Ma insomma, cosa pensano davvero i russi di Trump?

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BENJAMIN DAVIS
Uno scrittore russo che vive a San Pietroburgo ha cercato di capire quali siano in Russia i reali sentimenti nei confronti di The Donald

Quando vado a casa, gli americani hanno spesso una sola domanda per me. Va sempre allo stesso modo: mi sorridono complici, come se fossimo bambini sul punto di condividere un segreto, come se stessi per fornire loro delle informazioni magiche che potranno in seguito utilizzare per sbalordire i loro ignari amici e i familiari meno informati.

Chiedono: “Allora, cosa ne pensano i russi di Trump?” 

Dico loro, “pensano che sia uno scherzo”. 

E loro puntualmente rispondono qualcosa del tipo, “beh, ma è colpa loro se ce lo abbiamo”.

Sono sempre infastidito da questo, e ogni volta che faccio un passo a sinistra o a destra online, c’è qualche nuovo articolo su THE RUSSIANS, e su come hanno fatto questo o quello.

Questo è un modo per noi statunitensi di consolarci, di ingannarci con una discussione che si riduce a questo: “Beh, abbiamo ignorato tutti i segnali perché i russi sono veramente bravi a fare clickbait”. 

I russi, da parte loro, si rapportano al tema Trump in modo diverso. Quando scoprono che sono americano, i loro occhi assumono uno sguardo particolare; è come se fossimo a un incontro genitori-insegnanti e si fossero appena resi conto che sono il papà di quel ragazzo là.

E poi mi chiedono: “Allora, perché avete eletto Trump?” 

Non è uno YOU collettivo, si riferisce proprio a me, mi chiedono perché io abbia personalmente raccolto 300 milioni di voti per mettere una cravatta da due dollari macchiata di senape alla Casa Bianca.

Quando un amico, qui a San Pietroburgo, mi ha fatto questa domanda, ho ribattuto: “Perché i russi pongono sempre la questione in questo modo, come se io fossi quello che lo ha messo alla Casa Bianca? Poi vado a casa, in America, e tutti invece incolpano voi.”

Il mio amico ha riso e mi ha detto: “Visto che parlate sempre tanto della libertà di scelta e della democrazia, voi americani dovreste sentirvi tutti individualmente responsabili; la maggior parte del mondo non può scegliere chi lo governa, ma voi sì. Trump mi fa pensare che la maggioranza degli elettori statunitensi non sia istruita e sia di destra”.

E quando ci ho pensato, non ho potuto vedere una ragione per cui il mio amico avrebbe dovuto pensarla in modo diverso. In gran parte del mondo, le persone non possono scegliere il loro leader, e questa è una realtà accettata: che la politica democratica sia un gioco per chi ha abbastanza soldi per giocare. Ma, propagandando il processo democratico del diritto di voto di tutti (nonostante sia una democrazia rappresentativa), l’America ha portato a trasferire le colpe del proprio leader a livello individuale. Eppure, invece di accettare questa responsabilità, gli americani hanno spostato la questione sui russi. E così ho chiesto come si sentissero i russi a riguardo, e la risposta è stata quasi universalmente preceduta da una risata. Quindi, di solito mi hanno detto: “Ai russi non importa”. Oppure:“Lui è uno scherzo”. 

Un amico ha riassunto dicendo: “L’atteggiamento nei confronti di Trump è umoristicamente positivo. È un’altra cosa grazie alla quale possiamo prendervi in giro, e un altro segno che gli americani sono in procinto di fallire come nazione, e questo presidente sta aiutando questo processo di fallimento”. 

Ho chiesto, “Si, ma molte persone dicono che Trump ha lavorato con la Russia ed è troppo vicino a Putin; cosa ne pensate?”. 

Il mio amico ha scrollato le spalle e ha detto: “Trump è un pagliaccio. È più divertente di Putin. Trump è come Will Smith in ‘Men in Black’, mentre Putin è un suo amico scontroso e serio.” 

Come americano, posso dire che non mi importa quale ruolo abbia giocato la Russia nell’ascesa al potere di Trump. Non sono stati i russi a fare di Trump un sessista, un razzista o un fanfarone. Eppure, tutti gli americani vogliono ora sapere: “Trump era colluso con la Russia?” Come se fosse l’unica questione che conta in questo capitolo della nostra storia. 

Per quanto riguarda il sentimento generale dei russi, in particolare della generazione più giovane, verso Trump, è simile a come di solito ci si sente quando il bullo del parco giochi ha un nuovo taglio di capelli ridicolo. O meglio, in questo caso, ha un terribile parrucchino… 

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Le risposte dei lettori: 

Psicologo, 46 anni:

In generale, Trump è il risultato della semplificazione del modo di pensare delle persone, il risultato di una minore lettura; di meno riflessione, di un contenuto dei mass media che favoriscono soluzioni populistiche più semplici.

Un lettore ha risposto con i risultati di un’indagine universitaria su 3.000 russi di età compresa tra i 18 e i 60 anni che sono stati intervistati (1.674 uomini e 1.326 donne) nel settembre 2016. Questa analisi, tra molte altre cose, ha dimostrato che meno della metà dei russi considerava un alleato strategico Trump, e questa percentuale è scesa al 17% due anni dopo. Similmente agli americani al momento delle elezioni, una piccola maggioranza degli intervistati vedeva in Trump solo un uomo d’affari; qualcuno diverso dall’establishment. Due anni dopo, i partecipanti hanno risposto come segue: 

Egor, imprenditore, 32 anni: 

Dal momento che cerco sempre di credere al meglio nelle persone, penso che quelli che hanno votato Trump non lo sostengano in ogni aspetto; è stato semplicemente un voto contro l’establishment e anche un segnale forte per l’altro lato dell’elettorato su come il socialismo sia inaccettabile sul suolo americano. È un simbolo di quella triste tendenza mondiale delle democrazie a cadere nel populismo becero. 

Una piaga sia per i due vostri maggiori partiti che per il modo in cui si radicalizza la società americana. Credo che la concorrenza tra il partito verde e quello liberale, invece di quella che avete ora, sarebbe meglio per il vostro Paese. 

Julia, studentessa di architettura, 20 anni: 

Il modo in cui i mass media raffigurano Trump lo rende una sorta di buffo personaggio politico. Un ragazzo ricco e arrabbiato che non sa scegliere un buon parrucchiere. Nessuno sa nemmeno lontanamente quale sia il suo programma politico, o perché sia una cosa così brutta che sia  presidente. Semplicemente i russi sanno che agli americani non piace molto. 

Inoltre, posso assicurarti che il popolo russo è abbastanza contento che sia stato eletto. La maggior parte dei russi lo percepisce come una figura simile a Putin: un autorevole uomo bianco che odia il resto del mondo. Alcuni addirittura credono che Putin abbia qualcosa a che fare con i risultati elettorali.

 

Benjamin Davis èuno scrittore americano che vive in Russia ed esplora vari argomenti, da quelli piùfutili a quelli piùprofondi, attraverso conversazioni con i russi. La prossima volta esploreràil tema del perchéin Russia non esista quello che gli americani chiamano small talks, le quattro chiacchiere di cortesia. Se avete qualcosa da dire o volete che Benjamin esplori un particolare argomento, scrivetecelo nei commenti qui sotto o su Facebook.

 

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