Per la gioventù russa le vecchie Zhigulì sono diventate auto di culto

Nikolaj Shevchenko
I teenager sono pronti a vendere la Playstation per comprarsi una vecchia Lada e mettersi a restaurarla pian piano, per poi partecipare a grandi raduni di appassionati

È mattina presto e una fila di Zhigulì si allunga sulla strada federale che da Mosca va verso ovest. Piove a dirotto. I tergicristalli consumati e il vecchio debole sistema di areazione per spannare il parabrezza fanno calare di molto la visibilità. I guidatori abbassano i finestrini e protendono le teste, e con le gocce che battono sul viso, pigiano sull’acceleratore. Li aspetta il circuito “Moscow Raceways” e il raduno dei membri del movimento “Boevaja Klassika”; “Classici da combattimento”.

Boevaja Klassika” è una comunità informale di appassionati di “taz” (ovvero “catini”, come i russi chiamano scherzosamente le macchine della AvtoVAZ, ironizzando sulla loro qualità). I proprietari delle Lada di tutti i modelli dalla 1 alla 7 si ritrovano nelle comunità Internet e vanno a fare derapate nella capitale e nelle regioni. Ma una volta all’anno si radunano in un posto designato, per passare un po’ di tempo tra di loro. Il 29 giugno 2019, gli amanti dei “catini” erano in massa su questa pista nei pressi di Mosca. 

Adolescenti al volante 

Dopo le biglietterie, gli spettatori avanzano per gli stretti corridoi del circuito automobilistico fuori dalla capitale e si affacciano su un enorme spiazzo pieno come un uovo di Zhigulì.

Si va da vecchi macinini arrugginiti a bolidi  dalle carrozzerie splendenti, così modificati da essere quasi irriconoscibili. Parcheggiate in file ordinate ci sono tutte le auto protagoniste di “Boevaja Klassika”.

Evidentemente, questo è il destino dei vecchi “catini” dopo la morte. In alcuni casi nel significato letterale della parola. 

“La mia era di un vecchietto, che l’aveva guidata per 13 anni e poi è morto. Dopo la sua morte la macchina è rimasta ferma per tre anni in un garage. Quando l’hanno messa in vendita, l’ho comprata per 60 mila rubli (840 euro). Avevo appena compiuto 18 anni”, racconta l’ora ventunenne Evgenij Garkov.

Al raduno “Boevaja Klassika” Evgenij è venuto dalla zona di Nuova Mosca, il grande agglomerato urbano aggregato alla capitale nel 2011. Dopo l’acquisto, ha investito una bella sommetta nella sua pitjòrka (nomignolo affibbiato dai russi alla Lada 2105). “Ho completamente rifatto le sospensioni anteriori, ho cambiato il freno a mano, gli ammortizzatori e le molle, ci ho montato il motore di una Niva, e ho cercato di restaurare la carrozzeria con pezzi originali del 1982: paraurti, fari, tergicristalli; tutto ciò che era possibile trovare di quell’anno, ce l’ho messo”, racconta raggiante. Secondo i suoi calcoli, per il tuning della sua macchina ha speso di più di quanto non avesse sborsato per comprarla usata.

In generale, l’età della gran parte dei partecipanti al festival non raggiunge il limite dei venti. Il bello di “Boevaja Klassika” sta nel fatto che è una passione che possono permettersi persino dei ragazzini. E spesso i teenager sono pronti a tutto, pur di ottenere il “catino” dei loro sogni.

La sua prima pitjòrka Sergej Jakushin, di Rjazan (città 200 chilometri a sudest di Mosca) l’ha comprata a 13 anni. “Mi avevano regalato una Playstation. L’ho venduta per 30 mila rubli (420 euro) e mio papà ha proposto di comprare con quei soldi una vecchia macchina per fare drifting sul ghiaccio”, racconta Sergej, che proprio nel giorno del raduno ha compiuto 17 anni.

In questi quattro anni, ha avuto il tempo di vendere quella prima pitjòrka e di comprarsi una semjòrka (ossia una Lada 2107) per 35 mila rubli (490 euro). E, come sempre, ha poi dovuto investire non poco nelle riparazioni.

“L’abbiamo riportata al metallo nudo, risaldata per bene, riverniciata e ci abbiamo lavorato su per due anni. Abbiamo rifatto le sospensioni, ci abbiamo installato un nuovo motore da 150 cavalli preso da una Lada Priora, e poi i pistoni, albero, tubo di scarico, e anche l’interno lo abbiamo modificato e reso sportivo. Il 30 dicembre 2018 ci abbiamo fatto il primo giro”, dice Sergej, orgoglioso del risultato. 

Il ragazzo ha già speso per la sua macchina 300 mila rubli (4.200 euro). Parecchio, ma ora la vettura ha proprio un bell’aspetto. Per ora Sergej fa drifting sulla neve e sull’asfalto bagnato e teme la polizia stradale, non avendo ancora la patente. Tra i suoi progetti c’è quello di “costruire una macchina da drifting a pieno titolo già entro quest’estate”.

I soldi non sono tutto 

Ma perché queste vecchie macchine di fabbricazione sovietica attraggono così tanto la gioventù, tanto che molti ragazzi sono disposti a spendere somme altissime per il loro tuning?

Il fatto è che per molti il mondo del drifting e degli autoraduni è uno stile di vita. 

“Quando l’ho vista, ho capito subito che eravamo fatti l’uno per l’altra”, dice il ventiseienne Evgenij Slavev, di Ivanovo, città 300 chilometri a nordest di Mosca, della sua “Kopejka” (“copeca”; nomignolo dato dai russi alla Lada 2101). Ma se per i giovani e giovanissimi abbellire la loro vecchia macchina è tutto quello che possono permettersi di fare, a costo di sacrifici e rinunce, per alcuni adulti con bel altre capacità economiche la cosa diventa spesso un vero e proprio business. 

Il trentatreenne Aleksej è uno di questi imprenditori. Personalizza per altri le auto nel suo garage e, parallelamente, amplia la sua collezione di Zhigulì. Al raduno si è presentato su una “cetvjòrka” (il nome popolare della Lada 2104) con la guida a destra, per il mercato inglese. A casa ha una collezione composta di altre sette Zhigulì.

“È un hobby molto caro. È come avere dei bambini. Se hai dei figli, meglio non avere macchine, e viceversa”, tira le somme questo uomo con la barba.

Per lui le Zhigulì hanno soprattutto un valore nostalgico: è cresciuto sfrecciando su queste macchine per la città. “Ma ora vado in Toyota”, ridacchia. 

La macchina che vale di più nella sua collezione è una Zhigulì del 1974, una Lada 2102 che Aleksej valuta mezzo milione di rubli (6.990 euro).

Ma per gli appassionati non è questione di soldi. “In città spesso mi ferma gente alla guida di Range Rover e Land Cruiser e mi chiede di vendergli la mia Zhigulì per cifre altissime. Io rispondo sempre allo stesso modo: ‘Ragazzi, se volete una macchina simile, fatevela da soli!’”.

 

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