Vivo a San Pietroburgo da oltre due anni e spesso mi viene chiesto se mi piace la Russia.
E io dico “Sì, molto.”
E almeno il 75% delle volte ottengo la stessa reazione:
“Beh, è perché vivi a San Pietroburgo. Non è la vera Russia!”. Questa che Mosca e San Pietroburgo non siano la vera Russia è una tesi molto diffusa.
E, anche se non ho abbastanza esperienza per commentare l’argomento, ammetterò che quando le persone mi dicono che hanno visitato Los Angeles, New York o Miami, dico sempre qualcosa di simile.
Dico: “Beh, sì, ma non hai visto la vera America!”.
Sul perché non ci ho mai pensato fino in fondo, ad essere onesti. Lo dico nel modo in cui dico: “Mio padre è un assicuratore.” Mio padre non è un vero assicuratore. Lo era quando avevo sette anni, e poi nessuno mi ha più aggiornato dopo su cosa faccia nella vita. Sono così abituato a dirlo che fino a oggi dico solo: “Mio padre è un assicuratore”.
Quindi, cosa intendo quando dico “Beh, quella non è la vera America”?
Quando ero giovane, avrei potuto dire: “L’America è una terra desolata piena di banditi, razzisti e fanatici della Bibbia”.
(Ero uno stronzetto da giovane)
Oggi potrei dire che le città americane sono mecche culturali piene zeppe di così tanti tipi diversi di persone che la vera cultura viene soffocata dal rumore e dalla fretta e dalla onnipresente sottocultura della vita metropolita, che è la stessa in tutte le città del mondo, in un modo o nell’altro.
Così, ho deciso di chiedere ad alcuni russi di diverse parti del Paese di rispondere alla mia domanda nella forma che volevano, ed ecco cosa ho scoperto:
Domanda: “Se San Pietroburgo non è la Russia, allora cos’è la Russia?”
Ecco le risposte:
Konstantin Muromtsev da Stavropol:
“La vera Russia è la sconfinata fredda landa siberiana, le alte montagne del Caucaso e degli Urali, e così via.” E poi ha aggiunto: “Penso che tu sia una spia americana, tovarishch [compagno]”.
Pavel da San Pietroburgo:
“In realtà, San Pietroburgo è la città più russa dell’intero Paese, perché rappresenta i suoi valori migliori. Ha dato alla nostra nazione e al mondo intero il maggior numero di grandi menti. Quindi, ti dico, che Piter è idilliaca per i russi. Ecco perché tutti in questo Paese ne sono innamorati. Rappresenta tutte le cose buone che questo Paese ha da offrire. E solo quelli di noi che pensano che il bicchiere di vodka sia mezzo vuoto, ritengono che San Pietroburgo non sia la Russia.”
“@Foxherestuff” che si definisce sia di Ekaterinburg che di San Pietroburgo ha raccomandato il libro “Ёburg”, di Aleksej Ivanov, una storia documentaria su Ekaterinburg dal crollo dell’Unione Sovietica fino a oggi.
Julia, nata e cresciuta a San Pietroburgo, ha inviato questo trailer del film “Gorko!” (titolo per il mercato estero: “Kiss them all!”) del 2013, con sottotitoli in inglese:
Egor, un residente di San Pietroburgo, ha risposto:
“Il 20% della popolazione del Paese vive in villaggi. Della restante popolazione cosiddetta ‘urbana’, il 27% si trova in città con una popolazione di almeno 100 mila abitanti. Più del 40% della popolazione, circa 60 milioni, vive in piccole cittadine. In questi luoghi, spesso non c’è cinema, piscina, non ci sono le cose più semplici a cui i cittadini sono abituati. Una nota positiva: Glazok, dove gli studenti della scuola locale hanno creato un sito web sul loro villaggio, che si è rivelato un progetto quasi commovente. A parità di altre condizioni, più una piccola città è vicina a una grande città, più diventa deprimente, e più persone partono per trovare lavoro, mentre i villaggi si svuotano”.
Ha anche raccomandato il film “4” di Ilya Khrzhanovskij (del 2004), in cui la parte su un viaggio di una ragazza che vive in città al villaggio di provenienza per un funerale è raffigurato come una discesa nell’Ade.
Ay di Ufà ha detto:
“La Russia è tutto tranne Mosca, San Pietroburgo, Kaliningrad e Groznij. Bene, il Caucaso non è la Russia. E neppure lo è il Territorio del Litorale [la regione di Vladivostok]. Direi che la Russia russa si trova ad ovest degli Urali e ad almeno 400 km dalle capitali. La Siberia è ancora la Russia, ma è prima di tutto la Siberia, quindi non conta”.
Julia di Novokuznetsk ha mandato il link a un progetto online sulle monocittà russe che sono state in gran parte abbandonate dopo la caduta dell’Urss. Si trattava di città in cui praticamente tutta l’economia locale ruotava attorno a una singola fabbrica.
Aleksandr, residente a San Pietroburgo, ha inviato questo testo con link:
“Un progetto chiamato Russian Spleen sull’artista Isaac Levitan che creò un fenomeno che in seguito sarebbe stato chiamato la ‘psicologia del paesaggio russo’.”
E Julia ha raccontato la sua città natale, Krasnodar, che lei affettuosamente definisce “un grande villaggio”:
“Se pensate che New York sia una città di contrasti, non siete mai stati a Krasnodar. Immaginate un edificio di 22 piani in vetro nel centro della città. È un famoso hotel costruito in stile “città di Mosca” con le auto più costose parcheggiate fuori e con le persone con i vestiti più costosi e alla moda al suo interno. Ma poi, dopo aver attraversato la strada, vedrete un’altra immagine: il mercato. Un mercato in cui le persone conoscono solo uno stile di vita da autosussistenza, con le mani callose e ruvide, perché il modo in cui vivono dipende da ciò che cresce nel loro campo. Quelle sono le persone semplici dalla periferia di Krasnodar. Ci sono molti poveri in ogni città, ma solo Krasnodar ha coltivatori collettivi che vengono ancora in centro per lavorare e studiare, quindi questa città in via di sviluppo è strettamente connessa alle fattorie collettive. Krasnodar è un grande villaggio con un pizzico di moda e vita mondana, con persone principalmente semplici, che occasionalmente guidano una Rolls-Royce. Come dice la gente di Mosca della gente di provincia: ‘Puoi portare una persona fuori dal villaggio, ma non puoi portare il villaggio fuori da una persona’.”
Dopo aver ricevuto tutte queste risposte, sono finalmente giunto alla mia conclusione su ciò che è la vera Russia, ed è questo: molte persone hanno padri che sono assicuratori.
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Benjamin Davis è un giornalista americano e autore di “The King of Fu”. Vive a San Pietroburgo, in Russia, dove ha trascorso un anno lavorando con l’artista russo Nikita Klimov al loro progetto: Flash-365. Ora scrive principalmente racconti di realismo magico sulla cultura russa, disavventure autoironiche e avventure con le babushki, e condivide le sue imprese sul suo canale Telegram.
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