Via Kirov. Cheljabinsk. Nella principale arteria pedonale della “Detroit russa”, a 1.783 km a est di Mosca, due ragazzine cantano cover di canzoni famose, accompagnandosi con la chitarra. Di tanto in tanto strimpellano un brano scritto da loro. Qualche passante rallenta il passo e senza nemmeno guardarle lascia loro un paio di spiccioli. Al termine dell’esibizione, le giovani contano le monete ed entrano in un bar, per dare fondo al poco guadagnato.
Una di loro si chiama Aljona Shvetsova. È la tipica adolescente che va male a scuola e si strugge per un amore non corrisposto. Un giorno, al termine delle lezioni, prende un microfono che ha acquistato per 5 dollari e, mentre la madre prepara la cena e i fratelli giocano fra di loro, registra la sua prima canzone. E la posta sui social network. Mai avrebbe immaginato che l’anno successivo sarebbe salita in cima a un palco di Mosca davanti a una folla gremita. Era l’anno 2019: da quel momento abbrevia il suo cognome in Shvets; e a Mosca e San Pietroburgo i biglietti per i suoi concerti vanno bruciati in pochi giorni.
Oggi Aljona Shvets guida la top-10 degli artisti più ascoltati su Spotify in Russia, più in alto addirittura di Billy Ailish, Ariana Grande e Lana Del Rey. Il suo repertorio viene descritto con poche e semplici parole: “Canzoni di chitarra per adolescenti da una ragazza che non è esattamente la più popolare della classe”. Al di là del fatto che di fenomeni spuntati dal nulla grazie alla Rete ce ne sono parecchi, e non è di certo lei la sola eccezione, Aljona ha fatto centro per ben altre ragioni.
“Non ci resta altro che vino e sigarette. Soffocarci a vicenda nel bagno e alleviare le nostre pene”.
Shvets fa parte di quella giovane generazione di ragazze che canta l’amore, i conflitti con gli insegnanti, i dilemmi della crescita, le inimicizie, le sbronze e i baci con i compagni di classe al ritmo della chitarra. Una musica coinvolgente e senza pretese, piena di riferimenti adolescenziali e tag tipici della "Generazione Z". Chiunque abbia tra i 14 e i 20 anni non avrà difficoltà a identificarsi con il suo mondo.
La maggior parte della sua giovinezza Aljona l'ha trascorsa a Cheljabinsk. “Che dire? Lì bisogna cercare e inventarsi i propri interessi e i divertimenti, perché la città non è sviluppata in termini di infrastrutture culturali”, spiega.
E così, come fanno tanti adolescenti di provincia, Aljona passava i pomeriggi nei garage abbandonati dove, insieme ai suoi amici, provava accordi di chitarra. Ha iniziato a scrivere canzoni a 14 anni, quando, come ha raccontato lei stessa, ha imparato a suonare la chitarra in due settimane grazie a un corso online. Ma la sua relazione con la musica è iniziata molto prima: aveva solo 3 anni quando i suoi genitori la mandarono a scuola di musica.
Dopo aver imparato qualche accordo, con la sua amica ha iniziato a suonare per le strade del centro al termine delle lezioni. Quelle estati piene di musica, dice, sono state il periodo migliore della sua vita. “Ho imparato a suonare la chitarra per suonare in strada. Mi sono esercitata fino a farmi sanguinare le dita”, dice Shvets.
I primi a sentire le sue canzoni sono stati i suoi genitori; e nel 2018 hanno convinto la loro figlia ormai diciassettenne a fare una registrazione e a postarla sui social network.
“La mattina mangio farina d'avena con frutta. Poi vado a fare la spesa al DIXY. La mia felpa è circa il doppio della mia taglia. I miei amici immaginari la amano così tanto”, recita un pezzo della sua prima canzone registrata,“Little Hikikomori”.
