Il gaslighting è una tecnica manipolativa volta a convincere una persona di non avere più il pieno controllo delle proprie facoltà mentali, di solito fino a portarla alle estreme conseguenze. Per esempio, si può convincere la moglie del fatto che si dimentica sempre di spegnere il ferro da stiro, mentre in effetti è il marito che subdolamente glielo riaccende. Insomma, è una forma di violenza psicologica nella quale vengono presentate alla vittima false informazioni, con l’intento di farla dubitare della sua stessa memoria e percezione. La violenza può consistere in manovre esteriori (come il nascondere o spostare oggetti) o psicologiche (negare l’evidenza, fornire false prove, mistificare la realtà).
Il termine deriva dal film americano del 1944 “Gaslight” (“Luce a gas”; ma in Italia uscì con il titolo “Angoscia”), diretto da George Cukor, con Ingrid Bergman protagonista (la parte le valse l’Oscar). La pellicola era un remake di una omonima del 1940 del britannico Thorold Dickinson, e si rifaceva al dramma teatrale “Gas light” del 1938. In quel caso, il marito cerca di portare la moglie alla pazzia manipolando piccoli elementi dell’ambiente, e insistendo che lei si sbaglia o si ricorda male quando nota questi cambiamenti, e addirittura accusandola di piccoli furti, come quello del suo orologio, che fa ritrovare nella borsa di lei a teatro. Il titolo origina dal subdolo affievolimento delle luci a gas da parte del marito, cosa che la moglie accuratamente nota, ma che il marito insiste sia solo frutto dell’immaginazione di lei. In realtà lui è un rapinatore che anni prima aveva ucciso la zia di lei, e che l’ha sposata solo per portare a termine la missione e trovare i gioielli nascosti in soffitta.
Ebbene, la storia russa non ha carenza di esempi di gaslighting.
Caterina la Grande, che salì al trono russo nel 1762 rovesciando suo marito Pietro III (e successivamente ordinando il suo omicidio), mostrò sempre un grande disprezzo verso il Granduca Paolo, suo figlio, avuto dal marito deposto. Quando Paolo raggiunse la maggiore età e iniziò a voler prendere parte al governo dello Stato, Caterina iniziò a diffondere pettegolezzi per screditarlo, facendo girare voci che Paolo fosse instabile e crudele, e soprattutto che non fosse figlio legittimo di Pietro III, ma un bastardo concepito in una relazione extraconiugale.
Sì, Caterina era disposta a tutto pur di non veder diminuire il suo potere assoluto, anche a fare gaslighting al proprio figlio, e lo dimostrò. In effetti, Paolo iniziò a dare qualche segno di stranezza, soprattutto dopo che alla fine prese il trono dopo la morte di Caterina (si crede, contro la volontà di sua madre). Il gaslighting di Caterina evidentemente funzionava e lo aveva minato psicologicamente.
“Non è un lavoro da donna!”. La frase è solo un esempio base di sessismo che esiste da secoli. Caterina la Grande stessa aveva sperimentato questo tipo di molestia. Poco dopo il colpo di Stato che l’aveva resa imperatrice di tutte le Russie, Nikita Panin, uno dei più alti funzionari statali, propose la formazione di un Consiglio imperiale, un organo governativo composto da sei-otto membri (uomini) per assistere l’imperatrice nel governo dello Stato. Caterina sapeva cosa intendeva Panin: molti nobili russi temevano che “una donna non potesse governare adeguatamente lo Stato”. (Caterina I, Elisabetta di Russia e Anna di Russia, che erano state imperatrici prima di lei, erano in gran parte manipolate da nobili). Caterina scartò l’idea di Panin con rabbia, e il resto è storia. Ciò dimostrò per la prima volta che una donna russa poteva regnare altrettanto bene, se non meglio, di tanti maschi.
Non rispondere a chiamate, e-mail o messaggi e, in ultima analisi, rifiutare di riconoscere l’esistenza di una persona è chiamato ghosting: in questo caso, il manipolatore si comporta come se la vittima fosse invisibile. Oggi le relazioni non di rado finiscono così, con uno dei partner che invece di dare spiegazioni, semplicemente si rende irreperibile.
Lo zar Ivan il Terribile, in un’occasione, ha fatto ghosting al suo intero popolo, semplicemente fingendo di non essere più lo zar. Nel 1575, Ivan abdicò al trono russo e proclamò il tataro Simeon Bekbulatovich, khan di Qasim, “Gran principe di tutte le Russie”. Ivan si declassò al rango di “semplice” boiardo. E mentre Simeon viveva al Cremlino con tutto il lusso zarista, lui si ritirò nella tenuta di Aleksandrov. Quando le persone andavano da lui pregandolo di risolvere i loro problemi, Ivan rispondeva di non essere più lo zar.
Simeon regnò per 11 mesi e durante il suo regno molti monasteri e diocesi furono privati di terre e denaro. Quando Ivan il Terribile “riabilitò” se stesso come Zar (in realtà l’operazione era tutta una messa in scena e non aveva mai perso il potere, “restituì gentilmente” parte delle terre e del denaro ai monasteri. Inutile dire che la maggior parte delle terre e dell’oro rimasero però nel tesoro dello Zar. Questo era lo scopo di Ivan e della sua geniale operazione di ghosting.
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Quindi i nuovi termini che usiamo ai giorni nostri sembrano essere solo eufemismi per vecchi vizi che conosciamo da secoli. Ma non sono certo superflui.
In passato, non tutti potevano affrontare i loro oppressori e accusarli apertamente di menzogna, frodi, o violazione dei confini. Ma con queste parole complicate e minacciose, è diventato molto più facile. Sembrano una diagnosi invece di un insulto, il che eleva automaticamente la nostra autorità a quella di un medico. Immaginate cosa avrebbe potuto fare una come Caterina la grande, se concetti come “sessismo” e “gaslighting” fossero esistiti alla sua epoca.
Il lato oscuro dei Romanov: Pietro e Caterina sovrani sanguinari
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