Molto probabilmente questo è il buco più famoso della Russia. Una gigantesca miniera a cielo aperto che su Reddit ha generato migliaia di commenti del tipo: “Adoro soprattutto l’aeroporto con la pista che finisce ai bordi del cratere. Atterraggio un po’ lungo? Beh, allora è la fine della tua vacanza!”.
La città di Mirnyj è davvero ai margini di una miniera tanto gigantesca da lasciare sbalorditi. Si trova nella regione più grande e meno popolata del Paese, la Repubblica di Jakuzia (Sachá), che copre un quinto dell’intero territorio della Russia ma ospita poco meno di un milione di persone. A Mirnyj gli abitanti sono 35 mila, e sono qui principalmente per un motivo: i diamanti. È proprio per via della loro presenza nel sottosuolo che la città è apparsa qui, nel mezzo del nulla, nel 1955.
La miniera “Mir” (“Pace”) è uno dei giacimenti di diamanti più ricchi del mondo: 525 metri di profondità, 1,2 chilometri di diametro. Questo abisso artificiale lascia a bocca aperta.
Uno scavo durato cinquant’anni
Si racconta che a trovare i diamanti in questo luogo abbia aiutato una volpe. Aveva scavato una buca sotto un albero le cui radici erano fuori dal terreno a causa di una frana. Nel giugno 1955, i geologi che cercavano della kimberlite (considerata la “roccia madre” dei diamanti) notarono dei colori caratteristici di questo minerale nella terra scavata dalla volpe. Le analisi sui campioni confermarono che si trattava di quello che volevano.
Nello stesso anno sorse qui il primo insediamento, e nel 1959 gli fu conferito lo status di città. Macchinari e persone arrivarono attraverso quasi 3.000 chilometri di fuoristrada. Nei primi 10-12 anni la popolazione di Mirnyj quadruplicò. Ci sono voluti poi quasi 50 anni per scavare un buco di queste dimensioni nel terreno. Dal 1957 all’inizio degli anni Duemila, qui furono estratti diamanti per 17 miliardi di dollari. Il percorso dei camion con la roccia dal fondo alla superficie seguiva, alla fine, una spirale lunga otto chilometri.
La cava appartiene alla società mineraria “Alrosa” (nel 2018 rappresentava circa il 26% della produzione mondiale di diamanti). Mirnyj è una classica “monocittà” russa; praticamente tutti gli abitanti sono in qualche modo collegati a una sola attività: in questo caso, l’estrazione di diamanti. Ma la “capitale dei diamanti” della Russia non è una città ricca e prospera come si potrebbe pensare. Vivere lì, secondo la gente del posto, non è facile. Soprattutto dopo che la miniera è stata messa fuori servizio.
È successo nel 2017 dopo una tragedia. L’acqua accumulata sul fondo della gigantesca fossa si riversò inaspettatamente nella miniera sottostante. A quel tempo, infatti, lo sviluppo era già realizzato in una miniera sotterranea, perché quella a cielo aperto non era più adatta per l’estrazione, avendo raggiunto la sua dimensione massima. C’erano 151 persone nella miniera al momento dell’incidente. La maggior parte dei minatori venne salvata, ma otto persone non sono mai state ritrovate.
La vita accanto alla voragine
La prima cosa che salta all’occhio quando ci si trova a Mirnyj è quanto la città sia vicina alla miniera. Alcune foto mostrano come gli edifici residenziali siano proprio a ridosso del gigantesco buco. Ma qui nessuno teme una frana o il fatto che l’intera città un giorno sarà “risucchiata” nell’abisso. “Vivere vicino alla miniera non è così difficile, e quelle foto impressionanti sono solo state scattate da una buona angolazione e con un teleobiettivo”, dicono gli abitanti, ridimensionando la cosa.
C’è poi una leggenda parecchio diffusa su Internet secondo cui gli elicotteri vengono risucchiati frequentemente nel cratere della Mir dalle correnti d’aria. “Oserei far notare che questo non è vero”, dice Anna, che vive a Mirnyj da vent’anni. È vero che per sicurezza elicotteri e aeroplani non sorvolano l’abisso, ma nessuno è stato ancora risucchiato dalle correnti. Per di più, il territorio dell’aeroporto inizia proprio a ridosso della miniera. Ma qui, in generale, tutto è molto vicino: dalla città si arriva alla cava in dieci minuti a piedi, lungo una strada sterrata. “La miniera sarà alla vostra destra”, annuncia ogni volta il pilota dei voli dell’aeroporto locale, sapendo che questa è l’attrazione principale e quasi unica della città. Voli regolari e diretti arrivano qui da Mosca, San Pietroburgo e molte altre grandi città della Russia. A dispetto del fatto che i turisti sono merce rara a Mirnyj.
