Professionisti dei videogiochi: i russi che per mestiere (ben pagato) aiutano i gamer a vincere

Irina Baranova
Proprio non riuscite a far fuori il drago? A quel livello dello sparatutto venite sempre uccisi? C’è chi è disposto a spendere da poche decine a varie migliaia di euro per farsi dare una mano dagli stacanovisti del joystick

Se pensate che nella conservatrice Russia i giochi siano trattati come qualcosa “da bambini”, non è così. Basta guardare i numeri. Ai videogame giocano 65,2 milioni di russi, quasi la metà della popolazione totale del Paese. A fornire i dati a Russia Beyond è stato l’ufficio stampa di “Mail.ru Group”, società internet russa. E secondo un sondaggio del 2017 della stessa compagnia, il 95% dei giocatori e degli appassionati che seguono i tornei di e-sport sono uomini, circa il 40% dei giocatori ha meno di 18 anni, e un altro 36% un’età compresa tra 18 e 24 anni. Il genere più popolare in Russia è lo sparatutto (il 70% dei rispondenti ha detto di giocarci) seguito dai giochi online multiplayer (42%).

E il giro di mercato del settore dei videogiochi in Russia si è attestato nel 2017 a 92,8 miliardi di rubli (1,26 miliardi di euro). Non stupisce che sia qui che nascono progetti come CyberArena Pro

Nel 2016 il gamer di Irkutsk (città siberiana vicino al Lago Bajkal, 5.200 chilometri a est di Mosca) Roman Telezhkin ha aperto un piccolo club con dei computer dove tenere delle competizioni di videogiochi. Dopo un anno e mezzo era già diventato l’ufficio di uno dei più grandi servizi online di allenamento per gamer in Russia.

“Alle competizioni iniziarono ad arrivare giocatori da altre regioni della Russia”, racconta Telezhkin. In breve il club iniziò a trasmettere le gare online e aprì il suo canale YouTube. Il primo video con la sintesi di una partita allo sparatutto “CS:GO – Counter-Strike: Global Offensive” totalizzò 811 mila visualizzazioni.

Così il club si trasformò prima in una vera e propria piattaforma per condurre dei cyber-tornei, e poi  in CyberArena Pro, un sito per allenare i gamer e far crescere le loro abilità di gioco.

Telezhkin è convinto che affinché i gamer imparino a giocare meglio e più professionalmente sia necessaria una motivazione aggiuntiva. E la caratteristica principale del servizio è proprio il suo sistema di premi per le vittorie nei giochi.

Per i successi a Dota 2, Counter-Strike, League of Legends e PlayerUnknown’s Battlegrounds gli utenti connessi ricevono una valuta virtuale, con la quale è possibile poi acquistare o ottenere sconti su telefonini, laptop e schede video nel negozio online della piattaforma. E c’è anche la possibilità di trasferire l’importo su Steam o sull’e-wallet Qiwi.

“Una persona compra un abbonamento mensile per 400 rubli (5,45 euro). Noi poi analizziamo i suoi progressi e lo ricompensiamo se gioca meglio della media della piattaforma. Se gioca peggio della media, ci accontentiamo del fatto che si stia allenando e migliorando”, spiega Telezhkin. 

Il grosso degli utenti è composto da russi, il cui numero raggiunge circa i 10 mila al giorno. Uno di loro, il ventunenne studente Dmitrij, di Irkutsk, un ragazzone alto con i capelli chiari lunghi fino alle spalle, paga l’abbonamento a CyberArena Pro dal momento della fondazione del sito. Giocando a Dota 2 tra le 10 e le 15 ore al giorno si è “guadagnato”, premio dopo premio, una nuova scheda grafica, un mouse e delle cuffie. C’è stato un momento in cui giocava anche 16 ore al giorno, ma poi gli impegni con lo studio l’hanno costretto a tornare alla vita reale.

Secondo lui, questo tipo di piattaforme sono ideali per i gamer con un livello basso o medio, per migliorarsi e in più ottenere per la vittoria “seppur qualcosa” in premio.

Lui si occupa di “boosting degli account”, ovvero in cambio di soldi alza il rating di altri gamer nel gioco. Anche i suoi amici fanno lo stesso “lavoro”.

“Il gaming porta a chi vive nelle piccole città provinciali un reddito sufficiente, e al giorno d’oggi senza videogiochi non vai da nessuna parte”, dice Dmitrij.

