La dacia, il paradiso del popolo sovietico

Lifestyle
ALEKSANDRA GUZEVA
In passato le case russe di campagna non avevano né acqua corrente né un sistema fognario. Ma in estate, con l’arrivo del week end, orde di lavoratori si trasferivano massivamente in dacia, per trascorrere il tempo libero in mezzo alla natura... e il più delle volte lavorando

Nella Russia di oggi quando si parla di “dacia” ci si immagina perlopiù una bella casa di campagna in formato “cottage”, con un’alta recinzione, un moderno impianto idraulico e il riscaldamento. La nozione stessa di “dacia” è apparsa nella lingua russa nel XVIII secolo: i nobili infatti avevano tenute e palazzi dove non vivevano permanentemente, ma che utilizzavano solo in estate. La dacia sovietica, invece, è stato un fenomeno completamente diverso. 

Cos'è una dacia sovietica?

La dacia era (e lo è tutt’ora) un luogo dove gli abitanti delle città potevano coltivare frutta e verdura. Le dacie venivano date gratuitamente agli impiegati dei più vari dipartimenti, ai funzionari, ai militari, ma anche a insegnanti, membri dei sindacati, scrittori, artisti e ad altre categorie ancora. Anche i semplici impiegati sovietici potevano averne diritto. Il più delle volte si trattava di casette in legno costruite su un piccolo appezzamento di terreno di 600 metri quadri. 

In URSS venivano costruite intere “comunità” di dacie, con casette erette una vicino all’altra e separate da basse recinzioni. A volte due famiglie potevano condividere una dacia divisa a metà, con ingressi separati. 

Anche le dacie più piccole erano una meta molto ambita per concedersi una pausa dallo stress cittadino: per quanto anguste fossero, rappresentavano ugualmente uno spazio dove l’uomo sovietico poteva letteralmente cambiare aria. 

Anche coloro i quali non avevano ricevuto una dacia potevano sperare di ottenere un appezzamento di terreno all’interno di una “comunità” di dacie: lì potevano coltivare un orto personale e recarvisi di tanto in tanto per raccogliere patate, cavoli, fragole e altri frutti della terra, e al contempo trovare ristoro dalla vita caotica della città. 

I piccoli appartamenti sovietici non avevano cantine né spazio dove custodire le cose, perciò molte persone portavano in dacia libri, vecchi vestiti, mobili e altre cianfrusaglie che preferivano non buttare via. 

La cultura del “tenere tutto a ogni costo” ha portato a un’accumulazione tale di oggetti che oggi trova sfogo in una certa “arte del riciclo” in dacia, dai tratti a volte trash, che abbiamo raccontato qui

La dacia, un hobby estivo 

Il più delle volte le dacie erano case non riscaldate. Per questo i cittadini sovietici aspettavano le feste di maggio per inaugurare la stagione della casa in campagna, che si apriva con una grande seduta di pulizie, durante la quale si arieggiava la casa dopo l’inverno, si sistemavano i mobili e l’arredamento del giardino e si riordinava lo spazio.

Proprio per il fatto che la dacia veniva usata quasi esclusivamente in estate e solo nel fine settimana, il più delle volte non aveva né acqua corrente né un sistema fognario. Si utilizzavano delle cisterne rudimentali che venivano azionate sollevando una leva per far scorrere l’acqua, che poi finiva direttamente nel terreno o veniva raccolta in un secondo contenitore.

La toilette era all’esterno e il più delle volte era composta da una casetta di legno costruita sopra un buco scavato per terra. Anche la doccia era all’esterno e ci si lavava con l’acqua scaldata dal sole. 

La gente non si recava mai in dacia in inverno; chi possedeva una stufa, poteva al massimo sperare di trascorrervi le feste di Capodanno, ma la casa doveva prima essere ben riscaldata. 

In dacia non ci si riposa

La gente sovietica non sapeva che cosa volesse dire il riposo: i più fortunati potevano ottenere qualche giorno di vacanza al mare o in un sanatorio, ma la maggior parte trascorreva le giornate libere d’estate in dacia… coltivando l’orto o sistemando il giardino. 

E siccome nelle case di campagna c’era sempre qualcosa di rotto da aggiustare, qualche spazio da pulire o l’orto da sistemare, la gente non trovava proprio un momento di relax.

E anche quando tutto ormai era in ordine, la dacia poteva sempre migliorare costruendo una veranda estiva o una doccia più moderna.

Solo l’orto di per sé richiedeva un grosso impegno: togliere le erbacce, seminare, innaffiare, curare le piante, raccogliere i frutti… Attività che venivano svolte perlopiù nel fine settimana. 

L'unico momento in cui era possibile rilassarsi era quando arrivavano degli ospiti: allora ci si dedicava a preparare il samovar, ad apparecchiare la tavola e a servire le marmellate di bacche fatte in casa. 

La dacia, il luogo preferito dei bambini

Durante le vacanze estive, i bambini spesso venivano mandati per qualche settimana nei campi estivi dei “Pionieri” o in dacia con la nonna. Quando potevano, i genitori si prendevano un mese di ferie e li raggiungevano. 

Nei cortili c’era sempre un via vai di bambini che si rincorrevano e giocavano tutto il giorno fra loro. La vicinanza di un laghetto era considerata un grande lusso per chi amava nuotare. 

In dacia i bambini si vestivano con gli indumenti vecchi - adatti ad essere sporcati - che si preferiva non buttare e che per questo venivano conservati nella casa di campagna. Per questo, guardando oggi le vecchie foto, i ragazzini sembravano sempre avere un aspetto piuttosto ridicolo. Ma questa filosofia del riciclo era accompagnata da un fascino particolare, perché significava poter mettere da parte finalmente le uniformi scolastiche. 

Le dacie dei capi di Stato

Stalin amava molto trascorrere il tempo in dacia: ne possedeva circa una dozzina! Si trovavano nella regione di Mosca, ma anche a Sochi, in Abkhazia e in Crimea. Inoltre era solito condurre gli affari e ricevere ministri e funzionari nelle sue dacie. 

Anche gli alti funzionari, i generali e i membri della nomenclatura sovietica ovviamente avevano delle dacie. E come si può facilmente immaginare, avevano case ben più grandi e lussuose rispetto a quelle dei comuni cittadini sovietici.