Il fascino romantico degli “elektrichka” sovietici (FOTO)

Fin dai primi anni dell'URSS questi treni elettrici collegavano le periferie alle grandi città. Caratterizzati da un’atmosfera molto particolare, tra venditori ambulanti e suonatori di strada, sono diventati un fenomeno socio-culturale sopravvissuto anche nella Russia moderna

“Elektrìchka”. Così viene chiamato in russo l’iconico treno elettrico suburbano, apparso in URSS alla fine degli anni ‘20. Nell’arco dei tre decenni successivi, nel Paese apparve una fitta rete di treni elettrici che, a differenza dei treni notturni e a lunga percorrenza, collegano ancora oggi distanze più brevi (ad esempio, il centro della città ai villaggi suburbani).

Questi treni erano in grado di accelerare e frenare rapidamente sulle brevi distanze tra le stazioni; inoltre, erano relativamente silenziosi e non inquinavano molto l'ambiente.

Se i treni notturni offrivano tre classi di comfort e posti letto, gli elektrichka erano dotati di una sola classe e di panche in legno da tre posti, disposte in fila, una di fronte all'altra (i vagoni della metropolitana, invece, avevano solo due lunghe panche disposte sui due lati di ogni carrozza).

Le panche in legno di epoca sovietica furono poi sostituite con dei sedili in pelle. 

Ogni giorno, milioni di persone utilizzavano (e utilizzano tuttora) l'elektrichka per recarsi al lavoro. Ancora oggi, naturalmente, gli orari di punta sono quelli del mattino e della sera, quando i passeggeri sono costretti a spingere per salire sul treno e il più delle volte bisogna fare il viaggio in piedi.

Mentre il tempo di attesa della metro nelle grandi città è davvero ridotto (a Mosca, nelle ore di punta, l’intervallo fra un treno e l’altro è di meno di un minuto), l’elektrichka passa circa una volta all’ora; per questo i pendolari fanno grandi corse per non perdere il treno.

Chi prende l’elektrichka per andare al lavoro deve svegliarsi molto presto: spesso il tragitto dura fino a due ore! Perciò è del tutto normale che i pendolari dormano durante tutto il viaggio.

Visto che i pendolari utilizzano questo treno soprattutto la mattina e la sera, in epoca sovietica vi era un intervallo nei giorni lavorativi a mezzogiorno.

Ma nel week end e durante l’estate, erano previste delle corse aggiuntive perché molte persone si recavano in dacia con l’elektrichka, portando con sé tutte le loro cose, compresi piante e animali domestici! 

Al mondo dell’electrichka è legato anche il concetto molto informale di “sobaka” (che si traduce letteralmente come “cane”). Quando la gente voleva risparmiare, anziché prendere un normale treno notturno per percorrere la distanza che separa, ad esempio, Mosca da Leningrado (oggi San Pietroburgo), andava su e giù dagli electrichka, coprendo il tragitto con i soli treni suburbani. “Arrivare da qualche parte con la sobaka” (добраться на собаках - dobratsya na sobakakh) era un modo di dire molto popolare. 

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Un altro modo di dire piuttosto diffuso legato agli elektrichka (e ad altri tipi di trasporto pubblico) è “zajats” (letteralmente “lepre”). In epoca sovietica non esistevano i tornelli, perciò i passeggeri potevano salire facilmente su un'elektrichka. Quando appariva il controllore, le persone senza biglietto (dette “lepri”, per l’appunto) iniziavano correre dentro il treno, scendevano alla prima stazione e risalivano dalle carrozze dove il controllore, nel frattempo, era già passato.

Un’altra caratteristica dei treni elettrici erano i venditori ambulanti che giravano per le carrozze: trascinandosi appresso grosse borse piene di inutili cianfrusaglie, gli strilloni passavano di carrozza in carrozza proponendo un’infinità di merce. Oltre a loro, tra i passeggeri passavano anche mendicanti e musicisti che chiedevano l’elemosina. 

L'elektrichka svolgeva anche un ruolo importante nella vita sociale: non avendo molti luoghi di ritrovo (e non avendo soldi per i ristoranti), le persone in epoca sovietica si divertivano a viaggiare insieme per distanze non troppo lunghe: intavolando piacevoli conversazioni durante il tragitto, discutendo e scambiandosi libri.

Spesso si respirava un’atmosfera allegra.

C’era chi cantava e suonava la chitarra…

…o la fisarmonica.

Pochissimi sovietici possedevano un'automobile, quindi molti di loro usavano l'elektrichka, non solo per recarsi al lavoro o in dacia, ma anche per qualche gita fuori porta, a raccogliere funghi e frutti di bosco in estate, o a sciare in inverno.

Il treno elettrico ha avuto un ruolo così importante nella vita dei sovietici che ha trovato anche un riflesso nella cultura locale: nel film premio Oscar “Mosca non crede alle lacrime” (1985) l’amore sboccia proprio a bordo di un treno elettrico. 

Ma l'opera più famosa che rende omaggio all’elektrichka è il romanzo “Mosca-Petushki” (tradotto in italiano anche come “Mosca sulla vodka”), di Venedikt Erofeev. Si tratta di una “Odissea” sovietica dove il protagonista viaggia da Mosca alla stazione di Petushki (ancora oggi esistente) per raggiungere la propria amata; a bordo del treno incontra diverse persone, beve e parla con loro. Si tratta di un romanzo piuttosto filosofico e concettuale che svela un archetipo di uomo sovietico molto diffuso: l’intellettuale ubriacone.

Ma non tutti amavano l’elektrichka: spesso al suo interno c’era una puzza insopportabile a causa dei tanti ubriaconi, della gente che dormiva e chiedeva l’elemosina, praticamente vivendo all’interno delle carrozze. Ecco come poteva apparire una carrozza di un’elektrichka…

Chi non trovava un posto a sedere, faceva il viaggio in piedi, in un vestibolo sovraffollato dove si fumava.

Infine… in tutto il treno c’erano solo due bagni, disposti all’inizio e alla fine elektrichka… e vi lasciamo immaginare in quali condizioni fossero!

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