“Non abbattete la nostra casa di legno”: viaggio tra chi non vuole abbandonare il centro di Samara

Arsenij Kotov
Ormai tutto intorno ci sono solo scintillanti palazzi di nuova costruzione, ma queste persone non ne vogliono sapere di andarsene dalle loro fatiscenti abitazioni di inizio Novecento, perché non hanno gradito le pressioni indebite e le scarse contropartite dei costruttori edili

C’è una vecchia casa malridotta nel centro della città di Samàra (1.065 chilometri a sudest di Mosca), circondata da palazzi moderni di recente costruzione. Fa strano vederla; è come se provenisse da un altro secolo.

In effetti, questa casa di legno e le altre simili, furono costruite a Samara all’inizio del XX secolo. Oggi, le persone che ancora occupano quegli edifici, pur in condizioni critiche, lottano per preservare la loro proprietà dalla pressione costante dei palazzinari.

“Sono finito qui quando i miei genitori hanno divorziato. Avevo appena compiuto quattro anni. Prima vivevamo in un confortevole appartamento di quattro stanze”, racconta Boris, 29 anni, che attualmente occupa una delle case di legno nel centro di Samara.

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Dopo il divorzio, sua madre prese in affitto una casa vicino a dove viveva sua nonna. “Era parzialmente abbandonata e abbiamo iniziato a sistemarci pian piano”, dice Boris.

“Quando mi sono trasferito qui da bambino, ho appreso tutti i piaceri della vita nel centro della città tagliato fuori da tutti i servizi: niente acqua corrente, niente riscaldamento centralizzato, né sistema fognario, ecc.”, ricorda.

Fin da piccolo, a Boris toccò andare a prendere secchi d’acqua a una fontanella che si trovava vicino alla casa. Tuttavia, poiché a volte quella si congelava d’inverno, doveva spostarsi per il quartiere in cerca di qualcuna che funzionasse.

Anche riscaldare una casa solo con la stufa rappresenta una sfida nei freddi inverni russi, specialmente una casa come questa che non trattiene adeguatamente il calore. “Vado spesso a letto vestito, perché quando mi sveglio la mattina fa freddo”, dice Boris. “Quando fuori si gela, anche la temperatura all’interno della casa può scendere sotto lo zero.”

Sebbene una simile fila di fatiscenti case di legno secolari circondate da alti edifici moderni sorprenderà sicuramente un osservatore casuale, la gente del posto ci è abituata.

“Tutti sanno che via Artsebushevskaja è praticamente un villaggio nel centro della città”, dice Boris.

I costruttori edili tirano su come funghi nuove strutture nel centro, e questo peculiare insediamento è ormai circondato da edifici moderni, il che rende la vista ancora più surreale.

Alcune delle vecchie case sono in un tale stato di degrado che stanno già crollando. “L’anno scorso, un muro di una casa è caduto e ha colpito un muro di una casa vicina”, racconta Boris.

Poiché i cavi elettrici sono troppo vecchi e i residenti usano legna o gas per riscaldare le loro case (e non il riscaldamento centralizzato cittadino), gli edifici sono spesso distrutti o pesantemente danneggiati dagli incendi.

Boris dice che i residenti che vivono nelle vecchie case hanno dovuto affrontare forti pressioni da parte degli sviluppatori immobiliari, che vogliono liberare il terreno e offrire ai proprietari un nuovo appartamento in un complesso residenziale con servizi in comune (un tipo di edificio ancora piuttosto diffuso in Russia).

Alcuni dei residenti si sono trasferiti in appartamenti alla periferia della città, ma Boris si è rifiutato, perché si è infuriato con i rappresentanti delle società edili che avevano fatto pressioni indebite su di lui e altri proprietari. “Sono arrabbiato con questi costruttori. E non posso neanche fare lavori di ristrutturazione perché vivo sempre con il pensiero che potrei essere comunque costretto a trasferirmi”, ha detto.

All’età di 29 anni, Boris non è sposato e non ha una ragazza. Dice di non voler crescere bambini in queste condizioni.

“Spesso mi chiedo perché non mi sono trasferito. Ma questo posto non mi lascia andare. Sono qui perché mi sento responsabile per i miei parenti: sarebbe difficile per mia madre, che vuole restare qui, portare da sola  l’acqua a casa, perché ha problemi con le gambe”, conclude Boris.


Le ultime casette di legno che resistono ai nuovi mostri di cemento del boom edilizio russo 

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