Lo “Staryj novyj god” (“Vecchio Capodanno”) non è una festa segnata di rosso sul calendario. Quando arriva, i russi hanno già avuto fin troppi giorni di vacanza consecutivi, nel “super ponte” di gennaio. Ma, per qualche ragione, la notte tra il 13 e il 14 gennaio bisogna di nuovo celebrare!
Come per la maggior parte delle festività russe oggi in auge, questa tradizione è apparsa dopo la Rivoluzione del 1917. I bolscevichi passarono al calendario gregoriano per allinearsi ai vari altri Stati d’Europa (molti dei quali lo utilizzavano fin dal 1582) e tutte le date si spostarono di 13 giorni in avanti. Quindi, il 1º gennaio divenne il 14 gennaio. E, particolare ancora più importante: il Natale passò dal 25 dicembre al 7 gennaio.
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I russi non potevano proprio abituarsi al fatto che il Natale (che non fu fatto slittare dalla Chiesa Ortodossa, che continuò e continua a usare il calendario giuliano) da quel momento in poi sarebbe stato celebrato dopo il Capodanno, e non prima, come di solito. A livello pratico, significava che in occasione del vero Capodanno del 31 dicembre, i russi ortodossi in realtà non potevano festeggiare, perché avevano ancora in corso il Digiuno dell’Avvento (rigoroso, nella tradizione ortodossa, praticamente come quello della Quaresima), e non potevano bere alcolici né mangiare l’anatra (né qualsiasi insalata che contenesse carne, uova, formaggi e altri derivati animali).
Quindi, i russi ortodossi decisero di organizzare una celebrazione non ufficiale, in linea con il vecchio calendario. E ora la Chiesa ortodossa segna ufficialmente al 14 gennaio quella importante festa che prima cadeva il 31 dicembre: la Festa della Circoncisione di Gesù.
Quando questa nuova “tradizione” divenne popolare, perdendo la sua componente religiosa, iniziò a essere per i russi solo un motivo in più per alzare il gomito e fare qualche brindisi.
Il fenomeno del Vecchio Capodanno si riflette anche nell’arte. È stato messo in scena con successo nella commedia di Mikhail Roshchin (1933-2010) “Staryj novyj god” (ossia “Il Vecchio Capodanno”; ma in russo il suono di “Staryj novyj god” è più paradossale: “Vecchio Nuovo Anno”), portata in scena al Teatro d’Arte di Mosca, e trasformata poi in film nel 1980, per la regia di Naum Ardashnikov e Oleg Efremov.
Il famoso poeta sovietico Andrej Voznesenskij (1933-2010) ha scritto una poesia intitolata “Il vecchio Capodanno”, in cui definisce il periodo dal 1° al 13 gennaio “un divario tra i tempi”.
Ecco un videoclip della canzone tratta da questa poesia da Stas Namin (1951-), negli anni Ottanta:
Voznesenskij ha anche scritto nella sua poesia che, dal 1° al 13 gennaio, le persone chiamavano i vecchi amici. Riflette la realtà. Dicendo che sei stato impegnatissimo il 1° gennaio (anche se, chi lo è davvero?), puoi ancora fare gli auguri a chiunque fino al 13 gennaio, senza che nessuno si offenda.
Il Vecchio Capodanno si porta davvero via tutte le feste. Da quel momento in poi, tutti i pensieri delle persone tornano finalmente al lavoro e alla routine quotidiana.
Ed è solo dopo il 14 gennaio che i russi di solito iniziano a sfare il loro albero di Capodanno (ma non tutti! Sempre più persone lo tengono fino a primavera), e a rimettere le decorazioni nelle scatole, riponendo il tutto negli scaffali più polverosi (spesso sul balcone). Oggi come oggi, questo giorno non significa poi tanto per le persone, e non si imbandisce una tavola ricca come per il 31 dicembre, ma di solito si beve qualche bicchiere e si brinda per dare un ultimo addio al vecchio anno! Cin cin!
Come sono state decorate a festa le città russe per il Capodanno 2021? (FOTO)
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