Quando Elain era ancora una ragazzina del Wisconsin di cinque anni, si ammalò. Il corpo le bruciava. Aveva così caldo da doversi spogliare completamente. La stanza era buia, sugli occhi aveva uno straccio. In seguito seppe che in questo modo i genitori cercavano di prevenire la cecità, una delle complicanze più gravi del morbillo. “Anche mio fratello si ammalò dopo di me e subì lo stesso trattamento, rimanemmo completamente al buio per quasi un mese. Sembrò un’eternità”, ricorda.
Erano in quarantena, e una persona del dipartimento della Salute appese alla loro camera il cartello “divieto d’ingresso”. Il cibo glielo lasciavano alla porta. Tutta la loro spazzatura veniva bruciata.
Da allora, sono trascorsi più di cinquant’anni. E il pericoloso virus infettivo, che l’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) considerava ormai una malattia debellata, è tornato a colpire. Nella primavera del 2019, epidemie di morbillo sono state registrate negli Usa, negli Stati di Washington, California, Texas e Illinois; in diverse zone dello Stato di New York è stato persino dichiarato lo stato di emergenza. Ma in Europa e in molte altre parti del mondo, la situazione si sta riaggravando da diversi anni. In Italia, dal 1º gennaio al 31 marzo 2019 sono già stati segnalati 557 casi di morbillo (incidenza 36,8 casi per milione di abitanti).
Ma cosa sta succedendo? “Il rifiuto da parte dei genitori di vaccinare i loro bambini e se stessi, così come il crescente flusso di migranti non vaccinati verso i Paesi sviluppati sono le ragioni principali dell’aumento dell’incidenza del morbillo nel mondo”, afferma a Russia Beyond Sergej Netesov, capo del laboratorio di bionanotecnologie, microbiologia e virologia dell’Università Statale di Novosibirsk.
Stiamo parlando di 83 mila casi solo in Europa nel 2018, dato record per quanto riguarda il XXI secolo e tre volte superiore a quello del 2017. Le cose sono arrivate a tal punto che, nel 2019, gli esperti dell’Oms hanno incluso il rifiuto di vaccinarsi e vaccinare i bambini tra le 10 principali minacce per la salute nel mondo.
Secondo alcuni media americani, il morbillo a Washington si è diffuso da gruppi di lingua russa provenienti dalla Russia e dalle ex repubbliche sovietiche.
In realtà, la situazione del morbillo in Russia non è tra quelle critiche, e i virologi la definiscono “controllata”. Nel 2018, si sono ammalate 2.538 persone su una popolazione di 144,5 milioni di persone (in Italia 2.526 con una popolazione di 60 milioni, e ci sono stati 8 morti). Ma il virus è fuori controllo in Ucraina. Nel 2016, solo il 31% dei bambini di 6 anni ha ricevuto i due necessari vaccini contro il morbillo, la percentuale più bassa al mondo. Il risultato: 54.000 malati nel 2018 e già oltre 15.000 nei primi mesi del 2019.
“Molto spesso, all’estero tutte le persone di lingua russa sono associate alla Russia, anche se, di fatto, sono di regola membri della diaspora centroasiatica di lingua russa o ucraini”, ha detto Mikhail Belyshkanov, virologo, professore presso l’Università Federale dell’Estremo Oriente a Russia Beyond. Come ha scritto il New York Times, si verificano epidemie in gruppi religiosi ortodossi che si oppongono alla vaccinazione, così come nelle comunità di immigrati provenienti da quei Paesi in cui il sistema di vaccinazione è debole: Indonesia, Filippine, Madagascar, India, Pakistan, ecc., e l’Ucraina è tra loro.