Per il futuro, Roman Telezhkin progetta di migliorare le capacità di gioco anche dei gamer europei.

“Nella seconda metà del 2019 contiamo di arrivare a mezzo milione di utenti attivi [nel totale dei sei mesi], e 50 mila saranno certamente europei”, è sicuro lui. Ma in questo settore di mercato ci sono già concorrenti.

La Uber dei gamer

“Immaginate di dover uccidere un drago in una partita. Per questo è necessario formare una squadra di 25 persone. Qui veniamo in aiuto noi, giocatori professionisti, e aiutiamo a sopraffare questo drago”, dice il product director della start up Legionfarm Kirill Chuvakov.

A differenza di CyberArena Pro, la start up Legionfarm, fondata nel 2016 da un laureato dell’Università di Novosibirsk, Aleksej Beljakin, è stata progettata per gli utenti stranieri. Otto anni prima, Aleksej giocava ai videogiochi e cercava di guadagnare soldi, vendendo account “pompati”, e insegnando agli altri giocatori a giocare via streaming e via Skype. Qualche anno dopo si trasferì a Mosca e creò una piattaforma di aiuto nei videogiochi; un luogo in cui la gente comune si affida a giocatori professionisti per completare una missione complessa o per far crescere insieme un personaggio.

In generale, il risultato è una specie di Uber, in cui invece di autisti professionisti ci sono gamer professionisti. Vai sul sito, ti registri, scegli il servizio: superare un livello particolarmente complesso, uccidere un nemico o “far crescere” un personaggio… e i gamer professionisti si mettono all’opera e svolgono diligentemente il compito.

Il Louis Vuitton dei gamer 

Le maggiori richieste da parte dei clienti sono per i giochi World of Warcraft, Destiny 2 e Tom Clancy’s The Division, dice Chuvakov. Il costo medio del servizio è sui 200 dollari (quasi 180 euro) e la maggior parte degli ordini arriva dagli Stati Uniti e dall’Europa occidentale, e in misura inferiore dall’Australia e dagli Emirati Arabi Uniti. In totale, la compagnia ha 20 mila clienti e ogni giorno almeno duemila di loro chiedono aiuto.

Lo svolgimento del servizio può richiedere da un giorno a un mese intero (ad esempio, per far raggiungere un certo livello a un personaggio), e possono essere impegnati nella missione fino a 500 gamer (a proposito, molti di loro sono non in Russia, ma in altri Stati ex sovietici). Il costo di ordini particolarmente complessi e lunghi richiede decine di migliaia di dollari.

“Una cosa è quando devi ottenere due vittorie a Fortnite e quindi è improbabile che ti costi più di 10 $. Un altro sono compiti più complessi. E verso l’alto non abbiamo un limite. Ricordo che una volta abbiamo completamente ‘pompato’ un personaggio per 30.000 $, gli abbiamo messo dei vestiti unici, aggiunto abilità e lo abbiamo messo su un cavallo fichissimo”, spiega Chuvakov.

A quanto racconta, vestire un personaggio con un bellissimo costume per un giocatore entusiasta è tanto importante quanto per una donna amante della moda comprare una costosa borsa di marca, come una Louis Vuitton. I giocatori accaniti sono sempre disposti a pagare un sacco di soldi per questo: un vestito virtuale è per loro più importante delle cose materiali.

Il loro pubblico di riferimento non è certo formato da studenti in bolletta che risparmiano sul pranzo per pompare un personaggio, ma di uomini tra i 27 e i 35 anni con un lavoro e buone possibilità economiche.

“Alcuni giochi richiedono azioni monotone su cui non puoi passare tanto tempo se hai una moglie e dei figli. Pertanto, gli adulti che amano i giochi spendono molto denaro in questo”, spiega Chuvakov.

Il personale è di 32 dipendenti. Il loro obiettivo principale in questa fase è firmare contratti con gli sviluppatori di giochi, affinché forniscano dati sullo stato di avanzamento dei giocatori in tempo reale, in modo che i gamer professionisti possano offrire il loro aiuto ai “novellini” che continuano a collezionare sconfitte. 

A Legionfarm a volte chiedono anche di uccidere il nemico o di svolgere una missione al loro posto, ma questa è più l’eccezione che la regola, dice Chuvakov. “Le persone non sono certo degli idioti che si perdono il piacere del gioco”, conclude.

 

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