Dai patrioti agli smanettoni: la guida definitiva ai russi che amano il calcio

Grigorij Avoyan
Appassionati di statistica, “dinosauri” con la pancetta, nerd, hooligan, nazionalisti. Sono questi i caratteri tipici della fauna dei tifosi che incontrerete negli stadi della Russia durante i Mondiali. Il nostro identikit per riconoscerli

Il patriota

Non è un grande esperto di calcio, conosce solo uno o due giocatori della nazionale (principalmente quelli che hanno fatto la pubblicità delle patatine). Diventa un tifoso sfegatato solo in occasione dei grandi tornei, come i Mondiali o gli Europei, e solo se gioca la Russia. Come segno della sua devozione si tinge la faccia a strisce con il tricolore e indossa una maglietta “patriottica”con tanto di orsetto, uno stemmino, una faccia di Putin o un kalashnikov. Il patriota non conosce nessun coro da stadio, ma si adatta alla situazione: quando c’è la partita grida fortissimo “Forza Russia!”. Appena la nazionale perde, diventa un appassionato di hockey su ghiaccio (la Russia ha trionfato anche alle ultime Olimpiadi) e comincia a odiare il calcio russo. E va avanti così, fino al successivo torneo di rilievo, quando tutto ricomincia da capo, uguale, a prima.
Livello di pericolosità: 3/5

Il tifoso da divano

È convinto di conoscere il calcio alla perfezione. Sa anche esattamente in quale modo deve giocare la sua squadra. In realtà, però, il tifoso da poltrona, è una persona molto lontana dal concetto di sport. Ha l’abitudine di parlare con la televisione e di gridare in modo teatrale ogni volta che sbagliano a passare la palla. Oppure, in modo monotono, e continuo, emette brontolii e lamenti per quello che succede sullo schermo davanti al suo naso. Le vittime delle sue analisi da divano sono la moglie, la suocera e, di tanto in tanto, il vicino, cioè tutti quelli che hanno la sfortuna di doverselo sorbire. È praticamente impossibile vederlo allo stadio: nemmeno una partita dei Mondiali nella sua città sarebbe in grado di fargli scambiare pantofole e divano, dove è un re, con gli spalti di uno stadio.
Livello di pericolosità: 1/5
Il troll di Internet

Di solito si tratta di uno studentello, convinto di poter acquisire in fretta un po’ di autorità in materia calcistica e far bella figura. Su internet è più aggressivo di un ghepardo. Le vittime di questi troll spietati sono gli utenti normali, quelli che commentano le notizie sportive o, addirittura, lasciano solo il loro like. Il troll sguazza, senza nessun freno, nell’impunità garantita dal social network, ma allo stadio diventa la persona più tranquilla del mondo e ci va con il padre. In generale, è inoffensivo. Se i suoi genitori lo lasciano andare alla partita con gli amici, finito il match andrà con ogni probabilità a ubriacarsi per stare male dopo. La cosa più importante è non farlo diventare amico di un hooligan.
Livello di pericolosità: 2/5

L’hooligan

È lo stereotipo vivente del fanatico di calcio russo. Sono quelli che hanno vandalizzato le strade di Marsiglia agli Europei del 2016, che lottano muro contro muro nei video di YouTube. L’hooligan vive nelle periferie, non si priva mai della sua tuta, non va mai sobrio alle partite e conosce almeno cento trucchi per far entrare alcolici all’interno dello stadio. Si denuda il torso sugli spalti, accende i razzi, conosce tutti i cori ed è presente a tutte le partite, perfino quelle più insignificanti, per non perdersi nemmeno una rissa e non deludere gli amici.
Non è chiaro quando un hooligan raggiunga l’età della ragione. Questa categoria include sia diciottenni che ultraquarantenni. A causa del suo comportamento distruttivo, gli altri tipi di tifosi, e le squadre stesse, preferiscono tenersi alla larga da lui. In realtà non fa a botte con tutti: solo con altri hooligan tifosi di squadre avversarie. Tuttavia, se è arrabbiato e lancia in aria i sedili, tutti possono diventare un obiettivo per lui. La cosa migliore è mantenersi a debita distanza da questo amante delle passioni forti.
Livello di pericolosità: 5/5

