Solo gli stranieri possono essere deportati dalla Russia. I cittadini russi non possono essere espulsi dal Paese, qualsiasi crimine abbiano commesso. Per chi viene da fuori la situazione è diversa: a volte anche piccole violazioni all’apparenza inoffensive possono portare all’espulsione.
I quattro membri di una famiglia di etnia russa ma di passaporto turkmeno, emigrati a Smolensk dal Turkmenistan nel 2016 e in attesa della cittadinanza russa, hanno rischiato di essere deportati quando il capo famiglia è riuscito a farli trasferire dalla casa quasi in rovina, dove si erano sistemati all’inizio e dove avevano ufficialmente la residenza, in un nuovo appartamento preso in affitto nella stessa città.
La legge russa sull’immigrazione prescrive che gli stranieri debbano vivere effettivamente all’indirizzo presso il quale sono registrati ufficialmente. Il trasferimento della famiglia ha violato formalmente la legge e provocato l’accusa di “aver fornito informazioni false alle autorità”.
La famiglia è riuscita a evitare la deportazione in Turkmenistan solo dopo una lunga vicenda processuale, lettere ai deputati, alla polizia e persino al presidente.
Chi trasgredisce la legge non può nemmeno appellarsi al fatto di avere bambini nati in Russia. A differenza degli Stati Uniti, del Canada e di quasi tutta l’America Latina, in Russia non c’è lo ius soli, ovvero l’acquisizione automatica della cittadinanza per chi nasce qui. In alcuni casi, ciò porta a situazioni di incertezza giuridica, che involontariamente possono causare una separazione familiare.
Nel febbraio 2019, le autorità di San Pietroburgo hanno dovuto separare una famiglia di immigrati dall’Afghanistan, perché il tribunale aveva emesso un ordine di espulsione nei confronti dei genitori di quattro figli. La famiglia è stata salvata solo dal fatto che aveva diritto a richiedere asilo temporaneo in Russia.
Per la legge russa, una persona non può essere espulsa dal Paese mentre è in corso la valutazione di una domanda di asilo. Tuttavia, nessuno può garantire che alla famiglia venga concesso l’asilo e che non vengano poi espulsi forzatamente dalla Russia.
Per esempio una cittadina uzbeka che ha dato alla luce un bambino a Tver, è stata meno fortunata. È stata deportata insieme al neonato e costretta a pagare una multa di 2 mila rubli (26,7 euro).
Se uno straniero si dimentica di estendere i documenti, che gli danno il diritto di rimanere sul territorio della Russia (il visto e/o la registrazione della residenza), rischia grosso. Spesso, una banale disattenzione diventa la ragione per l’espulsione.
Nel 2018, un egiziano che lavorava in una segheria nella regione di Novgorod è stato deportato dalla Russia per una semplice ragione: non ha chiesto l’estensione del suo diritto di permanenza in Russia. Che ci fosse un intento malevolo o che si sia trattato di una banale dimenticanza, per il tribunale non cambia niente. La violazione in sé può essere la causa della deportazione.
Alcuni tifosi che hanno beneficiato del diritto di entrare in Russia con il programma semplificato in occasione dei Mondiali di Russia, hanno poi deciso di cogliere l’opportunità per rimanere nel Paese.
Così, nel febbraio 2019, due cittadini della Nigeria sono stati arrestati nella regione di Leningrado ed espulsi dalla Russia. I ragazzi erano venuti per il Campionato del Mondo, ma avevano poi deciso di rimanere e di ottenere il permesso di vivere in Russia. Non avendo avuto successo, erano rimasti come illegali.
Secondo la polizia, ci sono ancora 5.000 tifosi in Russia che, in violazione delle leggi sull’immigrazione, non hanno lasciato il Paese dopo la fine della Coppa del Mondo. Il responsabile per Mosca del Ministero degli Affari Interni ha ordinato di trovare e espellere dalla città, entro il 30 giugno 2019, gli immigrati clandestini che sono entrati in Russia come tifosi della Coppa del Mondo e sono rimasti più a lungo del tempo assegnato, riporta il canale Mash.
A volte le ragioni dell’espulsione sono più che convincenti. L’11 dicembre 2018, gli agenti del Servizio di sicurezza federale hanno arrestato un cittadino dell’Uzbekistan, che, da Rostov, si era messo in contatto con i militanti della città siriana di Idlib per partire per la Siria e arruolarsi nelle file dei militanti islamici.
Le forze speciali russe hanno consegnato il criminale alla polizia dell’Uzbekistan, espellendolo dalla Russia. Tuttavia, in altri casi, un crimine così grave come il coinvolgimento in attività terroristiche può comportare conseguenze molto più gravi sul piano penale, che la semplice deportazione amministrativa.
Alle persone che sono state espulse forzosamente dalla Russia viene negato il diritto di entrare nel Paese per un periodo da tre a cinque anni, se questa è la loro prima espulsione. A volte, per tornare in Russia, la gente prova deliberatamente a ingannare le guardie di confine. Uno dei modi più comuni è cambiare il cognome.
Il 23 febbraio 2019 la polizia di Cheljabinsk ha arrestato un immigrato clandestino. Si è scoperto che aveva aggirato il divieto di entrare in Russia dopo la sua prima deportazione, cambiando il suo nome e tutti i documenti. Adesso per aver attraversato illegalmente il confine della Russia in questo modo la violazione è già penale. L’uomo può essere condannato a un massimo di quattro anni.
Le persone rispettose della legge non dovrebbero preoccuparsi, nonostante tutti questi esempi. Uno straniero che è entrato legalmente in Russia e si attiene alle leggi del Paese ha poche possibilità di essere espulso.
State solo attenti con la durata del vostro soggiorno, rinnovate il visto (i tipi di visto che possono essere rinnovati in loco) e le registrazioni di residenza per tempo (la prima è obbligatoria entro i primi sette giorni lavorativi dall’ingresso nel Paese), e non fate domanda di lavoro illegalmente. Nella maggior parte dei casi, il buon senso vi dirà come non mettervi in una situazione spiacevole e non trovarvi su un aereo che vi porta via dalla Russia, contro la vostra volontà.
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