Nel 2009, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, parlando del futuro delle relazioni russo-americane, dichiarò: “Le relazioni future stanno con un piede sul vecchio percorso di sviluppo e con l’altro su uno nuovo”.
Putin gli rispose con parole non semplici da tradurre: “Мы враскорячку не умеем стоять” (“My vraskorjàchku ne umeém stojàt”). Più o meno: “Noi non sappiamo stare con una gamba qua e una là”. E proseguì: “Stiamo a piedi saldi e guardiamo saldamente al futuro”.
“Vraskorjachku” è un avverbio colloquiale, che viene dal verbo raskorjàchit: “allargare goffamente” usato di solito in riferimento alle gambe delle persone o alle zampe degli animali. Letteralmente, significa che i russi “non sanno stare con le gambe divaricate goffamente”. Ma il presidente usò questa frase dal registro colloquiale come metafora: i russi sanno esattamente dove stanno andando e non dubitano della loro scelta.
“Ero un traduttore principiante. Ho visto il discorso in televisione e ho pensato: grazie a Dio non devo tradurlo io”, ha dichiarato Aleksej Sadykov, consulente del dipartimento di supporto linguistico-stilistico del Ministero degli Esteri russo, che in seguito ha tradotto Putin in vari negoziati internazionali.
Nel 2019, nella conferenza stampa annuale a Mosca, il Presidente Putin stava spiegando il suo atteggiamento nei confronti degli Accordi di Minsk sulla crisi ucraina, quando improvvisamente ha tirato fuori una frase che lui stesso ha definito di un registro “da teppisti, da combattenti”: “Донбасс порожняк не гонит”; “Donbàss porozhnjàk ne gónit”.
Fa sempre un po’ strano quando dalle labbra del presidente escono frasi in slang o tipiche di un registro colloquiale o basso. Ma vediamo di raccapezzarci. Il Donbass è la regione nell’Est dell’Ucraina dove, in seguito alla crisi del 2014 sono presenti due Stati indipendentisti autoproclamati: la Repubblica Popolare di Donetsk e la Repubblica Popolare di Lugansk. La zona è celebre per le sue miniere di carbone e in questa zona nacque il fenomeno dello stacanovismo.
Quando la frase si diffuse per la prima volta, negli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento, esprimeva l’orgoglio della produttività locale: “porozhnjàk” indica in russo un “mezzo di trasporto vuoto” o un “vagone vuoto” e quindi l’espressione era traducibile come “Il Donbass non manda vagoni vuoti (di carbone)”.
Ma, negli anni, a quel significato se ne è sovrapposto un altro, proveniente dal gergo della mala e carcerario, dove “гнать порожняк” (“gnat porozhnjak”; “gnat” è l’infinito di quel “gonit” che appare nella frase di Putin) significa “raccontare balle”; “dire assurdità”. Ed è spesso usato come sinonimo di un’altra celebre espressione della mala: “не отвечать за базар” (“ne otvechàt za bazar”), “non essere responsabili di quanto detto”; “non tener fede alla parola data”. Nel caso in questione, quindi, il Donbass “non dice assurdità” e resta “fedele a quanto detto”.
“[Questa frase] è stata quindi discussa molto attivamente nella comunità dei traduttori per molto tempo. I traduttori concordano sul significato “Il Donbass non dice sciocchezze”, ha dichiarato Natalja Krasavina, segretaria di ambasciata di terza classe del Dipartimento di supporto linguistico del Ministero degli Esteri russo.
Nel 2005, Putin arrivò in Germania in visita ufficiale. In una delle riunioni programmate, il presidente russo iniziò a spiegare ai colleghi tedeschi la formazione del prezzo del gas russo esportato in Germania. Il presidente si fece prendere dalla discussione e, per maggiore chiarezza, citò un celebre indovinello per bambini. E, per non gettare nel panico gli interpreti, passò egli stesso al tedesco, lingua che padroneggia, traducendolo:
L’indovinello recita: “А и Б сидели на трубе, а упала, б пропала, кто остался на трубе?” (“A i Bé sidéli na trubé, A upala, B propala, kto ostalsia na trubé?”), ossia: “A e B sedevano sul tubo, A è caduta, B se ne è andata, chi è rimasto sul tubo?”. La risposta è “И” (I; la congiunzione “e”). In questo modo Putin voleva alludere al fatto che ci sono altri attori tra la Russia e la Germania: quei Paesi di passaggio dei gasdotti, che spesso incidono eccome sul prezzo, per permettere l’attraversamento del loro territorio, e che spesso vengono dimenticati, proprio come fanno i bambini con la И nell’indovinello.
