Sebbene Russia e Italia siano molto diverse, le cose davvero essenziali sono incredibilmente simili. Chi è la guardia più occhiuta, lo chef più abile, la persona più saggia, il parente più affezionato? In entrambi i Paesi la risposta è la stessa: la nonna! Ma sono davvero uguali le nonne russe e quelle italiane o c’è qualche differenza?
In Russia e Italia gli “stereotipi” sulle nonne tendono a essere abbastanza simili. Sia gli italiani che i russi dicono che le loro nonne sono sempre molto attente e sollecite nei confronti dei loro “nipotini” (che restano tali anche dopo aver superato i trent’anni) e sempre pronte a compiere il loro sacro dovere: quello di rimpinzarli, ritenendo che non siano mai sazi e mai abbastanza robusti.
Per scoprirne di più, abbiamo condotto una piccola ricerca interculturale, rivolgendoci alle amate nonne, russe e italiane, facendo loro domande sulle cose più importanti: la ricetta di famiglia da tramandare, il livello ideale di sazietà dei nipoti, il ruolo delle nonne nell’educazione degli eredi e la differenza nelle abilità tecnologiche tra nonne e nipoti.
Essendo in possesso di una profonda esperienza in tutti i campi della vita, di solito uno dei compiti della nonna è trasmettere ai posteri la ricetta più importante della famiglia; un vero cimelio culinario. In Russia quasi ogni nonna ha almeno una ricetta del genere, quando non si tratta di un vero e proprio libro di istruzioni per arrivare alla perfezione gastronomica, redatto in tanti anni. Le nonne russe non si stancano mai di insegnare ai loro nipoti i segreti della cucina. Come rispondono quelle italiane? Le opinioni delle nonne che hanno partecipato al nostro sondaggio interculturale non sono unanimi. Alcune hanno confermato di avere una ricetta speciale, inventata da loro stesse o ricevuta in eredità dalle loro nonne. Altre, invece, hanno sottolineato l’importanza della cucina italiana, o di quella regionale, nel suo insieme, che ha un valore ben più alto e codificato di qualche tradizione familiare o personale. “Un detto romagnolo dice: ‘puoi essere bella quanto vuoi, ma se non sai fare i tortellini non vai bene per me’”. Ma la cosa che unisce tutte è una: l’importante è saper cucinare. Come dimostra la prassi, però, è quasi impossibile “replicare” un piatto della nonna, perché quello cucinato da lei avrà sempre un suo sapore speciale.
Quanto al rimpinzare i nipoti, le nonne russe non sembrano credere che esista un limite. Persino dopo venti pirozhki e trenta blini (che, per chi non lo sapesse, sono molto sostanziosi), reputano che ci sia ancora un po’ spazio libero in pancia per mangiare una bella scodella di borshch, dei pelmeni o qualcos’altro. Sembra che non esista un livello di sazietà dei nipoti. Ritengono che possano mangiare a oltranza… Com’è la situazione in Italia? Le nonne italiane sostengono che “i nipoti si devono alzare dalla tavola sazi”. “…ma il loro limite è l’esplosione!”, scherzano i nipoti, pulendosi la bocca con il tovagliolo: “Il grado di pienezza ottimale è sicuramente oltre il limite di capienza possibile!”
Il famoso chef Carlo Cracco sostiene che l’educazione sia una cosa seria anche a tavola. E, come sappiamo, la tavola è sempre sotto l’attenta sorveglianza delle nonne, sia russe sia italiane. Ma che ruolo hanno più in generale le nonne nella nostra educazione? A questa domanda le donne dei due Paesi rispondono a una voce: fondamentale! Oltre ad aiutare i loro figli, quanto questi lavorano, le nonne (e i nonni) aiutano molto anche i loro nipoti, trasmettendo loro i valori e il tesoro culturale dei tempi passati, insegnando cose una volta essenziali e diffuse, che rischiano di scomparire: l’importanza delle tradizioni, del lavoro manuale, della famiglia e della storia. In poche parole, ci insegnano la vita.
A concludere il nostro sondaggio è stato l’argomento sulla differenza nelle abitudine tecnologiche tra le nonne, russe e italiane, e i loro nipoti. Quanto moderne si sentono le nonne rispetto ai nipoti? In generale, le nonne confessano rapporti non troppo buoni con la tecnologia. “Provo a imparare, grazie a mio nipote. Ma non è facile per una come me, che era abituata a caricare il grano sui carri e a fare il pane di notte. La tecnologia ha cambiato tutto quanto, ci ha dato una grossa mano, ma allo stesso tempo ci ha resi pigri, e io non mi voglio fermare”.
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