Un attore si riprende dall’ictus insegnando ai malati psichiatrici a recitare

Anar Movsumov
Avete mai visto una messa in scena di Chekhov in cui tutte le parti sono recitate da pazienti di un ospedale psichiatrico? Nella città russa di Samara è possibile, e la storia è molto toccante

Chi ha visto persone che soffrono di malattie mentali mentre recitano sul palcoscenico ha vissuto un’esperienza incredibile. Nella scuola di recitazione “Schastlivyj sluchaj” (“Caso fortunato”) dell’ospedale psichiatrico di Samara (1.200 chilometri a sud di Mosca) mettono in scena spettacoli positivi e allegri, perché i dottori sono convinti che le commedie possano fare molto bene, in termini terapeutici, anche per quei pazienti dalle diagnosi più cupe. In effetti funziona: quattro degli undici attori della scuola hanno già lasciato l’ospedale.

Non c’è niente di cui vergognarsi nella malattia mentale
Questa storia pazzesca cominciò quando un attore, piuttosto famoso, del Teatro Drammatico di Samara, il quarantanovenne Oleg Belov, ebbe un ictus molto grave e rimase paralizzato su tutto un lato del corpo. Ricevette l’assegno di disabilità, ma venne obbligato ad abbandonare il suo teatro, dove aveva passato oltre 30 anni in scena. Il futuro gli appariva nero, fino a quando, un giorno, venne invitato a guidare una scuola di arte drammatica in un ospedale psichiatrico del luogo. In quanto paziente anche lui, che soffriva di una condizione disabilitante, era il candidato giusto per lavorare con persone che avevano passato molti anni dentro alle mura di un ospedale e che non erano in grado di gestire né una vita sociale né un’identità pubblica.

Quando Belov cominciò a lavorare con i pazienti comprese all’improvviso che anche loro, come molti attori, avevano problemi con l’autocontrollo. I pazienti erano confusi dalle loro diagnosi e avevano paura a comunicare con il resto del mondo. Belov capì che il lavoro compiuto da un attore per superare i propri imiti potesse aiutare anche le persone con malattie mentali. Lo diceva spesso ai suoi attori: “Non vi vergognate di avere l’influenza, allora non vergognatevi quando parlate dei vostri disturbi mentali. Entrambe sono la stessa cosa: delle malattie. E non c’è niente di biasimevole o di vergognoso”. In questo ambiente, i pazienti lentamente smettono di sentirsi degli emarginati incapaci di stare in società. Imparano ad accettarsi e ad accettare le proprie peculiarità. Recitare su un palcoscenico aiuta i pazienti a riguadagnare un senso di identità, permettendo loro di comunicare.

Un “Caso fortunato” per tutti
Il corso di teatro cominciò nel 2012. Allora c'erano solo tre attori. Ora sono undici. Hanno messo in scena racconti di Aleksandr Pushkin, Aleksandr Tvardovskij e Anton Chekhov: in totale, sono sei spettacoli. La scelta di opere letterarie non è casuale: “I dottori dicono che gli spettacoli devono avere molta vita, devono essere positive, perché gli attori hanno avuto fin troppe cose negative nella loro vita. In più, devono potersi riconoscere con i personaggi”, spiega Oleg, aggiungendo che se il personaggio è un uomo, allora deve essere l’eroe, e se è una donna deve essere una signora. “Una delle nostre prime commedie era il Conte Nulin, di Pushkin, in cui gli attori devono scambiarsi le parti e le immagini. Noi dopo averla messa in scena abbiamo girato un video e l’abbiamo poi inviato a Mosca, per il festival di recitazione. Poi ci domandarono come si chiamasse il nostro teatro.

All’improvviso gli artisti si inventarono un nome nuovo: “Caso fortunato”, perché quello che era successo era una coincidenza felice per tutti noi, compreso me stesso. Il lavoro nel corso di teatro mi aveva trascinato fuori dalla mia malattia, nonostante il mio lato sinistro continuasse a non funzionare bene”. Contro ogni aspettativa, insomma, il desiderio sincero di Belov di aiutare le altre persone si è trasformato nella guarigione dalla sua stessa malattia. Dopo due anni di lavoro in ospedale è tornato sul palco del Teatro di Samara dove ancora tiene spettacoli. E continua a seguire il corso nell’ospedale psichiatrico.

“Non vogliamo premi”

Per la recita del Conte Nulin la scuola di recitazione ha ricevuto un premio al Festival dell’Arte Riabilitativa Filo di Arianna. Ogni attore ha ricevuto una statuetta e l’ospedale ha vinto un diploma e un nuovo lettore dvd. Ma non era questa la cosa più importante.
“Noi non vogliamo premi. Abbiamo altri obiettivi”, spiega Oleg. “Se almeno una persona migliora le proprie condizioni di salute dopo due anni di corso, allora abbiamo raggiunto un risultato migliore di una Maschera d’Oro [il premio più importante del teatro russo]”. Quelli che vengono dimessi dall’ospedale non possono più partecipare alle recite, ma spesso passano per un saluto.

“Un giorno in cui c’erano le prove, uno degli attori venne da me e mi disse: Ho buone e cattive notizie. Da dove comincio? Da quelle cattive, gli ho risposto. Non posso più partecipare al corso di recitazione, ha detto. E qual è quella buona? Mi hanno dimesso. E allora ho risposto che erano entrambe due buone notizie”.

Il viaggio dei membri scuola al festival di Mosca è stato pagato dall’ospedale. Tutto questo è potuto succedere grazie al lavoro del primario, Mikhail Scheyfer, che porta avanti in modo attivo progetti di terapia artistica in questo ospedale regionale. “A volte ci sono pazienti che qui passano anni interi. È difficile per loro tornare a una vita normale, senza un trattamento adeguato. Per questo motivo l’ospedale offre un ampio programma di terapie. Facciamo riabilitazione con corsi di pittura, di danza e anche di cucina”, spiega Oleg. Anche altri danno una mano al corso di recitazione. Per esempio, un amico di Oleg ha disegnato la scenografia (bellissima), e il teatro di Samara fornisce i costumi. Anche diversi volontari vengono qui per aiutare, con luci, suoni e organizzazione. A volte anche le infermiere hanno una particina nelle commedie. Ma la persona che dà una mano più di tutte è Galina, la moglie di Oleg, che è diventata designer di palcoscenico, designer di costumi e produttrice.
Dal momento che l’ospedale è chiuso al pubblico, non è semplice assistere alle recite della scuola. Gli attori, però, a volte fanno capolino nei teatri della città. A maggio, per esempio, il teatro ha presentato una nuova produzione per il pubblico, con una commedia basata sulle storie di Vasilij Shuskin. La scuola “Caso fortunato” la porterà al Festival Teatrale Filo d’Arianna alla fine dell’anno.

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