Il poser

Poco leale, molto volubile, cambia squadra a seconda della situazione. Si è interessato al mondo del calcio dopo aver letto, da qualche parte, che si tratta “del passatempo del vero uomo”. In poco tempo ha imparato a memoria le formazioni del Barcellona e della Juventus, si è studiato un paio di interviste e ha comprato una maglietta dell’Argentina del 1986. Il poser non si intromette nelle discussioni sul calcio perché non è in grado di sostenerle, ma farà esattamente tutto quello che fanno gli altri. Può andare d’accordo con qualsiasi altro tipo di tifoso.
Livello di pericolosità: 3/5

La vecchia guardia

È il classico cinquantenne con pancia da birra e semi da masticare. Non è mai solo sugli spalti, ma lo troverete sempre circondato dai suoi amici, tifosi della stessa squadra. È un vero e proprio “dinosauro” del calcio, ricorda i tempi in cui le partite si ascoltavano con l’orecchio attaccato alla radiolina e sente la mancanza del periodo in cui il calcio russo era grande (sì, lo pensa davvero). Va a vedere le partite più per abitudine che per necessità. È ormai disilluso nei confronti di quei “buoni a nulla” in campo, e qualche volta lancia qualche insulto ai giocatori, all’arbitro e alla federazione tanto per divertirsi, senza necessità né entusiasmo. Il rappresentante della vecchia guarda non prende parte ai cori degli altri tifosi. Non è lì per quello: vuole solo socializzare con gli altri “dinosauri”.
Livello di pericolosità: 1/5

L’ultrà russo

Il calcio è la sua vita. Comincia a prepararsi per la partita con una settimana di anticipo. Prepara i cori, disegna gli striscioni, accumula i razzi. Sugli spalti ha il compito di organizzare tutte le performance e segue la squadra anche nelle gare in trasferta. Ha i suoi principi e vive seguendo le regole particolari di quella subcultura. Per gli estranei è difficile individuare l’ultrà russo perché non indossa i classici distintivi della squadra, come sciarpe e cappellini, ma preferisce alcuni brand specifici: Paul Smith, Stone Island, Fred Perry, Levi’s, Lee. Le scarpe sono rigorosamente Adidas o New Balance. La sua affiliazione a una squadra è simboleggiata da piccoli dettagli, appena percettibili, come ad esempio una gamba di pantalone arrotolata. Gli ultrà hanno i loro nemici e spesso le loro avventure finiscono con delle risse. Di solito non avvengono dentro lo stadio, ma nelle zone vicine, dove c’è anche un sacco di polizia. A volte, di comune accordo, si incontrano per litigare nei campi o nelle foreste. Qualsiasi cosa vi capiti di fare, non attaccatelo per primi. Chiamerà i suoi amici e passerà al contrattacco.
Livello di pericolosità: 3/5
Il nerd

Di solito vive grazie alle divergenze dei bookmaker, o sui loro siti, perché conosce a menadito tutte le caratteristiche di ogni singolo giocatore, qualità e lati deboli, sa quali squadre hanno avuto una buona politica di acquisti e chi, invece, dovrà pagare. Questo tipo di tifoso ha venduto l’anima alla statistica, non alla squadra. Crede nei numeri e nelle possibilità, non nella classica botta di fortuna. Tratta il calcio come se fosse un lavoro. Allo stadio è calmo e si nota poco. Lo si può identificare, nel suo essere organizzato e composto, dallo sguardo concentrato e dalle occhiate che lancia di tanto in tanto al suo smartphone, dove tutto è già stato analizzato e reso pubblico con i suoi centomila tweet.
Livello di pericolosità: 1/5

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