È diffusa la convinzione che il fatto di essere mancini sia determinato da uno sviluppo più attivo dell’emisfero destro del cervello, ritenuto “responsabile della creatività”, in contrasto con la parte sinistra, deputata alla “logica”. Tuttavia, questa teoria non si regge in piedi: entrambi gli emisferi partecipano al funzionamento della psiche umana, e fino a che punto influiscano singolarmente non è noto. Così come non è chiara la connessione tra la mano dominante e gli emisferi cerebrali, né quella tra l’essere mancini e presunte abilità mentali eccezionali.
Dall’8 al 15 per cento di qualsiasi popolazione è composto da mancini, e questa caratteristica in tutti i Paesi e le culture ha reso a lungo questi “diversi” degli emarginati. Il lato sinistro in molte culture è per definizione considerato impuro. Se ne vede il segno anche nelle lingue: in italiano, ed è stato ripreso dal latino, “sinistro” ha il valore di “infausto”, “avverso”, “preannunciatore di danni o sventure”. Nell’antico inglese “lyft” (da cui proviene “left”) significava “debole”, “goffo”, “stupido”. E anche in russo, “levyj” ha significati negativi, come “illegale”, “illecito”, “abusivo”.
Dare la mano sinistra per salutare è stato considerato ed è considerato un gesto almeno imbarazzante, se non un vero e proprio affronto. In Russia, l’atteggiamento nei confronti dei mancini era nel passato lo stesso di altre culture: negativo. Pietro il Grande, per esempio, proibì ai mancini di testimoniare in tribunale. Lo zar, evidentemente, condivideva l’opinione generale secondo cui era il diavolo in persona a controllare i mancini.
I mancini hanno continuato a essere “contrastati” nel XX secolo: in Urss e in tutto il mondo credevano ancora che si trattasse di un’anomalia e quindi si cercava di forzarli fin da piccoli a scrivere e lavorare con la destra. “A quel tempo era considerato vergognoso”, ricorda l’attore Viktor Sukhorukov (nato nel 1951). “Mi davano sempre l’insufficienza in calligrafia, perché mi vietavano di scrivere con la mano sinistra, ma con la destra per me era difficile. L’insegnante mi picchiava sulle dita con un righello, per farmi usare la penna come previsto.”
Solo nella seconda metà del XX secolo il mondo si discostò dalla pratica di “contrastare” i mancini. Ora queste “persone specchio” sono pienamente inserite nella società, e per loro servono solo piccoli adattamenti. Per quanto riguarda la teoria sulle loro abilità eccezionali, beh, tra i mancini ci sono certamente celebrità di primo piano. Eccone alcune:
Il grande scrittore russo Lev Tolstoj (1828-1910) era un ambidestro: era altrettanto bravo con entrambe le mani. Non ci sono prove che Tolstoj sia stato “contrastato” nel suo essere mancino durante l’infanzia; mentre ci sono molte prove che lo scrittore sapesse scrivere senza problemi sia con la destra che con la sinistra. Sulla stampa popolare della sua epoca era diffusa la battuta che questo fosse il motivo della sua straordinaria fertilità letteraria: quando uno scrittore ordinario si stancava di tenere la penna, lui semplicemente la poteva passare all’altra mano e continuare. Non è possibile trovare nessuna fotografia di Tolstoj mentre impugna la penna con la mano sinistra, e, a quanto pare, scriveva in effetti principalmente con la destra. Ma a tavola, secondo molte memorie, lo scrittore mangiava sempre con la sinistra.
La famosa tennista Maria Sharapova (nata nel 1987), che si è da poco ritirata dalle competizioni, è nata mancina e ha iniziato la sua carriera nel tennis impugnando la racchetta con la mano sinistra: è così che si è esibita nelle competizioni juniores. Ma a 10-12 anni è passata alla mano destra. “Per natura sono mancina. Faccio molte cose da mancina. Scrivo con la destra, ma lancio e calcio qualcosa con la mano o il piede sinistro”, dice Maria. Anche lei è considerata ambidestra.
Se fosse vera la teoria secondo la quale i mancini sarebbero brillanti nelle professioni creative e nel lavorare con le immagini, come spiegare allora il fatto che è mancino anche un genio degli scacchi come Garry Kasparov (nato nel 1963)? Fin dall’infanzia, ha mostrato abilità eccezionali in matematica, logica e scacchi e a 22 anni è diventato il più giovane campione mondiale di scacchi nella storia di questo sport. Kasparov si è distinto sempre per il suo comportamento temperamentale, ed è diventato famoso per le sue decisioni paradossali, sia negli scacchi che nella vita.
Un pianista mancino: è possibile? Alcuni genitori di bambini mancini lo chiedono ancora oggi quando li iscrivono alle scuole di musica. In effetti, sembrerebbe che l’intera scuola pianistica sia progettata per i destrimani. Tuttavia, anche la chitarra è uno strumento per destrimani; ma grandi chitarristi come Jimi Hendrix o Kurt Cobain scambiarono le corde e suonarono la chitarra da mancini in modo sublime. E mancino era anche Sergej Rakhmaninov (1873-1943), noto per la sua tecnica eccezionale e l’articolazione delle dita: con la sua enorme mano, copriva 12 tasti bianchi del piano (questa è quasi la lunghezza di un foglio A4).
Nella vita, Rakhmaninov era una persona pedante e piena di fobie, amava moltissimo l’ordine e soffriva se doveva cambiare i piani; era famoso per la sua attenzione e la straordinaria memoria musicale. Poteva ricordare un lungo lavoro sinfonico e ripeterlo nota dopo nota dopo appena un paio di ascolti.
La grande ballerina Maja Plisetskaja (1925-2015) era mancina, ma ovviamente fu “contrastata”: e se faceva le faccende domestiche con la mano sinistra, scriveva solo con la destra.
Oltre al suo status di star nel mondo della danza, come persona, Plisetskaja era conosciuta tra i suoi colleghi per il suo carattere categorico. “Non rassegnatevi, fino al limite estremo, non rassegnatevi. Persino i regimi totalitari sono caduti, ed è accaduto per la passione, la convinzione, la perseveranza. Anche i miei successi si basavano solo su questo. Nel carattere c’è il destino”, scrisse Plisetskaja nella sua autobiografia.
Lo scrittore russo Nikolaj Leskov (1831-1895), che ha scritto una delle poche opere letterarie dedicate ai mancini, “Il mancino (storia del fabbro mancino e strabico di Tula e della pulce d’acciaio)”, era lui stesso un mancino completo: scriveva e mangiava con la mano sinistra. La sua storia, pubblicata nel 1881, divenne così famosa che da allora in russo, “Levshà” (soprannome del protagonista: “Mancino”) è diventato un nome comune usato per indicare degli artigiani di grande talento, e “podkovàt blokhù”, ossia “ferrare una pulce” (cosa che fa lui nella storia) è un fraseologismo che significa fare qualcosa di tecnicamente super impegnativo.
Il grande fisiologo Ivan Pavlov (1849-1936) notò da bambino che lui, mancino, poteva fare alcune cose ugualmente bene con entrambe le mani, sinistra e destra, ad esempio lanciare il bastone nel gioco di gorodkì. Pavlov era un appassionato di questo sport popolare. “Nel lancio ha luogo una coordinazione complessa dei movimenti muscolari, che, a sua volta, ha un effetto benefico su tutte le altre funzioni del corpo”, disse il fisiologo. Nel gioco, Pavlov utilizzava entrambe le mani. Allenando la sua destra per tutta la vita, raggiunse la capacità di usarla bene come la sinistra.
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