Made in babushka: il sito che permette di farsi fare una maglia ai ferri da una nonnetta russa

Lifestyle
ALBINA ANDREEVA
Per loro è un modo di arrotondare la pensione, e per i clienti di avere un capo realizzato con grande sapienza manuale e con il cuore. Ecco a voi Granny’s

Maria Loginova ha 103 anni. Era già viva ai tempi della Rivoluzione d’Ottobre e della Guerra civile, e ricorda la Seconda guerra mondiale e la Perestrojka. Ma non è in vena di stare a rivangare il passato: ha ancora troppa energia e troppo da fare nel presente, tra la cucina, il giardinaggio e una banda di nipoti. “Le piace più passare tutto il giorno a zappare e piantare patate nell’orto, che non stare pigramente a ricordare il passato”, dice sua nipote.

Volete sapere la sua ultima impresa? Bene, Maria si è trovata un lavoretto su Granny’s, una startup di millenial, basata su Instagram, per la quale realizza maglioni bellissimi con la migliore lana peruviana: quindi chi vuole la massima qualità con tutto l’amore di una nonna, sa ora dove cercare.

L’Uber del lavoro a maglia

Dietro il progetto c’è Julia Alieva. Dice che voleva fare del bene alle persone sin dall’inizio della sua carriera. Così, due anni fa, ha finalmente abbandonato il suo posto di dirigente nel settore statale per avviare una propria start-up dallo spirito sociale. Sul suo account Instagram, Julia afferma di aver sempre “provato grande ammirazione per le persone anziane”, forse perché era molto attaccata ai suoi nonni. Ecco perché ha deciso di fare qualcosa per sostenere i pensionati in tutta la Russia.

“Ho sentito spesso mia nonna dire: quanto a capacità manuali le nostre donne possono superare chiunque, solo che nessuno lo sa”, ha raccontato Julia alla rivista “Ogonjok”. Quelle parole le si sono impresse nella mente, così ha immaginato Granny’s, un’impresa di maglieria che avrebbe permesso alle artigiane in pensione di vendere le loro maglie online e di guadagnare rubli extra grazie al loro talento.

Per trovare le sue artigiane, Julia ha usato i social media. All’inizio tutto è andato lentamente: molte persone sospettavano una truffa e si rifiutavano di credere che qualcuno fosse disposto a promuovere e vendere manufatti in cambio solo di una piccola commissione.

Tuttavia, una nonnetta decise di provare a darle fiducia e si unì alla start-up. Dopo di che arrivarono i primi ordini, le prime vendite, il passaparola fece il suo lavoro e i media hanno diffuso il messaggio, e ben presto sono iniziate ad arrivare domande di partecipazione da tutto il Paese.

“Ho amato lavorare a maglia fin da bambina, ho fatto un sacco di cose ai ferri per me, le mie sorelle e poi per le amiche”, racconta Elena Leonidovna, quella babushka pioniera che ha tracciato la pista per le altre. “Ora mi prendo cura di mio nipote, che ha esigenze particolari, quindi sono stata davvero fortunata a prender parte a questo progetto. Posso fare quello che amo mentre me ne sto a casa.”

L’attività funziona come segue: in primo luogo, si fa un ordine sulla pagina Instagram del progetto. I gestori inviano quindi il tuo ordine, insieme al materiale necessario, a una certa nonnina, che lavorerà a mano il tuo articolo da casa sua, che può essere ovunque in Russia, a Mosca, come in qualche cittadina di provincia o in un villaggio di montagna del Caucaso. Quindi il capo ti viene spedito per posta, e ricevi i tuoi abiti fatti da una vera babushka che ti terranno caldo anche negli inverni più freddi.

E non pensate che sia un lavoretto alla buona. Queste donne conoscono il fatto loro: hanno un preciso stile e stabiliscono le proprie tendenze. Irina Krjuchkova, per esempio, si tiene al passo con la moda controllando le collezioni stagionali di Zara e H&M. Non è troppo impressionata, tuttavia: il filato è prevalentemente sintetico e il tocco umano è sicuramente carente. “Io, invece, quando lavoro a maglia, metto il mio cuore e la mia anima in ogni pezzo”, dice. “I marchi del mercato di massa possono anche essere migliori sotto alcuni aspetti, ma non hanno il calore e la gentilezza che ci metto io.”

Carino, comodo, audace o glam, le nonnette hanno tutto quello che si può desiderare. Realizzano maglioni di filo grosso e altri con colori fluo, eleganti borse di paglia e cappelli paglietta, oggetti per la casa patchwork e tappeti tessuti a mano. Questi ultimi, a proposito, sono creati con un vero telaio; e sono uno dei prodotti artigianali più esotici nel menù di Granny’s, insieme a merletti al tombolo e bigiotteria. E, naturalmente, ogni sorta di adorabile abbigliamento per bambini: scarpine, mutandoni, abiti da principessa e coperte morbide come una nuvola per culle e lettini.

