Sputnik V, a quali paesi la Russia vende il proprio vaccino anti-Covid?

Il terzo lotto di vaccino russo Sputnik V arriva all'aeroporto Ministro Pistarini di Buenos Aires, Argentina. Secondo i dati ufficiali, la spedizione contiene 220.000 dosi destinate all'Argentina e un lotto extra di 6.000 dosi per la Bolivia

Il terzo lotto di vaccino russo Sputnik V arriva all'aeroporto Ministro Pistarini di Buenos Aires, Argentina. Secondo i dati ufficiali, la spedizione contiene 220.000 dosi destinate all'Argentina e un lotto extra di 6.000 dosi per la Bolivia

Marcos Brindicci/Getty Images
L'approvazione da parte di Europa e Stati Uniti non è ancora arrivata. Ma 46 paesi hanno già acquistato dosi del preparato russo. Fra ritardi e progetti di delocalizzazione della produzione, ecco qual è la situazione attuale

Il primo vaccino anti-Covid registrato, il russo Sputnik V, è tra i più richiesti al mondo. Mentre le autorità europee e statunitensi si rifiutano di approvarlo, piovono ordini dai paesi in via di sviluppo. Al momento, il preparato russo è stato approvato in circa 70 paesi, oltre la metà dei quali ha firmato contratti di fornitura con la Russia

Ma le informazioni sulle forniture russe all’estero non sono disponibili e i dettagli degli accordi non sono stati resi noti. È possibile raccogliere dati solo indirettamente, tramite le comunicazioni del Fondo russo degli Investimenti Diretti (che ha finanziato lo sviluppo dello Sputnik V ed è responsabile della sua commercializzazione all'estero) e i comunicati stampa delle ambasciate e dei funzionari.

Il 16 luglio Russia Beyond è entrata in possesso di alcuni documenti relativi ai contratti di fornitura dello Sputnik V in 46 paesi, con importi che vanno da decine di milioni a decine di migliaia di dosi. Ecco i principali acquirenti mondiali dello Sputnik V: 

Finora, la maggior parte degli Stati con cui sono stati firmati i contratti hanno ricevuto solo una piccola parte delle quantità previste. Al primo posto per numero di dosi ricevute si trova l’Argentina, che ha ricevuto almeno il 33% dell’intero ordine, diviso in 15 tranche: la prima fornitura è stata spedita a dicembre, l’ultima il 30 giugno. 

Nel complesso, quest’anno il Fondo russo prevede di fornire all'estero 896 milioni di dosi. Ma secondo i calcoli fatti dalla stampa e da alcune società di ricerca, al momento la Russia avrebbe fornito circa 17 milioni di dolsi, ovvero appena l’1,8% di quanto previsto. Nella maggior parte dei casi non è stato specificato quante dosi fossero riservate per la prima inoculazione, e quante per la seconda. 

Diversi Stati si sono già lamentati dei ritardi nelle consegne. Per esempio il 30 giugno il Guatemala ha chiesto alla Russia di restituire il denaro ottenuto per il vaccino: il Guatemala aveva sborsato un anticipo di 79 milioni di dollari per 16 milioni di dosi. Ma finora il paese latinoamericano ha ricevuto solo 150.000 dosi, pari all’1,87% del lotto promesso. 

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“Stiamo chiedendo un rimborso. Se più avanti avranno la possibilità di vendere [il vaccino], lo pagheremo alla consegna”, ha detto il ministro della Salute del Guatemala Maria Amelia Flores.

Ma il Fondo russo insiste sul fatto che tutto sta procedendo secondo i piani e che tutti gli impegni saranno rispettati. L’aumento delle esportazioni è previsto per quando la Russia avrà completamente soddisfatto la domanda interna e liberato le capacità di produzione. In attesa che ciò avvenga, hanno fatto sapere dal Fondo russo, la priorità resta il mercato interno. 

“Anche i siti russi di produzione inizieranno a occuparsi delle forniture destinate all’export, ma solo quando la vaccinazione di massa in Russia sarà completata”, ha detto l'amministratore delegato del Fondo russo Kirill Dmitriev. Ad oggi in Russia sono state somministrate quasi 51 milioni di dosi.

Un altro elemento da considerare è la produzione in altri paesi: concentrando tutta la produzione all’interno del paese, la Russia non sarà fisicamente capace di soddisfare la richiesta di esportazione: ecco perché ha scelto una strada diversa, ovvero vendere le licenze per la produzione del suo vaccino. In questo modo non dovrà spendere soldi per costruire fabbriche e per la logistica, dice Nikolaj Bespalov, direttore dello sviluppo della società di ricerca RNC-pharma. È attraverso questo meccanismo che la Russia prevede di rispettare i propri impegni.

Finora la Russia ha sottoscritto accordi per la produzione dello Sputnik con 15 paesi; il più grande produttore straniero del vaccino russo sarà l’India: si prevede che venga prodotto lì il 60% delle dosi destinate all’estero. L’Iran invece dovrebbe diventare un hub regionale. 

Quanto la Russia guadagnerà dall’esportazione dello Sputnik non è dato sapersi: anche in questo caso i dettagli dei contratti non sono stati resi noti e le informazioni devono essere raccolte da diverse fonti. Per esempio, quando il governo della Slovacchia ha reso pubblico il contratto per le forniture del vaccino russo, si è scoperto che il prezzo dello Sputnik V venduto alla Slovacchia e all’Ungheria è pari a 9,9 dollari per una dose, 19,9 dollari per due dosi. 

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