I gioielli tintinnanti: ecco perché le donne ciuvasce si sentivano da lontano (FOTO)

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ANNA SOROKINA
Ancora fino a pochi decenni fa le donne in Ciuvascia, una repubblica russa sul Volga, usavano mettersi copricapi e indossare abiti ricoperti di monete d’argento, che emettevano un tipico suono, riconoscibile a distanza. Da dove veniva questa tradizione?

Quando, tempo fa, siamo stati ospiti in un villaggio ciuvascio, Surkino, la cosa che più ci ha colpito sono stati i gioielli delle donne.

In particolare, il loro costume includeva un copricapo ad elmetto, tutto rivestito con monete sia del periodo sovietico, sia coniate in epoche precedenti.

In seguito ci è stato detto che quello che avevamo visto era una versione semplificata, perché gli accessori classici del costume tradizionale delle donne ciuvasce, fatti con monete di metallo, tra collane e copricapo, potevano pesare fino a 15-16 kg!

Cappellino d’argento

Molti popoli indigeni della Russia usavano monete per confezionare gioielli. Tali accessori erano in uso in Udmurtia, Tatarstan, Repubblica dei Mari, Baschiria, e collane di monete si facevano un po’ dappertutto. Eppure, proprio in Ciuvascia hanno avuto una diffusione unica. 

L’elemento del costume più importante era il copricapo, che ogni donna doveva realizzare con le proprie mani. Il cappello delle ragazze giovani, non ancora sposate, si chiamava “tukhja” ed assomigliava all’elmo degli antichi guerrieri; le donne sposate, invece, portavano in testa il “khushpu”, copricapo che lasciava scoperto il cocuzzolo ed aveva una lunga “coda”. La pesante coda aiutava a tenere dritta la schiena. 

I cappelli venivano abbondantemente rivestiti di pesanti monete d’argento; quando le monete non bastavano, si usavano dei “gettoni” che imitavano le monete. Le monete migliori si appendevano alle tempie: camminando, emettevano il suono più limpido. C’è da notare che si usavano soltanto monete fuori circolazione. Nei musei e nelle foto d’epoca si possono vedere dei gioielli fatti anche con monete straniere che, probabilmente, arrivavano in Ciuvascia con le navi che navigavano sul Volga, che costituiva la principale rotta commerciale del passato. Oltre alle monete, per la decorazione si usavano anche palline di vetro e piccole conchiglie, che pure erano indice di benessere.

“La ragazza si metteva la tukhja, quando raggiungeva l’età fertile, facendo così capire che era pronta a sposarsi e a procreare”, spiega Nadezhda Selverstrova, direttrice del Museo del ricamo ciuvascio di Cheboksary. La tukhja si portava sempre e poteva essere accessoriata con collane di monete (dette “chapchushki”) e con orecchini (“alga”).

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Durante la cerimonia nuziale la sposa si metteva il khushpu, e la sua tukhja la consegnava alle sorelle più giovani. “Il khushpu si metteva soltanto nei giorni di festa”, racconta la direttrice del museo. “Quando la donna raggiungeva una determinata età, passava il suo khushpu alla figlia più grande, e da quel giorno di metteva soltanto il surpan (lungo telo portato a turbante). Se, invece, continuava a portare khushpu, che tintinnava durante il cammino, era per dire che era ancora in grado di partorire”.

Oltre ai copricapi, le donne ciuvasce portavano anche lo shjulgeme”, un pettorale fatto interamente di monete, con un elemento centrale che poteva contenere il simbolo della famiglia a cui apparteneva la donna. Con le monete si facevano anche gli orecchini “alga”, anch’essi pesanti e tintinnanti. 

Amuleto, ma anche investimento

Nel passato, i ciuvasci consideravano questi gioielli un amuleto che proteggeva dalle forze del male. “Di solito”, ci ha spiegato Nadezhda Selverstrova, “le ragazze venivano date in moglie a uomini che abitavano in villaggi abbastanza lontani, per evitare matrimoni tra parenti stretti, pertanto per la sposa, che veniva in un posto per lei nuovo, questi gioielli erano un modo per dimostrare il proprio status sociale, ma anche per proteggersi da spiriti locali, nuovi, che la donna ancora non conosceva”. Nella fede antica dei ciuvasci, tutti gli elementi della natura, dalle sorgenti d’acqua alle foreste, avevano un proprio spirito.

Non tutte le monete però avevano la forza magica, ma soltanto quelle d’argento. È stato ormai scientificamente provato che l’argento è in grado di uccidere i batteri. Le monete e i gettoni d’oro non si usavano invece quasi mai. 

Come tanti fatti della storia, anche l’origine del copricapo con monete ha una sua leggenda. Secondo il mito, le donne ciuvasce sarebbero discendenti delle antiche Amazzoni, le donne guerriere. Le ultime si sarebbero stabilite nella regione del Volga e le loro cotte di maglia avrebbero costituito la base del costume nazionale dei ciuvasci. C’è da dire che il costume maschile non prevede ornamenti fatti di monete.

Perché le monete non si portano più?

Si potrebbe pensare che il costume nazionale sia una cosa che appartiene al lontano passato, ma questa è visione superficiale. In realtà, nelle province russe, la gente ha cominciato a vestirsi in maniera moderna soltanto alcuni decenni fa. Fino ad allora, in casa non solo si cucivano i vestiti, ma spesso si tesseva anche il tessuto.

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I ciuvasci, da sempre, tenevano molto ai loro gioielli d’argento che passavano da una generazione all’altra. Oggi però sono praticamente introvabili, perché durante l’industrializzazione, la collettivizzazione delle campagne e, successivamente, durante la Grande guerra patriottica (la Seconda guerra mondiale), i ciuvasci hanno donato le loro monete allo Stato. Col ricavato vennero prodotti trattori e carri armati. Negli anni di carestia le monete venivano invece scambiate con cibo.

Gli ultimi esemplari di questi gioielli storici, ormai, si possono vedere in qualche villaggio sperduto della Ciuvascia o in qualche museo etnografico. “La gente”, conclude Nadezhda Selverstrova, “ci porta i suoi gioielli di famiglia semplicemente per essere sicuri che non andranno persi con il tempo”.

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