Ma pare che non tutti gli ascoltatori abbiano capito il preciso significato di tale rimando.
Nel 2012, in una conversazione tra Putin (allora premier) e dei tifosi di calcio, emerse l’argomento dell’Esame di stato unificato ЕГЭ (“eghé”), che gli studenti devono superare per l’ammissione alle università.
Rispondendo alle critiche sull’esame, Putin fece notare che in quel momento vicino a lui sedeva il capo della Federazione calcistica della Russia Sergej Fursenko, fratello del Ministro della Pubblica Istruzione Andrej Fursenko. E aggiunse, scherzosamente:“Можно отбуцкать его за углом, чтобы он передал брательнику наш привет” (“Mózhno otbùtskat egó za uglóm, chtóby on peredàl bratélniku nash privét”. “Si può prenderlo a pedate dietro l’angolo in modo che mandi i nostri saluti al fratellino”.
Il significato del verbo “otbùtskat” è “picchiare” o “colpire” e meglio ancora “prendere a calci”, “a pedate”, ma alcune persone dovettero cercare questo neologismo su internet. La parola ha un suono piuttosto divertente, e ora che la conoscete potete provare a farla scivolare in qualche conversazione tra amici, per dimostrare quanto bene padroneggiate il russo. Se volete conoscerne anche l’etimologia, sappiate che è costruita attorno alla parola inglese “boot” che significa “stivale”, e, come verbo, “calciare”. Forse Putin fu inspirato dal contesto calcistico di quell’incontro. In russo con la parola “butsy” si indicano gli “scarpini da calcio” (dall’inglese: “football boots”).
Al Forum economico internazionale di San Pietroburgo, il moderatore chiede a Putin delle sanzioni. Il presidente sfoggia nella sua risposta la parola “ukontropùpit”.
“Finora, tutte le sanzioni che sono state messe in atto, pescano dalla mia cerchia di contatti uomini e donne a me vicini, amici miei e amici degli amici, per, come si dice nei circoli della nostra intellighenzia, ukontropùpit queste persone, cioè punirli non è chiaro per cosa”.
“Ukontropùpit” significa “limitare”, “reprimere”, “costringere qualcuno a cessare la propria attività”; “distruggerlo”. Questa parola è usata piuttosto raramente oggi, e dalla bocca del presidente è suonata ancora più insolita.
Nel 2010, Putin prese parte alla commissione russo-francese sulla cooperazione bilaterale a livello di capi di governo, come primo ministro della Russia. La conversazione con i giornalisti volse sull’argomento di WikiLeaks e la democratizzazione, e Putin commentò con un proverbio russo semplice ma efficace, che ci si aspetterebbe più in bocca a una paesana che non al primo ministro:
“Per quanto riguarda la democrazia. Se deve essere democrazia, che sia completa. Perché il signor Assange è finito in prigione? Questa è democrazia? Da noi, nei villaggi, dicono: “Chjà by koróva mychàla, a vasha – mólchala”; “La mucca di qualcuno dovrebbe muggire e la vostra dovrebbe stare zitta”. Così voglio rispondere ai nostri partner americani”.
Questo proverbio sulla mucca può essere usato quando l’interlocutore ti accusa di qualcosa riguardo alla quale lui stesso non ha la coscienza pulita.
Probabilmente la sua frase più celebre, Vladimir Putin l’ha pronunciata nel 1999, quando era da poco presidente del consiglio, mentre presidente era ancora Boris Eltsin. Rispondendo a una domanda dei giornalisti sulla lotta al terrorismo, Putin disse delle parole diventate poi un’espressione popolare.
“Perseguiremo i terroristi ovunque. Se sono all’aeroporto, all’aeroporto. Questo vuol dire, e mi scuserete, che se li beccheremo in bagno, li infileremo nel cesso. Fine. Punto e basta”.
“Mochìt” alla lettera significa “bagnare”, “inzuppare” e “inzuppare nel cesso” non era un’espressione fino ad allora diffusa. Anche se, secondo alcuni, era diffusa nei gulag, per indicare l’uccisione degli spioni, che venivano fatti sparire buttandoli nelle fosse degli escrementi. In ogni caso, è passata alla storia dopo quella conferenza stampa e ogni russo la conosce. Oggi indica la fermezza delle intenzioni e l’irreversibilità delle decisioni.
Chi sono “peceneghi e cumani”, che Putin ha citato parlando del nuovo nemico, il coronavirus?
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