Avevo un compagno di scuola che aveva un papà, lo “zio” Vitja, chiassoso e attaccabrighe, che amava bere e prendersela con tutti: con i vicini, con i nostri calciatori, persino con Brezhnev, ma con lui solo a mezza voce. Lo “zio” Vitja faceva casino dappertutto. Ma c’era una persona davanti alla quale si zittiva subito: sua moglie, “zia” Larisa. No, lei non era una stronza o una di quelle sempre pronte a tirar su uno scandalo. Era una comune brava donna sovietica, assolutamente dolce. Ma di fronte a lei “zio” Vitja si comportava in modo sorprendentemente contenuto. A volte, dopo aver bevuto, poteva diventare un po’ troppo esuberante. Allora Larisa diceva con tono severo: “Vitja, datti una calmata!”. E lui, facendo appena finta di borbottare per salvare la faccia, immediatamente si acquietava.
Allora ero ancora un bambino, e questo fatto mi meravigliava da morire: com’è mai possibile che questo omaccione sempre infuriato si metta subito in riga non appena sente quella voce di donna? Più tardi osservai lo stesso fenomeno anche in altre famiglie. E col tempo sono arrivato a una semplice conclusione: gli uomini russi sono dei tappetini. E sono perfettamente a loro agio in questo ruolo. Anzi, dirò di più, a loro piace molto. Se ascoltate i discorsi tra maschi, sono tutti dei duri; sono loro che a casa portano i pantaloni. Ma mentono. Le padrone che decidono tutto sono le donne; le loro mogli. Loro sì che sono toste.
E qui la cosa si fa complicata. La Russia è un Paese estremamente patriarcale e maschilista. Nella politica e nel business questo è evidente. Una donna che si mette in testa di diventare presidente, fa ridere il 95 per cento dei russi, quando non eccita addirittura il loro odio. E una donna che ha successo nel business è sempre guardata con sospetto, e tutti pensano che l’abbia aiutata il marito o l’amante.
Ma in famiglia, tutto va nel modo opposto. È un vero spettacolo, che milioni di russi si godono giorno dopo giorno. Le relazioni familiari sono costruite su una specie di inganno che sta bene a tutti. Formalmente l’uomo è il capo. E deve sembrare che sia lui a decidere tutto. Mentre le donne deve sembrare che li ascoltino e rispettino in tutto e per tutto. Ma la realtà è rovesciata nella maggioranza delle famiglie. Decidono tutto le mogli: dal colore della carta da parati al posto dove andare in vacanza.
In questo campo ho anche dell’esperienza personale: due matrimoni. Nel primo ho cercato di contare qualcosa e di giocare il ruolo del maschio dominante: guadagnavo molto di più di mia moglie e volevo decidere dove andare e cosa comprare. Questo portava continuamente al conflitto: mia moglie non era mai pronta ad accettare le mie decisioni. E progressivamente io stesso mi stancai del ruolo di leader. A cosa serve esserlo, se hai una moglie che può decidere da sola e che di solito lo fa molto meglio di te?
Così, nel secondo matrimonio, cambiai del tutto schema. Decideva praticamente tutto mia moglie. Io con il sorriso mi detti il titolo di “uomo tappetino”. E mi stava benissimo.
Conosco molte famiglie in cui i maschi sono degli uomini d’affari che guadagnano un sacco di soldi e hanno sotto di loro centinaia di dipendenti. Sono dei capi fatti e finiti, che sanno come comandare e farsi rispettare. Ma non appena superano la porta di casa, ecco che subito diventano silenziosi e rassegnati. Lì hanno un superiore, il loro boss: la moglie.
Da tanto tempo sono interessato a capire questo fenomeno: perché gli uomini russi sono così proni, così pronti a fare i tappetini, e perché questo non offende il loro impetuoso temperamento slavo? Ancor più, poi, quando sono abituati a comandare sul lavoro…
Credo che la questione stia nel fatto che si è incrinato il modello familiare, e questo è successo ai tempi del socialismo. L’uomo lavorava tanto e duramente, e per i figli quasi non esisteva. Se leggete le memorie dei tempi dell’Unione Sovietica, i padri erano sempre o al lavoro, o in trasferta, o al fronte, o in galera. Tutto quello che si doveva fare in famiglia lo facevano le donne: le mamme e le nonne. Le russe sono donne molto forti, e lo dico con orgoglio e tristezza. Anche io sono stato cresciuto solo dalla mamma. Mio padre faceva il geologo ed era sempre o in qualche spedizione di lavoro o in viaggio di piacere. Amava la caccia e navigare in solitaria lungo i fiumi. E i bambini come me sono stati educati dalle mamme e dalle nonne e fin dall’infanzia sono stati abituati a obbedire alle donne, e al fatto che sono le donne a decidere tutto. I padri, quando c’erano, o la sera riposavano e non bisognava disturbarli, o ti davano qualche scapaccione per un brutto voto. E tutta la loro funzione pedagogica si esauriva in questo. Inoltre bevevano proprio tanto, e non facevano nulla per guadagnarsi la simpatia dei figli.
È dunque del tutto naturale che quando quei ragazzini crescevano, ritenessero che in casa fosse la donna a comandare. Ed erano pronti a obbedire alla moglie. Il fatto è che continuavano anche a obbedire alla mamma. Da qui gli eterni conflitti nelle famiglie russe tra moglie e suocera. Due donne forti non possono convivere e dividersi un unico uomo. E a lui non resta che ascoltare in silenzio i loro frequenti battibecchi o, di tanto in tanto, provare a fare da paciere.
Può essere che le cose cambino, in futuro, nelle famiglie russe: anche le donne oggi lavorano molto, e sono ben pronte a lasciare un po’ dei loro doveri familiari, e non vogliono più decidere tutto in casa. Ma mi pare che i nostri uomini tappetino non abbiano granché voglia di alzare la testa e riprendersi qualche responsabilità di comando.
Le opinioni qui espresse sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Russia Beyond
Aleksej Belyakov è giornalista, editorialista di varie riviste russe. Questo è un suo editoriale
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