È così che è nata la sua pagina “sung by alena shvets” sul social network russo VKontakte, che ha raccolto più di 130.000 follower in un anno. Lì ha caricato anche il suo album di debutto, “Party on the Balcony”. La comunità di fan è cresciuta a dismisura. “Ma non ho fatto niente di speciale - dice lei -. Non ho comprato pubblicità né fatto amicizia con qualcuno. Ho solo scritto e caricato musica”.
La musica di Shvets non rientra in nessuna categoria particolare. I suoi nove album fino ad oggi sono un mix di pop-rock, grunge e indie mescolati a country e brani acustici, soprannominati “post-bard” su Runet (in Russia i cantautori sono conosciuti poeticamente come “bard”). Aljona spiega che il post-bard non è un genere, piuttosto un gruppo di persone senza una formazione musicale canonica che cantano canzoni con la chitarra per le strade e su YouTube; questa comunità, in cui lei si è inserita, si estende in tutto il paese: “Ma oggi la comunità è andata in frantumi, il post-bard è morto”, dice. “E io canto solo canzoni”.
Le canzoni che lei “canta e basta” sono spesso melodie costruite su tre accordi con testi che parlano di relazioni adolescenziali; e la loro bellezza sta proprio in questa semplicità. Il caporedattore della rivista giovanile The Flow, Vladimir Zavjalov, sostiene che Shvets abbia raggiunto la fama grazie alla sua capacità di “scrivere melodie orecchiabili che restano in testa”. “Ascolta la freschezza di ‘Loser’ e cerca di non canticchiarla per il resto della giornata: io non ci sono riuscito)”, dice Zavjalov.
Non sorprende che Aljona sia stata rapidamente notata. Il primo ad aver scommesso su di lei è stato il produttore dell'etichetta pietroburghese “Kholodniye zvuki” (Cold Sounds), specializzata in musica post-barda, che l’ha invitata a firmare un contratto e a trasferirsi nella capitale settentrionale della Russia. Aljona, che all'epoca frequentava l'ultimo anno di scuola, ha fatto subito le valigie ed è partita, decidendo di sostenere gli esami nella nuova sede.
“Avevo capito da tempo che la scuola aveva un valore minimo. C'è così poca vita reale lì; ero pronta a uscire e andare a cercarmela, la vita. Ero pronta a scappare”, racconta.
Con il supporto di uno studio, Shvets ha girato un videoclip per la sua canzone “Rival”, che ha ottenuto 4 milioni di visualizzazioni in un anno.
Nel settembre 2019 ha presentato il suo nuovo album “Dandelion Wire” durante il celebre tv show in prima serata“Evening Urgant”; poi nell'agosto 2020 ne ha pubblicato un altro, “Queen of Sludge”, che ha debuttato nella classifica di Apple Music al quarto posto.
Le sue canzoni hanno continuato a dominare le playlist degli adolescenti, toccando un nervo scoperto che, per inciso, cambia poco di generazione in generazione: in un brano minacciano di espellerla dalla scuola; in un altro, cercano di impedirle di amare un'amica. I suoi testi sono una calamita per il pubblico a cui si rivolge. Come lei stessa ha detto una volta, “vogliono essere d’aiuto per tutti gli adolescenti che vivono nello stress”.
Ma Aljona non ha pretese da intellettuali: non si considera un “poeta” e non crede di avere una missione, di essere l’ambasciatrice di un messaggio più profondo. Pubblica vlog su YouTube dove fa shopping, si tinge i capelli, canta e suona la chitarra in una cucina disordinata. Il suo Instagram è pieno di selfie, instamask, passeggiate sui tetti, bottiglie di vino e facce angosciate. Come milioni di altri.
Ciò che senza dubbio le conferisce fascino è che non prova nemmeno a essere una modella in stile Barbie. È una ragazza della porta accanto, la compagna di banco. Come dice lei stessa in una canzone: “Da quando riesco a ricordarmi di me stessa / sono sempre stata un disastro. E allora?”.
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