Molte persone venivano qui a lavorare con il sistema della “vakhta”, cioè per alcuni mesi per poi tornare alcuni mesi a casa, come è consuetudine nell’estremo Nord, dove le temperature in inverno scendono a -55-60 ºC. La maggior parte degli edifici di Mirnyj è su palafitte, per via del permafrost. E qui, come in altre città del Nord, le facciate delle case sono dipinte di colori brillanti, per cercare di combattere la depressione nel lungo inverno.
“In estate a Mirnyj ci sono le vere notti bianche. Ma in inverno fa buio molto presto: alle 16. E al mattino il sole sorge non prima delle 11. E questo è un po’ deprimente”, dice Aleksandra, che risiede qui.
Qui tutto è adattato per il freddo e il lungo inverno, persino le scale. In ogni istituzione pubblica, sia essa una clinica o una chiesa, le scale sono coperte con un tappeto jakuto. “Perché? Perché tutte le scale esterne sono rivestite con piastrelle scivolose, di quelle che di solito vengono utilizzate negli interni. E così bisogna metterci tappeti sopra in modo che le persone non restino paralizzate per le cadute. Per qualche oscura ragione, sembra impossibile utilizzare la ragione e predisporre fin dall’inizio un rivestimento antiscivolo”, spiega polemico in un suo video il blogger Ilja Varlamov, che ha visitato Mirnyj. In effetti, il problema delle piastrelle scivolose in inverno è comune a molte altre città russe, e di solito si risolve cospargendo di sabbia, sale o reagenti chimici le superfici. Tuttavia, a Mirnyj, la soluzione locale e insolita sono i tappeti.
La città ha due cinema, due piscine, uno stadio, un teatro, un giardino botanico, diversi ristoranti, un bar con narghilè e un solo hotel, l’Azimut “Zarnìtsa”, con camere che costano come un bell’albergo di Mosca: 8-10 mila rubli (87-110 euro) a notte. Il traffico in città è di Land Rover e Land Cruiser.
“Il costo del cibo è il doppio rispetto al Continente [in russo “materìk”: così nell’estremo Nord chiamano la Russia europea o comunque le grandi città più a sud; ndr]. Ciò è dovuto al fatto che Mirnyj si trova in un luogo inaccessibile, dove tutti i prodotti vengono portati da Novosibirsk, Krasnojarsk, Irkutsk lungo la strada invernale attraverso Ust-Kut o, in estate, via Jakutsk, lungo una terribile strada non asfaltata”, dicono sui forum locali.
La gente del posto si consola con il fatto che la città nel suo insieme è “verde, con una discreta situazione ecologica”, e che gli stipendi, se lavori per Alrosa, sono sufficienti per vivere. Inoltre Mirnyj (nomen omen; visto che in russo significa “pacifico”) è un posto calmo, e non si verifica quasi nessun crimine qui. E, naturalmente, un altro aspetto positivo “è che c’è un buco surreale nel terreno, quasi come il Grand Canyon”. L’unico inconveniente è l’odore di acido solfidrico, che proviene proprio dalla miniera a cielo aperto, e che a volte inonda la città.
Cosa ne sarà dell’enorme miniera?
Per molto tempo non ci sono stati progetti. E su internet è apparso di tutto. Persino un progetto di una eco-città coperta da una cupola con un’ecosfera chiusa per 100mila persone da realizzare dentro al cratere. È stato sviluppato dallo studio di architettura russo “AB Elis”.
Tuttavia, in Jakuzia, questo non è mai stato seriamente discusso da nessuno e assomiglia più a un’operazione pubblicitaria dello studio moscovita. Molto probabilmente, il futuro di Mir è molto più prosaico.
Nel gennaio 2020, è diventato chiaro che la miniera aveva ancora una possibilità di rinascere: Alrosa ha iniziato nuove esplorazioni geologiche. Costeranno alla società 2 miliardi di rubli (circa 22 milioni di euro) e risponderanno alla domanda se sia redditizio ripristinare la produzione qui.
“Se lo studio confermerà la fattibilità economica e la sicurezza della prosecuzione dell’estrazione mineraria nella Miniera ‘Mir’, i lavori per il ripristino inizieranno nel 2024 e dureranno 6-8 anni”, ha scritto il quotidiano “Vedomosti”.
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