Cinque fatti da sapere sul medico russo che inventò i vaccini contro colera e peste

Purtroppo non poté lavorare nell’Impero Russo perché era ebreo e, rifiutando di convertirsi, la carriera scientifica gli era preclusa. Ma all’estero ebbe grandi risultati e salvò milioni di vite

1. La sfida agli scettici

Vladimir Khavkin (1860-1930), o Waldemar Haffkine, come è meglio conosciuto al di fuori della Russia, ha sviluppato vaccini contro malattie che uccidevano milioni di persone. In primo luogo, si occupò del colera. Proprio mentre Khavkin stava lavorando al vaccino all’Istituto Pasteur di Parigi, Asia ed Europa furono colpite dalla quinta pandemia di colera. Tra il 1877 e il 1890, solo in India, più di un milione di persone morì per la malattia.

Allora, anche la comunità scientifica non credeva nella possibilità di creare un vaccino contro il colera e faceva piuttosto affidamento su una serie di misure igieniche. Ma questa diffusa convinzione tra i suoi colleghi più stimati non fece perdere d’animo il giovane apprendista russo, che nel 1892 mise a rischio la sua stessa vita testando il vaccino su se stesso. Fu un successo. Eppure, la notizia venne accolta con molto scetticismo. Persino il famoso batteriologo tedesco Robert Koch (1843-1910) disse che era “troppo bello per essere vero”. Khavkin aveva bisogno di alcuni esempi pratici per convincere tutti che aveva davvero creato un mezzo per curare una delle malattie più mortali che colpiva l’umanità da secoli.

2. Massima dedizione

Per fortuna, il governo britannico mostrò interesse per le scoperte dell’epidemiologo. Il Regno Unito voleva fermare la diffusione della malattia in una delle sue colonie, l’India. Così lo scienziato venne spedito là, dove organizzò la produzione del vaccino e personalmente prese parte all’operazione di inocularlo a oltre 40 mila persone. Grazie alla sua azione, il tasso di mortalità diminuì di dieci volte.

Come se non ci fossero già abbastanza tragedie a causa del colera, nel 1896 Mumbai fu colpita dalla peste bubbonica e il governo si rivolse di nuovo a Khavkin. In soli tre mesi sviluppò un vaccino. Molti dei suoi assistenti non poterono sopportare il duro lavoro, la sua dedizione e le pressioni, e se ne andarono. Lui, ancora una volta, testò il vaccino su se stesso prima di inocularlo agli indiani. Il vaccino iniziale non forniva una protezione completa contro la malattia, ma riduceva il rischio di infezione di due volte. Fu il primo vaccino anti-peste efficace. Come segno di riconoscimento per i suoi sforzi, Khavkin fu nominato cavaliere nel 1897.

3. Fede e rivoluzione

Khavkin non poté lavorare in Russia, sebbene fosse nato nell’Impero russo, sul territorio dell’Ucraina contemporanea. Aveva studiato all’Università di Odessa, ma aveva poi avuto difficoltà a proseguire la sua carriera in patria. Era infatti ebreo, e prima della rivoluzione del 1917 i diritti degli ebrei in Russia erano limitati, e per proseguire la carriera era necessario convertirsi al cristianesimo ortodosso. Ma Khavkin non volle rinunciare alla sua fede, poiché era una persona religiosa.

Ci furono anche altre circostanze aggiuntive. Era coinvolto nella politica della sinistra clandestina e sognava una rivoluzione socialista in Russia. Per questo, fu anche arrestato. Ma quando gli attivisti optarono per tattiche terroristiche contro l’amministrazione zarista, si fece da parte.

4. Le osservazioni di Chekhov

Fu allora che fu invitato dal suo mentore Ilijà Mechnikov, sotto la cui guida aveva studiato a Odessa, a trasferirsi all’Università di Losanna e poi a Parigi, all’Istituto Pasteur. Sebbene a Parigi lavorasse ufficialmente solo come assistente bibliotecario, fu in grado di sviluppare ulteriormente le sue idee insieme alle menti più brillanti del settore. Mechnikov, per la scoperta del meccanismo della fagocitosi, fu insignito addirittura del Premio Nobel nel 1908, assieme a Paul Ehrlich.

La situazione in Russia che costrinse Khavkin ad emigrare fu criticata dallo scrittore Anton Chekhov, anche lui medico. “La peste non è così spaventosa… Abbiamo già vaccinazioni che si sono rivelate efficaci. A proposito, le dobbiamo al medico russo Khavkin. In Russia è sconosciuto, mentre in Inghilterra è elogiato come un grande filantropo già da molto tempo”, scrisse Chekhov, rispondendo alle preoccupazioni sulla diffusione della malattia in Russia.

5. Milioni di vite salvate

Khavkin non solo dovette confrontarsi con lo scetticismo dei suoi colleghi, ma anche con l’incredulità della popolazione locale di cui aveva intenzione di salvare le vite. Quando il medico russo, insieme ad alcuni dei suoi colleghi indiani, arrivò in un villaggio vicino a Calcutta per distribuire il vaccino contro il colera, una folla inferocita li circondò e si rifiutò di fare le iniezioni. La gente del posto iniziò a minacciarli e a lanciare pietre. Invece di ritirarsi rapidamente, il dottore si tolse la giacca, sbottonò la camicia e chiese a uno dei suoi colleghi di fargli un’iniezione. Questa dimostrazione impressionò, e più di 100 persone accettarono di essere vaccinate. Nessuno di loro contrasse il colera.

Riguardo al vaccino anti-peste di Khavkin, fu usato su otto milioni di persone nel 1909 e 35 milioni entro il 1940. Col passare del tempo, il piccolo laboratorio che aveva fondato a Mumbai si trasformò in un’enorme istituzione scientifica che studiava batteriologia ed epidemiologia. Nel 1925 l’istituto venne intitolato a Khavkin e tuttora si chiama Haffkine Institute. Come scrisse uno dei capi dell’istituto, “la gente [dell’India] si rende conto molto bene che Khavkin li ha salvati dalla morte, dalle terribili pandemie della peste”.

Sei cose che, anche se non lo direste mai, sono state inventate dai russi 

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