Chi suona la campana? In Russia sempre più donne sono protagoniste sui campanili

Archivio di Ksenia Plekhanova
Nella Chiesa ortodossa lo scampanio è un’arte musicale ancora manuale, e le ragazze si stanno sempre più facendo largo in questo campo tradizionalmente appannaggio degli uomini

Una giovane ragazza in gonna nera e foulard sale le scale di legno del campanile, inerpicandosi agilmente su per le rampe. Riesco a malapena a starle dietro. Entra in una stanza con le pareti di mattoni del piccolo campanile, afferra contemporaneamente sei corde legate alle campane e inizia a suonare.

Su una panchina ci sono delle cuffie antirumore e mi pento immediatamente di non averle indossate subito. Quel forte suono lì a due passi inizia istantaneamente a farti girare la testa, e ci vuole almeno un minuto per abituarsi al frastuono e iniziare a riconoscere una melodia apparentemente familiare, ma dimenticata da tempo. La ragazza invece non ha bisogno di cuffie o di tappi per le orecchie.

“Non ho problemi”, dice con una risata, “le mie orecchie sono abituate fin da quando ero piccola”. Mette alcune corde delle campane più piccole nel mio palmo e continua a suonare, controllando la mia mano come un burattinaio. Dalla tensione, il braccio mi diventa insensibile fino al gomito in dieci secondi, e ad essere sincera il suono ottenuto con l’aiuto delle mie mani risulta piuttosto terribile. Dopo di me, tocca a una bambinuccia di non più di cinque anni, che ci ha seguito sulla cima del campanile, e il suo suono è molto più melodico del mio…

Ksenia Plekhanova, 27 anni, suona le campane da quando di anni ne aveva 14, ed è tutt’altro che l’unica donna a farlo in Russia. Secondo lei, metà delle persone che conosce tra i campanari sono donne, e negli ultimi dieci anni un terzo dei partecipanti ai festival russi di suono delle campane sono donne. Anche altre campanare di altre città della Russia ne parlano nelle loro interviste. Le ragazze ortodosse scelgono questa attività durante l’infanzia e sono pronte a proseguire per tutta la vita.

L’addestramento dei campanari e i primi esami

Ragazzi e ragazze iniziano a imparare a suonare le campane fin dall’età scolare nelle scuole domenicali (una sorta di catechismo) o in speciali scuole per campanari delle chiese. Non è necessario avere un’educazione musicale, la cosa principale è il senso del ritmo e il desiderio di farlo. In classe, i futuri campanari riproducono principalmente le melodie che i loro mentori insegnano loro e, basandosi su di essi, costruiscono in seguito una loro composizione improvvisata. Inoltre, i futuri campanari imparano la teoria (con lezioni sui diversi tipi di campane) e come informare adeguatamente i fedeli sulle messe mattutine e serali e sulle loro diverse fasi. Il suono per i matrimoni e quello delle campane a morto viene insegnato a parte. L’istruzione può essere sia a pagamento che gratuita a secondo del posto, e durare da due mesi a due anni; non ci sono standard uniformi.

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Ksenia Plekhanova è nata in una famiglia di credenti ortodossi in una piccola frazione vicino al villaggio di Alekseevskoe. Fin dalla prima infanzia, lei e i suoi genitori hanno frequentato la locale Chiesa della Resurrezione di Cristo e il festival di suono delle campane chiamato “Alekseevskie perezvony”. In simili festival, campanari provenienti da tutta la Russia organizzano concerti sui campanili e tengono corsi di perfezionamento. Mentre studiava alla scuola domenicale, nel 2008, all’età di 13 anni, Ksenija stessa suonò per la prima volta le campane: fu invitata a provare dai ragazzi che già sapevano suonare.

“Nonostante mia madre sia una suonatrice di fisarmonica, non sapevo né suonare né cantare, ma avevo solo il senso del ritmo. Altri campanari mi hanno guardato di traverso, dicendo ‘ecco che va su senza saper fare nulla’. Solo mia madre e mia nonna credevano in me. In qualche modo sono stata in grado di capire subito come fare, e ho suonato gli zazvony [i primi squilli con cui inizia lo scampanio, realizzati con le campane più piccole, ndr]. Sono pochi quelli che ci riescono sin dalla prima volta”, dice orgogliosa.

Da allora, Ksenija ha imparato a suonare bene ed è stata più volte di turno  sul campanile.

Racconta che poteva passare giorni e notti lì, motivo per cui aveva conflitti con i suoi genitori, che volevano vedere la loro figlia a casa più spesso. Ksenija riusciva a combinare senza problemi il suo hobby e lo studio, ma in classe la prendevano in giro e la chiamavano “monaca”.

Già nel 2010 si è esibita in uno dei festival di suono della campana, e nel 2011 ha iniziato a insegnare ad altri bambini a suonare. Ksenija ha anche superato l’esame ufficiale da campanaro.