“Ho imparato a lavorare a maglia e a cucire a scuola. Erano gli anni della mancanza di prodotti nei negozi e volevo sembrare elegante”, racconta la sua storia Ljubov Valerevna, di San Pietroburgo, mamma di tre figli e nonna da 5 anni. “E negli anni Novanta, quando non si trovava niente, le mie figlie erano le ragazze più eleganti, ed erano molto orgogliose del fatto che la loro mamma lavorasse a maglia e cucisse per loro gli abiti…”.

Ogni pezzo ha il nome della magliaia in modo da sapere quale babushka ha messo il suo lavoro e il suo talento nei tuoi vestiti. Fa parte dell’idea, secondo Julia Alieva, di aggiungere una connessione umana all’intera esperienza, come se fosse la tua nonna che vive lontano a inviarti un regalo. “Si tratta di vere nonne che mettono amore, calore, cura e saggezza in ogni punto”, afferma uno dei primi post di Instagram sul progetto.

Oggi, lei e la sua amica Ksenia gestiscono una vera corporation di babushki: 137 nonne e 4 nonni di circa 40 città e villaggi. I criteri per qualificarsi come magliaia di Granny’s sono semplici: basta avere dei nipoti e più di 55 anni di età.

Un dream team di nonnette

Gli artigiani sono di ogni ceto sociale: giovani e vecchi, ingegneri e casalinghe in pensione, professori e meccanici. E le storie che raccontano sono forse l’unica cosa più incredibile della loro maestria.

Prendete, ad esempio, Asja Adolfovna, 78 anni, discendente di una lunga serie di coloni tedeschi che arrivarono in Russia sotto Caterina la Grande, nel Settecento. I suoi genitori furono deportati negli Urali insieme ad altri tedeschi del Volga nel 1941, quindi è cresciuta in un insediamento speciale. Ma difficilmente lo indovinereste guardando la donna allegra che sorride nelle foto, una esperta di tecnologia di Mosca, a cui piace tenersi attiva e fare calzini caldi per Granny’s.

Altre tre magliaie sono sopravvissute all’assedio di Leningrado, e Kalleria Pavlovna, 82 anni, ricorda come fu evacuata da Mosca su un treno, con le bombe che cadevano dal cielo e con poco o niente da mangiare. “Ci hanno preparato una zuppa con bucce di patate e aglio… È stato un bel gesto”, condivide i suoi ricordi sulla pagina di Granny’s.

Per molte, lavorare a maglia non è solo un passatempo, ma qualcosa che ha supportato la famiglia nei momenti peggiori. “Quando ero alle elementari, guardavo una vecchia mendicante che vagava per la città. In inverno, faceva così freddo e lei non aveva le muffole”, racconta Tatjana Igorevna, di San Pietroburgo, “Mi dispiaceva per lei e volevo aiutarla. Così ho preso un libro e ho imparato da sola a lavorare a maglia! Ma quando i guanti erano pronti, non ho mai più visto quella povera donna… Poi sono arrivati i durissimi anni Novanta e sono emigrata per un po’ in Germania, dove ho fatto un sacco di maglie per la vendita e ho anche insegnato a lavorare con i ferri”.

Il lato commerciale della nobile causa

“Acquistando da noi, aiuti la nonna di qualcuno”, dice lo slogan in cima alla pagina del progetto, e il brand mantiene questa promessa. Tutto sommato, circa il 90% di tutti i profitti va direttamente agli artigiani. Alcune nonne lavorano con i progetti dell’azienda e ricevono un importo fisso per articolo, altre creano i propri pezzi e li mostrano sulla pagina di Granny’s; in tal caso, l’azienda riceve una commissione del 10% e gestisce sia gli ordini che la consegna. Tutti gli utili, meno le commissioni delle nonne, vengono investiti per espandere ulteriormente il business.

I guadagni variano, da magliaia a magliaia, da stagione a stagione. “Molto dipende da loro stesse”, afferma Julia. “Noi offriamo pari opportunità a tutti. Coloro che perfezionano costantemente le proprie capacità, escogitano nuove idee, possono facilmente raddoppiare la pensione mensile.” Fa un esempio: una delle magliaie riceve 12.000 rubli (circa 140 euro) di pensione e guadagna altrettanto collaborando con Granny’s.

Julia, tuttavia, ritiene che per le artigiane il progetto significhi molto più che il solo denaro: è un incentivo a tenersi occupate, andare avanti e riempire la propria vita di senso. “Le motiva e illumina i loro occhi”, spiega.

“Di che umore siamo! Non ne hai idea! È proprio come hai scritto tu: ti fa venir voglia di vivere e di dare gioia alle persone! E di creare cose meravigliose! Grazie mille!”, legge un messaggio che ha ricevuto da delle magliaie che avevano appena ricevuto i loro primi ordini.


Le dieci regole non scritte di ogni babushka russa