Roteggiavano sulla testa, rotolavano sul pavimento ed eseguivano altri equilibrismi incredibili, imitando i robot. La danza arrivò nel Paese nel 1984 con il film “Breakdance” (“Breakin’”) di Joel Silver. I primi ad avere le cassette furono i figli dei diplomatici, poi le registrazioni cominciarono a passare di mano in mano.
È in base a questi video che i ballerini esordienti imparavano quei movimenti stravaganti. Ben presto si formò un movimento informale e comparvero persino scuole di danza.
Per assomigliare agli idoli filmati nei video, i ballerini di break dance barattavano con gli stranieri i vestiti alla moda: coloro che praticavano questi scambi commerciali illegali venivano chiamati “utjughi” (“ferri da stiro”).
“Gli atleti che praticavano acrobazie e ginnastica sceglievano lo stile atletico, il cui movimento più difficile era l’“elicottero”, e tutti gli altri imparavano le “onde” e i “robot”. [...] Queste persone si conoscevano per soprannome, ce n’erano solo cinque in tutta Mosca e godevano di un rispetto enorme. Come Jurij Gagarin”, dice Mila Maksimova, una delle prime breakdancer in Unione Sovietica, in un’intervista per il libro “Hooligans 80”.
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