Gli upshifter: perché i russi stanno abbandonando le metropoli e tornano alla terra

@art_masterskaya
Sempre più spesso, gli abitanti delle grandi città danno in affitto o vendono i loro appartamenti e si trasferiscono in campagna, più vicino alla natura. Neppure la completa assenza di infrastrutture, e a volte delle minime comodità, li spaventa. E di una cosa sono certi: è un passo avanti, non indietro

In Russia, la tendenza del “ritorno alle radici” sta prendendo sempre più piede.  Gli abitanti delle città lasciano le giungle di cemento delle megalopoli per trasferirsi in campagna. E non amano essere chiamati “downshifter”, preferendo la parola “upshifter", visto che ritengono di essere saliti quanto a qualità di vita, e non certo scesi.

La nuova vita

Anna Panikhina viveva con suo marito e due figli nella periferia di Mosca, ed era un’impiegata in congedo di maternità. Un giorno, la famigliola partì per un fine settimana nella piccola città di provincia di Pereslavl-Zalesskij (37.000 abitanti, 133 km di distanza da Mosca), se ne innamorò e finì per rimanere lì.

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“Cinque anni fa, un venerdì di settembre, siamo venuti qui a trovare degli amici. La nostra figlia più piccola aveva 9 mesi all’epoca, la più grande 4 anni”, racconta Anna Panikhina a Russia Beyond. “Ci siamo innamorati del posto, e quella stessa domenica abbiamo affittato una casa lì e siamo rimasti per un mese, poi un altro mese, e così via. E poi ci siamo comprati una casa tutta nostra”.

Anna dice che la loro scelta di quella città è stata un caso. Sono arrivati lì e sono rimasti affascinati dalla sua architettura antica e dall’enorme lago Pleshcheevo su cui sorge. Il lago ha 30 mila anni, e la gente del posto mostra a tutti l’orgoglio locale: la “Pietra blu”, che era un elemento di un antico culto pagano, e che cambia colore dopo la pioggia e si dice che esaudisca i desideri.

Essendosi trasferito in provincia e avendo abbandonato la sua casa a Mosca, il marito di Anna ha anche dovuto inventarsi un nuovo lavoro. Andrej aveva già costruito case di legno, ma ecco che là gli si presentò un lavoro part-time: i vicini, viste le sue abilità nella falegnameria, chiesero ad Andrej di fare delle scale e quattro letti. Anna postò una foto del lavoro sui social network. Da allora iniziarono a fioccare le richieste di lavori per Andrej. Ora i letti della “Falegnameria Panikhin” vengono spediti in tutto il Paese. 

Il denaro ricavato dal lavoro di falegnameria è sufficiente per mantenere una famiglia e pagare l’affitto del laboratorio, anche se i Panikhin hanno comunque dovuto prendere un mutuo per comprare la casa.

La casa di proprietà dei Panikhin nelle campagne vicino a Pereslavl-Zalesskij

Anna ritiene che le difficoltà che hanno dovuto affrontare siano state assolutamente alla portata. Hanno dovuto stringere un po’ la cinghia, ma sono arrivati sempre più ordini e Andrej è riuscito ad affittare un locale per lavorare vicino a casa. “L’unica cosa che ci manca è l’aiuto dei nostri genitori e il fatto che li vediamo poco. A loro non piace uscire di casa e venire fin qui, quindi non ci vediamo così spesso come vorremmo. Gli amici, invece, vengono spesso nei fine settimana. Tra me e Andrej la comunicazione è diventata nettamente migliore. Possiamo parlare a lungo, mentre prima eravamo sempre di corsa e parlavamo a pezzi e a bocconi, dice “la moglie del falegname” (in russo: “жена столяра”; “zhená stoljará”), come si definisce Anna sui social media.

Il nuovo laboratorio di falegnameria, più vicino alla casa dei Panikhin

La piacevole scoperta è stata che Pereslavl-Zalesskij ha eccellenti strutture per i bambini, e le scuole hanno ottimi insegnanti. Questo è stato in gran parte il risultato del fatto che prima dei Panikhin, molti giovani attivi delle metropoli russe si sono trasferiti in questa antica città russa. Tra di loro, i Panikhin hanno trovato con facilità amici e persone che la pensavano allo stesso modo. E, cosa più importante, “una comunità di persone ‘coraggiose’ e attive sta crescendo”, racconta Anna Panikhina. 

