Il “Naúka” (in russo: “Scienza”) è il primo modulo russo ad aggiungersi alla Stazione Spaziale Internazionale da 11 anni a questa parte, e anche il primo laboratorio scientifico del Paese nello Spazio. Ma è anche più di questo: il modulo è in realtà un grande veicolo spaziale, che, dopo essere stato messo in orbita, può volare autonomamente fino alla Stazione Spaziale Internazionale e attraccare. Nessun altro modulo americano o europeo può farlo. I moduli della Nasa, ad esempio, non possono volare da soli e sono semplicemente dei container spaziali pieni di roba: vengono consegnati in orbita nei compartimenti di carico delle navette e attraccati utilizzando un manipolatore.
Il modulo spaziale Nauka pesa oltre 21 tonnellate, il che lo rende il modulo russo più pesante. È lungo 13 metri e ha un diametro di 4,2 metri. Il 21 luglio è stato lanciato dal cosmodromo di Bajkonur e dopo 8 giorni di volo, il 29 luglio, si è congiunto alla stazione Spaziale Internazionale.
Nauka nasce come modulo riservato agli esperimenti scientifici (come suggerisce il nome). Finora, il segmento russo della Stazione Spaziale Internazionale comprendeva due moduli grandi, Zarjá (“Aurora”) e Zvezdá (“Stella”), e tre piccoli, utilizzati anche come ormeggio per i veicoli spaziali.
Zarja è utilizzata, per la maggior parte, come magazzino. E quindi finora non restava per gli esperimenti che Zvezda, il modulo principale del segmento russo, che ospita solo due cabine per i cosmonauti, e i sistemi di supporto vitale e di controllo. Non c’era posto per gli strumenti scientifici: l’attrezzatura doveva essere messa nel “corridoio”, insomma nella zona dove vivono i cosmonauti, e poi spostata ogni volta nell’area di stoccaggio.
Ora invece c’è spazio più che sufficiente nel modulo Nauka. Ci sono 14 postazioni di lavoro per l’equipaggio all’interno del modulo e 16 all’esterno, e per gli esperimenti scientifici c’è un laboratorio separato. Ad esempio, esiste una centrifuga che creerà artificialmente la forza di gravità e studierà l’effetto dei suoi vari valori sullo sviluppo degli embrioni.
Un’altra innovazione significativa è il manipolatore europeo ERA all’esterno del modulo: si tratta di un “braccio spaziale” controllabile, che consentirà di rendere meno frequenti le “passeggiate spaziali” per effettuare lavori di riparazione e compiti tecnico-scientifici. Negli altri moduli scientifici, sensori e strumenti per esperimenti devono essere installati dagli astronauti uscendo.
In generale, Nauka è piuttosto innovativa, sia per il segmento russo nel suo insieme che anche a confronto degli altri tre moduli scientifici della Stazione Spaziale Internazionale: l’americano Destiny, l’europeo Columbus e il giapponese Kibo. Ma ci sono alcuni ma. Gli stand scientifici, ad esempio, sono compatibili solo con attrezzature scientifiche appositamente progettate per loro. Negli altri moduli di laboratorio, invece, per la maggior parte tutti gli standard sono unificati.
Nauka si è rivelata uno dei progetti più problematici del segmento russo della stazione: un vero lavoro infinito. La Russia ha iniziato a lavorarci su nei primi anni Duemila, e neppure partendo da zero: si è deciso di convertire in modulo scientifico la versione di riserva del modulo Zarja (è stato il primissimo modulo lanciato nello spazio, ma nonostante appartenga al segmento russo della Stazione Spaziale internazionale, è stato finanziato ed è di proprietà della Nasa).
Il doppione della Zarja era pronto all’80% quando si decise di trasformarlo in un laboratorio spaziale e il lancio era previsto per il 2007. Tuttavia, da allora, l’ambizioso progetto è stato costantemente rimandato a causa di problemi tecnici e finanziari.
Il principale guaio è sorto nel 2013, quando, durante i test del modulo, nelle sue condutture del carburante sono stati trovati piccoli trucioli di metallo; particelle di cento micron. Si trattava di difetto di fabbricazione. Più tardi, gli stessi trucioli furono trovati nei serbatoi di carburante. Non c’era modo di sbarazzarsene. “Il lavaggio è stato una terribile seccatura. Abbiamo lavorato sette giorni su sette su due turni, con costanti impegni e tentativi di lavaggio, e costanti test. Riusciamo ad ottenere il certificato che il serbatoio è pulito, e dopo un po’ ecco una nuova contaminazione”, hanno riportato fonti del Centro Khrunichev, dove è stato costruito il modulo.
Questi trucioli avrebbero potuto lasciare la “Nauka” a terra per sempre. Il fatto è che le particelle estranee nei serbatoi e nelle tubazioni possono teoricamente entrare nei motori e farli spegnere. Il modulo potrebbe semplicemente rimanere bloccato in orbita e poi bruciare nell’atmosfera. Non era neanche possibile sostituire i serbatoi: il loro produttore, la fabbrica risalente al periodo sovietico “Serp i Molot” (“Falce e martello”), dove erano stati costruiti, era ormai chiusa ed era persino stata demolita. E non ci sono più fabbriche in Russia che possano realizzare un prodotto simile con i parametri richiesti. A proposito, anche i serbatoi di riserva di “Nauka” erano contaminati con questi dannati trucioli.
Di conseguenza, dopo numerosi tentativi di lavaggio dei serbatoi, la commissione li ha autorizzati per ulteriori lavori, ma a condizione che fossero utilizzati una sola volta, per il lancio in orbita e l’attracco, e non fossero integrati nel complesso sistema di alimentazione e spostamento dell’intera Stazione Spaziale Internazionale (altrimenti avrebbero potuto minacciare la sicurezza dell’intera stazione).
La vita della Stazione Spaziale Internazionale “scade” nel 2024 e i Paesi partecipanti al progetto stanno pensando a cosa farne dopo. Nel 2020, Vladimir Solovjev, vicedirettore generale della società di progettazione “RKK Energija”, ha dichiarato: “Ci sono già una serie di elementi che sono gravemente colpiti da danni e stanno andando fuori servizio. Molti di loro non sono sostituibili. Dopo il 2025, prevediamo un cedimento a valanga di numerosi elementi”.
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Varie opzioni, dall’annegamento nell’oceano alla trasformazione in una stazione di scalo tra la Terra e la Luna, sono ancora prese in considerazione da altri Paesi. La Russia, invece, è inequivocabilmente favorevole all’estensione della vita utile della stazione fino al 2028 o al 2030, dopodiché si ritirerà dal progetto e creerà una propria stazione spaziale (la ROSS). E l’attracco di Nauka potrebbe prolungare la durata del segmento russo per diversi anni.
Tuttavia, “Nauka” non entrerà a far parte di ROSS. “No, sarebbe impossibile adattarla alla nuova stazione”, ha affermato senza mezzi termini Solovjov nell’aprile 2021.
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