Mangereste uno snack al sangue di toro? Il “gematogen” è una delle barrette preferite dai russi

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Ai tempi dell’Urss, veniva venduto in farmacia e faceva parte della razione dell’Armata Rossa. Oggi contiene meno albumina, si può comprare al supermercato, e i medici non lo ritengono più un toccasana assoluto

Persino nei periodi di peggiore carenza di ogni prodotto nei negozi dell’Urss, ogni bambino aveva il suo dolcetto che i genitori gli compravano frequentemente (anche perché costava pochissimo) e che si riteneva facesse bene. Tanto che veniva venduto il farmacia. Era il gematogen (in inglese: hematogen).

Una barretta che prescriveva il medico 

A un primo sguardo questo snack non sembrerebbe avere niente di particolare: si presenta come una barretta di cioccolato dalla carta variopinta. Anche l’odore e il sapore alla vaniglia sono molto piacevoli e piacciono tanto agli adulti quanto ai bambini. Il nome del dolcetto, dal latino “Haematogenum” (a sua volta ripreso dal greco: “αἷμα”, “sangue” e “γένος”, “nascita”) significa appunto “nascita del sangue”. Contiene infatti una grande quantità di albumina, una proteina del plasma, prodotta dalle cellule epatiche. In questo caso si usa il sangue bovino. Gli stranieri spesso sono molto meravigliati dal fatto che in Russia con il sangue di vacca e toro si facciano delle barrette energetiche. Ma se pensate che i bambini russi siano all’oscuro dell’ingrediente “segreto” del gematogen prendete un abbaglio. Tutti sanno che il loro dolcetto preferito è fatto di sangue.

La barretta energetica non è un’invenzione sovietica. Fu ideata in Svizzera nel 1890 e allora era solo un mix di sangue di toro e tuorlo d’uovo. Si chiamava “Hämatogen des Dr. Hommel”, dal nome del medico che l’aveva inventato. Nell’Urss la ricetta di questa mistura veniva usata per curare l’anemia infantile e come integratore alimentare per i soldati dell’Armata Rossa, soprattutto se erano ricoverati dopo qualche ferita. La vera e propria produzione industriale del ritrovato venne avviata negli anni Venti. E durante la Seconda guerra mondiale faceva già parte della razione dei soldati sovietici sotto forma di barretta.

Il gematogen di solito veniva prodotto nei grandi complessi di macellazione industriale, dove il sangue era uno scarto di produzione. E si poteva acquistarlo in farmacia, il che aumentava il suo status. 

Valentina, di San Pietroburgo, ricorda come, da bambina, il gematogen glielo segnasse il dottore, perché lei aveva l’emoglobina bassa. “E io, obbediente, tiravo giù tutto quello che mi davano”, racconta. “E comunque lo mangio ancora oggi, almeno un paio di volte al mese”. La moscovita Marija dice invece di darlo ai suoi bambini. In passato, il gematogen veniva raccomandato anche alle donne incinte e a quelle che allattavano, come apporto di ferro alla loro dieta.

Cosa contiene oltre al sangue? 

Secondo il disciplinare di produzione sovietico, nella composizione del gematogen, oltre all’albumina devono esserci latte in polvere, zucchero, maltodestrina e vanillina. Ma i produttori contemporanei mettono sul mercato barrette di vari gusti e arricchite di vitamina B e C e con aggiunta di noci, frutta secca e cioccolato. 

Il gematogen può essere trovato oggi sul territorio di praticamente tutti gli Stati ex sovietici e persino in Europa e negli Usa. In Russia viene prodotto da una quindicina di aziende, e oltre che in farmacia (dove è rimasto sui banchi) viene venduto anche nei negozi e nei supermercati e spesso pure alle macchinette automatiche di merendine. A quanto afferma un produttore di Novosibirsk, uno dei leader del mercato del gematogen, dopo il crollo dell’Urss, molte aziende di macellazione hanno interrotto la produzione di albumina, per cui ora è necessario acquistarla dall’estero. 

Il processo produttivo dura quasi un giorno: inizialmente vengono mescolati tutti gli ingredienti a caldo, mentre l’albumina è aggiunta solo quando il mix si è raffreddato, perché ad alte temperature il sangue si raggruma. Le barrette vengono poi formate il giorno dopo. 

Ma fa davvero bene il gematogen? 

Oggi il fatto che questa barretta sia salutare solleva dubbi in molti russi, anche perché il contenuto di albumina è ormai ridotto ad appena il 5%, mentre tutto il resto sono dolcificanti, non poi così utili per l’organismo. In effetti, la barretta è composta per un terzo di sgushjonka, latte condensato dolce, e quindi quasi per metà di zucchero. Come ha spiegato l’allergologa e gastroenterologa Tatjana Bandurina nel corso di una diretta radio su “Govorìt Moskvà”, come reazione al consumo di troppi dolciumi di questo tipo si può sviluppare una disfunzione del sistema digerente, e come conseguenza un’allergia. 

Inoltre, non bisogna dimenticare che il ferro si assimila male se assunto insieme con caffè, tè e latte e suoi derivati, per cui sostituire i cioccolatini con il gematogen pensando che sia più salutare è insensato. I medici contemporanei consigliano di non superare assolutamente la dose di una o due barrette al giorno, e dicono che che bisogna considerarle né più né meno come un altro dolciume. E che il ferro è meglio assumerlo dal consumo di carne.

 

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