Il morbillo è considerato altamente contagioso, più contagioso dell’ebola, della tubercolosi o dell’influenza. Il virus è facilmente trasmesso da goccioline di saliva trasportate dall’aria; quindi per l’infezione è sufficiente stare nella stessa stanza di un malato. Questo è il motivo per cui finora l’unico modo per contrastarlo, così come per molte altre malattie, è creare un’immunità collettiva, afferma Shchelkanov. Questo avviene quando almeno il 93-95% della popolazione è stato vaccinato. “Basta una pausa di dieci anni nel lavoro sistematico sulla prevenzione, così come accaduto in Ucraina, e si può dover ricominciare la lotta da capo”, spiega.
Abbiamo chiesto agli esperti, lo scoppio di epidemie di quali altre malattie “debellate” ci possiamo attendere sulla stessa scala del morbillo, se la tendenza a rifiutare la vaccinazione dovesse andare avanti. Eccole:
Prendere la rosolia è facile come ammalarsi di morbillo. E inoltre, si ritiene che questi virus uniscano le forze: se si verifica un’epidemia di morbillo, ci sarà presto un’epidemia di rosolia, e viceversa, dice Shchelkanov (per questo esiste anche un vaccino congiunto, efficace contemporaneamente contro entrambe le malattie).
Febbre, eruzioni cutanee su tutto il corpo, sensibilità alla luce; anche i sintomi della rosolia sono simili a quelli del morbillo. Ma se i bambini di solito non soffrono particolarmente, per gli adulti la malattia può essere molto grave. Il gruppo più vulnerabile è rappresentato dalle donne in gravidanza: la malattia può provocare gravi complicazioni per il bambino: cataratta, malattie cardiache e sordità.
Franklin Roosevelt, Arthur Clark, Frida Kahlo, sono state vittime della poliomielite, un’infezione che colpisce il midollo spinale dei bambini.
Febbre alta, vomito, naso che cola e dolori muscolari insopportabili per diversi giorni. Poi il dolore si interrompe bruscamente, a volte per un giorno. Ma quando il paziente prova a muovere il “membro guarito” (il più delle volte le gambe), scopre che non può farlo.
Anche la morte è un esito possibile. Nel 1916, duemila bambini morirono di polio a New York. A metà del XX secolo, la malattia divenne un vero disastro per il Nord America e l’Europa. Tutti furono poi salvati dal vaccino. Nell’Urss, per esempio, la quasi completa eliminazione della malattia fu annunciata nel 1961.
La parotite, a differenza dei virus precedenti, di regola, non lascia gravi conseguenze. Di solito, tutto inizia con la febbre e l’infiammazione delle ghiandole salivari, con il viso che si gonfia per quasi una settimana. A volte finisce così. Ma in alcuni casi ci sono delle complicazioni.
Poiché il virus infetta le ghiandole, può attaccare anche il pancreas e gli organi riproduttivi, di conseguenza, ad esempio, nei maschi può verificarsi un’atrofia testicolare o può causare impotenza.
Di norma, la vaccinazione contro la parotite è data dal vaccino combinato (insieme a morbillo e rosolia), la cosiddetta “trivalente”.
Nel Medioevo, il vaiolo falciava città e villaggi europei. Ogni anno la malattia uccideva centinaia di migliaia di persone e lasciava orribilmente butterato chi sopravviveva.
Oggi la malattia è considerata debellata. L’ultimo caso di infezione nel mondo fu registrato nel 1977. “Ma questo non significa che i poxvirus, responsabili del vaiolo, siano scomparsi e non rappresentino più un pericolo per gli esseri umani. Ad esempio, il vaiolo delle scimmie ci preoccupa sempre di più, dice Shchelkanov. Esiste la possibilità che si adatti all’uomo. È solo una questione di tempo.”
Ci sono già stati casi isolati di infezione umana con il vaiolo delle scimmie in Africa, Stati Uniti, Inghilterra e Singapore. L’unica buona notizia è che questo virus non è pericoloso come il vaiolo tradizionale, la mortalità è del 10% (contro il 20-40% e, secondo alcune fonti, il 90%, del vecchio vaiolo).
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