Probabilmente, il vizio preferito dei russi è il buon vecchio bere. Tanto il governo zarista che quello sovietico, a parte brevi periodi e campagne, non fecero molto per opporsi all’alcol, in modo da poter trarre profitto dalle tasse. Fu il popolo il primo a dire basta.
La prima campagna anti-alcol in Russia fu guidata dai contadini nel 1858. Si ribellarono in tutte le 32 regioni del Paese, distruggendo innumerevoli locali per bevitori, per protestare contro la politica di alcolizzazione delle masse avallata del governo. Solo l’esercito riuscì a sedare la violenza.
Durante la seconda metà del XIX secolo cominciarono ad apparire i primi gruppi di sobrietà, organizzati dall’intellighenzia e dai medici. Iniziarono ad essere pubblicate riviste anti-alcol e vennero imposte alcune limitazioni alla vendita dei liquori. All’inizio del XX secolo comparvero anche campagne per prevenire il consumo di alcol da parte dei bambini nelle scuole, a dimostrazione che c’era un problema di alcolismo infantile.
Il problema fu considerato così grave che lo stesso granduca Konstantin Konstantinovich, membro della famiglia imperiale russa, divenne presidente dell’Unione degli astemi della Russia. Nell’agosto del 1914 Nicola II, per via dell’impegno bellico nella Prima guerra mondiale, proibì la produzione e la vendita di alcolici.
Nel 1917 il governo sovietico bandì la vodka, il vino e la produzione di birra, ma il divieto a partire dagli anni Venti fu gradualmente revocato.
Ci furono tre importanti campagne anti-alcol nell’Urss: nel 1958, nel 1972, e la più ricordata, la campagna di Gorbachev del 1985-1990. Non aveva precedenti: la vendita di alcol fu ridotta (la vodka poteva essere acquistata solo in cambio di di speciali contrassegni), la produzione fu ridotta e la milizia ispezionava i parchi e le strade, multando e arrestando chi veniva colto in flagrante.
Poster dell’epoca pre rivoluzionaria
“È ora di ravvedersi e smettere di bere! Confronto tra la vita dell’astemio e dell’ubriacone”
Dalla “Serie ubriaca”: “Ristorante camminante /vendita sottobanco”
“La mia indole non fermare! Il vestito lo compriamo nuovo, perché questo vuoi salvare?”
“Come nascondere il naso rosso? Bere finché non diventa bluastro!”
“Amici”
I poster sovietici
“Non un goccio!”
“E poi dicono che noi siamo maiali…”
“ALT! Ultimo avvertimento”
“Papà, non bere!”
“Dal popolo dei lavoratori, espelliamo i bevitori. V. Majakovskij”
“No!”
“C’è chi è intelligente e chi cretino
chi legge un libro e chi va al barino!”
“Si è ubriacato, ha iniziato a litigare e ha spezzato un alberello e ora si vergogna a guardare in faccia le persone. VERGOGNA!”
“Cosa si può comprare ai bambini con i soldi per un litro di vodka”
“Ravvediti!”
“Ha preferito così” (la scritta sulle fasce che racchiudono la bottiglia anziché un bambino recita “Il tribunale le ha tolto la potestà genitoriale”)
“Bevi oggi, bevi domani e il piano non è stato rispettato”. (La scritta sul poster sullo sfondo dice: “Non hai rispettato i carichi di lavoro, hai portato sulla cattiva strada i colleghi, smettila di alzare il gomito!”
“La mamma non è me che ama”
“Sconfiggiamo il vizio del bere!”
“Il padre ubriacone è una disgrazia per la famiglia”. E poi ci sono dei versi di Aleksandr Bezymenskij: “Rovina se stesso, il suo lavoro, la sua famiglia / nell’alcolismo ha affogato la sua intelligenza e il suo onore”
La Russia post rivoluzionaria? Un Paese dipendente dalla cocaina