“Durante l’addestramento, ci venivano dati sei alti (le campane centrali, ndr) e due pedali, e si poteva suonare magnificamente qualsiasi melodia. Quando sono andata all’esame, mi hanno dato solo tre campane piccole e una campana grande: ‘Suona!’, mi hanno detto. Sono davvero poco tre campane piccole e una grande per fare una bella suonata. Ma ci sono riuscita. Da quel momento, ogni volta che salivo sul campanile, mi sentivo moralmente più forte di tutti gli altri. E mi dicevo ‘Posso fare qualsiasi cosa’”, dice orgogliosa di sé.

La crisi religiosa e la ricerca di un nuovo campanile

Proprio nel 2011, la nonna di Ksenija è morta, dopo di che la fede della ragazza è entrata in crisi. Su insistenza dei suoi genitori, è entrata all’Università Federale di Kazan per studiare Design del paesaggio, e ha temporaneamente smesso di suonare le campane.

“Nel tempo, la crisi è passata. E quando sentivo delle campane iniziare a suonare nelle vicinanze, mi eccitavo tutta e pensavo come fosse possibile che non fossi io là sul campanile. Presto mi sono resa conto di aver commesso un errore e ho ripreso la mia attività di campanara”, afferma.

Oggi la ragazza lavora come campanara esperta nella chiesa di San Sergio di Radonezh presso l’ospizio Lozhkinskaja, nel centro di Kazan. Proprio nel 2021 lì sono state rinnovate tutte le campane.

“Non appena mi hanno portato dentro e mi hanno permesso di suonare, sono volata sul campanile più velocemente di chiunque altro. Quando ho risuonato per la prima volta, ho avuto tali emozioni; la pelle d’oca non se n’è andata per dieci minuti. Oggi ho di nuovo voglia di andare in chiesa”, afferma la ragazza.

TikTok sul campanile

Nella chiesa di Alekseevskoe, dove un tempo c’era la Plekhanova, ora due amiche per la pelle, Veronika, di 15 anni, e Ekaterina di 13 anni, stanno imparando a suonare le campane. Anche i genitori di entrambe le ragazze sono credenti, ed entrambe frequentano la scuola domenicale fin dalla prima infanzia. Nel 2020, Veronika è andata volontariamente ai corsi di suono delle campane recentemente inaugurati presso la chiesa, e presto ha invitato Ekaterina a fare lo stesso.

“La prima volta mi hanno mostrato solo com’è fatto il campanile. All’inizio ho imparato a suonare su un piccolo campanile spostabile, abbiamo imparato a fare suoni corti, ora conosco solo un paio di suonate e uso due campane. È stato molto più difficile imparare a suonare sul grande campanile, ma mi piace di più: il suono mi calma e sembra purificarmi, è bello. E sul campanile mi piace semplicemente anche sedermi e guardare la natura circostante”, afferma Veronika.

Ekaterina la pensa in modo simile. Adora anche lei guardare dal campanile le persone che si affrettano per andare a messa o si fanno gli affari loro, tuttavia, a volte confessa di guardare anche i video di TikTok tra una suonata e l’altra. Non racconta a tutti del suo hobby di suonare le campane; e dice di avere compagni di classe che la prendono in giro per questo.

La scampanata femminile “ha un’anima”

“Ancora oggi sono più i campanari uomini, ma le ragazze hanno le loro prerogative in quest’arte”, dice Leonid Lebedev, campanaro anziano della chiesa di Alekseevskoe.

“Ora sto insegnando a tre ragazze come suonare. Ci sono più ragazzi ai festival, ma le ragazze si sforzano di più, hanno chiaramente un desiderio forte. Non ho certo forzato Veronika, lei stessa ha espresso il desiderio di studiare, magari guardando i ragazzi. Per ora le riesce tutto meglio rispetto a Ekaterina, ma sono convinto che anche quest’ultima presto migliorerà”, afferma Lebedev.

Secondo Ksenija Plekhanova, sebbene storicamente i campanari in Russia fossero uomini, ora non c’è divisione di genere. La barriera principale è la complessità fisica del processo: le ragazze mollano più velocemente dei ragazzi se diventa difficile per loro controllare le campane.

Inoltre, uomini e donne suonano in modo diverso, di questo la Plekhanova è sicura.

“Gli uomini hanno un suono più ruvido. E riescono a suonare tutte le campane contemporaneamente, mentre per me è difficile; è ancora un mistero per me come lo riescano a fare”, confessa Ksenija.

“Alcuni suonatori di campane”, racconta, “imparano per divertimento a suonare sulle campane il dubstep [un genere di musica elettronica nata a Londra nei primi anni Duemila nella scena garage; ndr] e raccontano nei blog su internet di come sia suonare le campane”. Ksenija è però diffidente nei confronti di un tale hobby: secondo lei, è meglio godersi il suono delle campane nella vita reale.

Dice anche che le piace di più il modo di suonare delle donne; più lento ma pieno di sentimento.

“Ci sono ragazze a cui ogni suono si riflette sul volto. Per me questo è così sacro, a volte non batto nemmeno le palpebre in questo momento. Io stessa sono molto empatica, durante lo suonata trasmetto tutte le emozioni, e poi diventa tutto più facile per me, perché scendo dal campanile piena di sentimento e mi sento bene e calma”, conclude Ksenija.


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