“All’inizio mi sono fatto un’amica, e dopo una settimana lei ne ha portata un altro, e poi un’altra ancora. E così siamo diventate un gruppo di 20, e ogni venerdì facciamo delle riunioni a colazione dove condividiamo le nostre esperienze di lavoro e di vita creativa. Nastja, che ha vissuto anche in Thailandia, si occupa di cerimonie del tè e di insegnare ai bambini, mentre Ira dà lezioni di yoga. Alcune ragazze si dedicano alla medicina tradizionale, altre alle pratiche femminili, altre all’insegnamento della calligrafia”.

Inoltre, visto che la città è piccola e provinciale, ci sono ancora molte cose che non sono sviluppate qui, il che dà molte opportunità ai nuovi arrivati. Una comunità di nuovi artigiani di tutta la regione di Jaroslavl è stata creata da Boris Akimov. Qui si possono trovare pasticceri, ceramisti, sarti e falegnami con il loro laboratorio.

Chi si trasferisce qui diventa la parte più attiva della società locale, non solo vive qui e qui si guadagna da vivere, ma trasforma letteralmente la realtà provinciale. L’anno scorso, Anna Panikhina ha organizzato un progetto di restauro di alcuni monumenti storici, il "Tom Sawyer Fest”. Nell’ambito di questo festival, i partecipanti hanno rimesso in ordine alcune vecchie case malandate sulla strada principale della città: le hanno carteggiate e ridipinte. Quest’anno hanno intenzione di farlo di nuovo. 

La famiglia del falegname Andrej e i loro amici non hanno la minima intenzione di tornare nella metropoli. A volte i Panikhin amano andare a farsi un giro a Mosca, ma il secondo giorno già sentono il richiamo della loro nuova vita. “Certo, qui non abbiamo luci al neon o grandi centri commerciali. Ma si può camminare a piedi nudi sull’erba, bere acqua pulita, mangiare le verdure dell’orto, e la carne di animali cresciuti da piccoli allevatori di cui ci fidiamo. Per noi è meglio qui”, conclude Anna sicura.

“Era vero amore”

Marina e Aleksandr Dragun stanno insieme da 19 anni. Vivevano a Mariupol, nel sud dell’Ucraina, dove avevano un negozio di elettrodomestici. Nel 2014, la famiglia ha dovuto lasciare tutto e trasferirsi a San Pietroburgo insieme ai loro genitori. Sono rimasti nella “capitale culturale” della Russia per tre anni: “Niente sole, niente calore e psicologicamente è difficile vivere in un monolocale”, racconta Marina. Ricordavano che il loro nonno aveva ereditato una casa di villaggio nella regione di Kursk, a 1.500 km da San Pietroburgo. Abbiamo venduto tutto a Mariupol e ci siamo trasferiti nella campagna russa.

La casa del villaggio era vecchia, malmessa, senza acqua corrente né sistema fognario, ma c’era il gas. Per i primi sei mesi hanno dovuto portare l’acqua in secchi dal pozzo e lavarsi in una bacinella in un angolo della cucina. Ma gradualmente la vita è cominciata a migliorare: la casa è stata ristrutturata, hanno costruito un bagno con l’acqua e con l’allaccio al sistema fognario. Allo stesso tempo, hanno iniziato a lavorare un grande orto e hanno comprato alcune galline ovaiole e un gallo al mercato locale. “La gallina del vicino veniva continuamente dal nostro gallo, tanto che l’abbiamo soprannominata “ljubóvnitsa” (“amante”). Tornava a casa solo per la notte. Sei mesi dopo ha deciso di rimanere con lui. I vicini ce l’hanno regalata, era vero amore”, sorride Marina Dragun. Non avevano esperienza nella cura del pollame, ma i loro vicini li hanno aiutati e guidati. Più tardi sono diventati abbastanza audaci da prendere delle anatre, e un anno e mezzo dopo delle pecore e una capra.

La coppia ha bloggato tutto quello che gli capitava sui social network e si è scoperto che il genere è molto popolare. Molte persone sono interessate a vedere come gli ex abitanti della città riscoprono la vita rurale. Il loro blog è cresciuto rapidamente e hanno iniziato a ricevere buoni soldi dalla pubblicità.

Khorosheevo è un grande villaggio, non c’è quasi nessuna casa abbandonata. È a 12 km dalla stazione di autobus più vicina, che si trova nel capoluogo del distretto, e a 70 km dalla grande città più vicina, Kursk. Una o due volte alla settimana la coppia va in città per cambiare aria, per vedere un film al cinema e rilassarsi. Marina, tra l’altro, non si dimentica della cura di sé: anche nell’orto di tiene ben curata, fa di frequente manicure e ha treccine africane ai capelli.


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