La crisi di aprile: così Milyukov voleva costringere la Russia a combattere

Павел Николаевич Милюков (1859-1943), русский политический деятель, историк и публицист. Министр иностранных дел Временного правительства в 1917 году. С 1916 г. почётный доктор Кембриджского университета.  EN - Russian Foreign Minister Pavel Milyukov.

Павел Николаевич Милюков (1859-1943), русский политический деятель, историк и публицист. Министр иностранных дел Временного правительства в 1917 году. С 1916 г. почётный доктор Кембриджского университета. EN - Russian Foreign Minister Pavel Milyukov.

RIA Novosti
Fu il primo ministro degli Esteri della Russia rivoluzionaria. Ma su una questione cruciale, ovvero l’atteggiamento del Paese verso la guerra in corso, adottò la stessa linea interventista dello zar appena deposto. Non sorprende quindi che il suo operato suscitasse una forte opposizione che sfociò nella prima grave crisi del potere dopo la Rivoluzione di Febbraio, anticipando la guerra civile

Pavel Milyukov. Fonte: Ria NovostiPavel Milyukov. Fonte: Ria Novosti

Nel corso della Prima guerra mondiale (1914-1918) Pavel Milyukov, per i suoi tentativi di annessione dei territori degli stretti turchi del Bosforo e dei Dardanelli, venne soprannominato “Milyukov dei Dardanelli”. Tuttavia, alla fine non riuscì a impadronirsi di quei territori e la sua posizione sulla guerra costò a Milyukov la poltrona di ministro.

Stoltezza o tradimento?

Milyukov, storico di professione e leader del Partito democratico-costituzionale (o Partito della libertà del popolo), il principale schieramento dell’opposizione liberale portavoce delle istanze dell’intellighenzia liberale nella Russia imperiale, fu uno dei più eminenti politici russi degli inizi del XX secolo. Molti storici fanno partire proprio da lui l’avvento della Rivoluzione russa del 1917, o meglio al discorso da lui pronunciato il 1° novembre 1916 tra le mura del parlamento nel quale Milyukov accusò i vertici supremi del potere, e più concretamente l’imperatrice, di origine tedesca, di tradimento verso lo Stato. Milyukov l’accusò di trattare segretamente con la Germania, allora nemica della Russia, per negoziare una pace separata.

Enumerò tutte le azioni fallimentari intraprese dal governo, formulando ogni volta la stessa domanda retorica: “Fu per stoltezza o si è trattato di tradimento?”. Comprovò le sue accuse di tradimento dello Stato citando come fonte un articolo comparso su un quotidiano tedesco. La pubblicazione del testo del discorso fu vietata, ma nonostante ciò fu 
diffuso clandestinamente e circolò per l'intera Russia. “Le sue parole furono come un fulmine a ciel sereno poiché, neanche a farlo apposta, esplicitavano i timori che assillavano la collettività”, ricorda un compagno di partito di Milyukov. Quando domandarono al leader del Partito dei cadetti se fosse consapevole che il suo discorso avrebbe segnato l’inizio della rivoluzione, Milyukov replicò: “Una simile previsione è solo frutto della vostra fosca immaginazione. Ci vorrà ancora tanto tempo prima che ciò accada”. Quatto mesi dopo scoppiò la rivoluzione.

Con il sorriso sulle labbra

Con il suo intervento contro lo zar e la zarina Milyukov aveva tentato durante la Rivoluzione di Febbraio di preservare la monarchia sia pure nella sua variante costituzionale. Cercò di convincere i colleghi di partito che il governo, privato del sostegno di quel tradizionale simbolo del potere russo, sarebbe divenuto come “un fragile vascello in balia dell’oceano dei tumulti popolari”. Tuttavia, il fratello dello zar Nicola II, Mikhail Aleksandrovich, rifiutò il trono e le sorti della monarchia russa furono definitivamente segnate. Durante la fase del Governo provvisorio, costituito da un gruppo di attivisti parlamentari, Milyukov ottenne il tanto agognato incarico di ministro degli Affari Esteri. Uno dei suoi collaboratori ricordava: “Accade di rado di scorgere in una persona una tensione simile a quella manifestata in quei giorni in Pavel Nikolaevich [...] gli occhi gli sfavillavano per l’entusiasmo e aveva sulle labbra un perenne sorriso radioso". 

Tuttavia, sorsero subito delle difficoltà a offuscare l’operato del nuovo ministro, difficoltà che Milyukov non fu in grado di superare durante la sua breve fase di permanenza al potere. Il Soviet degli operai e dei soldati di Pietrogrado (Petrosovet), che si era formato parallelamente al Governo provvisorio, chiedeva che il Gabinetto rinunciasse alle conquiste ottenute con la guerra e dichiarasse i suoi propositi di pace “senza reclamare la riscossione di tributi, né l’annessione di territori". A Milyukov, che anteponeva sopra ogni cosa, il rispetto delle clausole dell’alleanza e aspirava ad annettere al Paese una serie di territori, come gli stretti che appartenevano alla Turchia, ciò appariva inaccettabile. 

La crisi di aprile

Per qualche tempo riuscì a mediare tra le pressioni degli ambasciatori di Inghilterra e Francia, che chiedevano al ministero esplicite garanzie sull’adesione della Russia al conflitto fino alla vittoria finale, e le rivendicazioni del Petrosovet che esigeva dal governo degli sforzi per giungere a una pace immediata e giusta. Ma alla fine di aprile tutti i tentativi di mediazione di Milyukov erano falliti. In una nota sugli obiettivi della guerra il ministero degli Affari Esteri rassicurava gli alleati dichiarando “che non esisteva alcuna ragione di ritenere che l’avvenuta rivoluzione potesse indebolire il ruolo della Russia all’interno della comune alleanza”. Nel testo si ribadiva, inoltre, l’aspirazione di tutto il popolo russo al conseguimento della vittoria finale.

Milyukov inviò la nota il 18 aprile (primo maggio secondo il nuovo calendario). Quando venne divulgata la notizia, il Petrosovet restò annichilito e chiamò a raccolta gli operai e i soldati di guarnigione nella capitale. Il malcontento popolare sfociò nelle manifestazioni di piazza degli operai che sfilavano inalberando cartelli con slogan bolscevichi in cui si chiedeva di rovesciare il Governo provvisorio. Si verificarono scontri con chi appoggiava il Gabinetto del ministro. Per la prima volta dopo la Rivoluzione di Febbraio le strade di Pietrogrado furono inondate di sangue.

La crisi di aprile si concluse con la destituzione di Milyukov e la costituzione del primo governo di coalizione nel quale entrarono anche rappresentanti del Petrosovet. Milyukov abbandonò la politica. Non aderì alla rivoluzione bolscevica e si legò per qualche tempo al movimento dei Bianchi. Ma già nel 1918 decise di emigrare dalla Russia. All’estero Milyukov subì un attentato da parte di un gruppo di monarchici di cui rimase vittima un suo collega di partito, Vladimir Nabokov, padre del celebre scrittore. Gli attentatori intendevano uccidere Milyukov “per aver calunniato l’imperatrice”.

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