L’equipaggio di SIRIUS19 ha svolto le ultime rilevazioni sulla superficie lunare. Abbiamo mentalmente detto addio al freddo satellite, e abbiamo iniziato a volare invertendo la rotta.
Un giorno, dalla stazione orbitale lunare, andremo direttamente su Marte, ma per ora stiamo tornando sul nostro bellissimo pianeta natale, la Terra. Lì, dove c’è un tripudio di colori, e non solo grigio, marrone e verde. Lì, dove profuma di pioggia, di erba e… di fumi di scarico. Lì, dove senti il calore del sole e gli schiaffi del vento autunnale, e non solo le gocce di sudore che ti scivolano sul viso dopo l’ennesima corsa sul tapis roulant. Lì, dove il tuo piatto preferito o uno nuovo mai assaggiato prima produce micro-esplosioni di piacere, e il cibo non è percepito non solo come una necessità per rifornirsi di energia. Lì, dove molte persone vivono attorno a te con le loro preoccupazioni, le loro esigenze e il loro amore, e non ci sono solo sei membri dell’equipaggio a farti da colleghi, amici e familiari.
Lì, dove il rumore delle informazioni a volte assorda la voce interiore, distrae e impone i pensieri degli altri. In isolamento, ci è stato dato un lusso che è impensabile per i residenti delle grandi città: un vuoto di informazioni o, se volete, una disintossicazione dalle informazioni. Qui ci siamo concentrati completamente sul lavoro, sullo sviluppo personale, sullo studio non solo di esperimenti scientifici, ma anche di noi stessi.
Le restrizioni danno fastidio e causano cattivo umore a quasi tutte le persone, ma ad altre danno la capacità dimenticata da tempo di godere di piaceri semplici. Nel corso della missione SIRIUS19, ti godi ogni secondo, anche il fare una doccia calda è un piacere, dopo averla lungamente attesa (è possibile farla solo ogni dieci giorni). Ti sembra di liberarti di un chilo di unto e sudore dopo dieci giorni di allenamenti quotidiani senza potersi lavare. E quella notte dormi il sonno più bello, con le lenzuola e il pigiama puliti.
Anche la corrispondenza con la famiglia e gli amici diventa un evento sacro. Dopotutto, questa non è la comunicazione a monosillabi dei messaggi di ogni giorno. Prima pensi a cosa scrivere, poi raccogli parole capaci di trasmettere emozioni e pensieri. Di solito alleghi alla lettera anche fotografie della tua vita a bordo della stazione orbitale e chiedi di spedirti qualche immagine della Terra. Tutto questo viene inviato alla posta di supporto psicologico, attraverso il canale interno, e questi, a loro volta, inviano lettere ai destinatari.
Se al mattino un membro dell’equipaggio tace e sta nella sua cabina, e fissa il tablet con un sorriso sul volto, significa che qualche messaggio è arrivato dalla Terra. In quei casi si legge con entusiasmo ogni parola, si guardano più volte le foto e si capisce che nella vita ordinaria tali momenti ci sfuggono.
Spesso i membri dell’equipaggio condividono le notizie tra loro. Ci mostriamo le foto, proviamo empatia e gioiamo sinceramente per i successi del comandante, dell’ingegnere di volo, del medico dell’equipaggio e dei tester americani.
Ci mancherà SIRIUS19? Ci mancherà questa routine misurata dall’incessante e interessante lavoro scientifico, con un allenamento fisico quotidiano? Ci sono stati anche minuti liberi in cui abbiamo potuto leggere libri, chiacchierare, guardare film… Qui c’era una calma quasi costante e una vera mancanza di ansia. Questa è stata la nostra vita ordinaria a bordo.
Ma la cosa più preziosa che ho imparato dopo questo esperimento è stata sapere che tu, anche se molto piccolo, sei una particella che partecipa all’avventura più complessa e incredibile dell’umanità: l’esplorazione dello Spazio.
Ci vediamo sulla Terra!
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№2: Perché ci sono ancora così poche donne astronauta?
№3: Come ho imparato ad amare il terribile tapis roulant magnetico
№4: Ecco com’è la stazione spaziale per le esercitazioni nel centro di Mosca
№5: L’esperimento della privazione del sonno. Ecco le mie 36 ore senza dormire
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