldi solo per la routine della conservazione. Abbiamo avuto ovvie lamentele sul motivo per cui la qualità dello storage non è migliorata in 10-15 anni di attività dell’azienda”, ha spiegato Medvedev.

Ma Valeria si è rifiutata di lasciare il posto, nonostante il voto dei soci, e di trasferire il controllo sui conti bancari. Nella stessa riunione dei fondatori sono stati rivelati dettagli ancora più inaspettati. “È lo schema classico di un’occupazione di predoni, proprio in una sfera così innovativa come la crionica”, è così che uno dei fondatori di “KrioRus” Aleksej Samykin ha descritto ciò che stava  accadendo nell’azienda.

“Ho deciso di andare in azienda e rubare tutti i pazienti”

Come si è scoperto poi, al momento di quelle riunione societaria, la Udalova aveva già trasferito parte dei contratti a una sua nuova azienda e aveva ipotecato il suo appartamento di due stanze a Mosca per utilizzare questi soldi per costruire un nuovo grande magazzino, secondo Medvedev, da qualche parte “in mezzo al nulla nella regione di Tver”.

Il giorno prima dell’incontro, aveva anche trasportato metà dei neuropazienti (i cervelli) da un deposito nella regione di Mosca a un impianto di azoto liquido a Tver, per parcheggiarli lì in attesa che fosse pronto il suo.

Danila Medvedev

Dopo aver appreso la cosa, i fondatori di “KrioRus” hanno intentato una causa contro la Udalova e speravano di porre così fine rapidamente al conflitto aziendale. Ma nel 2020, il coronavirus ha colpito e il processo legale ha subito un ritardo. Nel marzo 2021, la Udalova, per conto di KrioRus, ha intentato una causa contro il suo ex marito con la richiesta di trasferire il dominio del sito web e un risarcimento di 5 milioni di rubli (61 mila euro). Il tribunale non ha soddisfatto la richiesta e ha respinto il ricorso.

“Così Valeria ha deciso che se non avesse fatto qualcosa, i suoi avversari nella contesa avrebbero sicuramente preso il controllo e ha deciso di andare in azienda e rubare tutti i pazienti e tutti i dewar”, racconta Medvedev.

“Stiamo cercando di capire di chi sia questo cervello”

Medvedev ritiene che la sua ex moglie abbia rubato pazienti e attrezzature da locali che lei non possiede più: “Valeria non paga più l’affitto per questo, e inoltre non fornisce denaro o azoto liquido per il mantenimento dell’impianto di crionica. Ora stiamo mantenendo la struttura di crionica con l’aiuto dei parenti di alcuni pazienti e con i nostri fondi”, ha descritto la situazione nella chat di Telegram agli stranieri.

Udalova respinge tutte le accuse di furto: “Non abbiamo rubato nulla, è stata la società con la sua sede in affitto che ha deciso di trasferire le attrezzature nell’altra sua sede”. Sostiene che l’affitto dei locali sia stato registrato a nome suo e che il suo ex marito abbia contraffatto gli accordi di proprietà dei dewar. Ma spetta al tribunale vederci chiaro.

I poliziotti che hanno arrestato Udalova a settembre con decine di corpi congelati, erano un po’ confusi, ma hanno deciso che i dewar dovessero essere restituiti al luogo da cui erano stati prelevati. Medvedev, insieme a un altro attivista crionico, ha registrato un’altra società, la Open Cryonics, che fa la stessa cosa di KrioRus, e ha ripreso il controllo su metà dei “pazienti”.

Ma resta da valutare il danno arrecato ai criopazienti e allo stoccaggio. Solo l’azoto drenato valeva 250 mila rubli (3000 euro). E questo per non parlare del danno reputazionale all’intera crionica russa. Oltre ai camion con i Dewar “fumanti”, quel giorno è stato fermato per strada un furgone apparentemente come tanti. Non c’erano corpi dentro, ma c’era il cervello di uno dei criopazienti, e chi fosse esattamente non è ancora noto. “Stiamo ora cercando di stabilire di chi sia il cervello, perché non c’era alcuna documentazione a riguardo al momento del furto”, afferma Medvedev.

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