Dopo gli scontri violenti avvenuti tra tifosi russi e inglesi agli Europei 2016 in Francia, i giornali e le televisioni occidentali hanno fatto subito notare i possibili rischi di tenere un torneo internazionale di calcio in Russia. Tuttavia, le probabilità che gli hooligan russi ripetano le violenze in questa occasione sembrano essere pochissime.
Uno dei più strani automatismi che emerge nella copertura mediatica degli hooligan russi è l’idea che ci sia sempre dietro il governo. L’unica prova portata a sostegno di questa lettura, in verità abbastanza tenue, è un tweet del 2016 del vicepresidente della Duma, Igor Lebedev, in cui diceva agli ultrà russi “Ben fatto, ragazzi, continuate così!”
Не вижу ничего страшного в драке фанатов. Наоборот, молодцы наши ребята. Так держать!https://t.co/g4ZKsFPDTt
— Игорь Лебедев (@Russian1972) 13 giugno 2016
L’idea che il governo russo sia o responsabile per il comportamento dei tifosi in un Paese straniero, o comunque felice di provocare questi incidenti sul loro territorio sembra piuttosto balzana. E anche se è vero che lo Stato, a quanto sembra, è in contatto con i capi delle diverse tifoserie in vista del Mondiale, non sembra però così ben disposto nei confronti di questi delinquenti.
Un caso evidente è quello di Aleksandr Shprygin, ex capo dell’Associazione nazionale tifosi russi, il gruppo dietro agli scontri tra inglesi e russi del 2016. Dopo essere stato arrestato diverse volte a Mosca prima dello svolgimento di alcune partite della Serie A russa, Shprygin, che si è visto pure incendiare la macchina una volta, è stato tenuto agli arresti domiciliari durante le partite della Confederation Cup.
Aleksandr Shprygin, presidente dell'associazione nazionale russa dei tifosi di calcio
Aleksandr Vilf/SputnikVale anche il caso di Aleksej Jerunov, uno dei tre russi finiti in carcere in Francia dopo le violenze di strada degli Europei. Se si crede alla stampa inglese, al suo ritorno in Russia sarebbe stato salutato come un eroe. Ma in realtà, su pressione del governo, è stato licenziato dal suo impiego di capo del Club tifosi del Lokomotiv.
Jerunov e Shprygin sono solo due dei 300 hooligan che hanno già ricevuto il divieto di presentarsi allo stadio in vista dei Mondiali. La lista dei nomi è lunga, ma una cosa è chiara: l’Fsb (i servizi segreti russi) sanno perfettamente chi sono le persone più pericolose e faranno di tutto quest’estate per tenerle alla larga dagli altri tifosi.
Nell’eventualità in cui alcuni membri dei club più violenti riescano a passare attraverso la rete dei controlli, le conseguenze per essere stati presenti alle partite e aver provocato disordini saranno molto pesanti.
Tanto per cominciare, la Duma ha annunciato nell’aprile del 2017 che gli scontri sugli spalti saranno punibili con multe fino a 20mila rubli (283 euro), con in più il divieto di spostarsi per sette anni nel territorio nazionale. Questo significa che non potranno seguire la loro squadra durante le trasferte – figurarsi per i match all’estero.
Inoltre, se gli hooligan russi degli Europei 2016 rischiavano relativamente poco in Francia, in Russia un illecito penale può significare la perdita del posto di lavoro. Come ha ammesso a France 24 nel 2017 un ultrà dello Spartak di Mosca, chiamato “Dmitrij”: “Nel nostro Paese un divieto di spostamento significa dire addio al proprio lavoro, alla carriera, alla possibilità di migliorare la propria condizione”.
Gli hooligan russi possono essere brutali e spietati, ma molti mantengono anche uno stile di vita iperconservatore, che prevede tutta una serie di limitazioni. “Il tifo del calcio in Russia ha semplicemente sostituito lo stenka na stenku”, ha dichiarato al Sun un hooligan chiamato Vadim. Si riferiva a una tradizione violenta, vecchia di secoli, diffusa nelle campagne. In altre parole, la cultura iper-mascolina della lotta, spesso, riflette il patriottismo degli ultrà e il tradizionalismo della famiglia. Tenendo questo bene in mente, la prospettiva di non essere più in grado di provvedere ai propri figli potrebbe tenere calmi molti dei tifosi.
Vi ricorderete di Vasilij Stepanov, meglio noto per i media inglesi come “Vasiliij il killer”. Quando gli hanno chiesto dove sarà durante i Mondiali, ha risposto: «Non sono stupido. Con ogni probabilità, mi troverete che gioco a scacchi con mia figlia di cinque anni».
Perfino per i più crudeli tifosi russi l’appuntamento ai Mondiali russi del 2018 sembra sempre di più una cosa che è meglio evitare.
Per il russo medio, il Mondiale sarà più una questione di ospitalità che di calcio. Lo sport è molto popolare, qui, e i tifosi si riuniscono per seguire la nazionale quando fa buoni risultati. Tuttavia il tipico fan russo è ben distante dall’idea di mostrare fedeltà da duri-a-morire o furia da ultrà. Quando la Sbornaja, la nazionale, perde, segue un’alzata di spalle nazionale, un atteggiamento che sembra dire: “Chissenefrega, nell’hockey su ghiaccio siamo comunque i più forti”. Come hanno dimostrato le recenti Olimpiadi invernali.
Questo può servire a capire perché la reazione dei russi alle violenze del 2016 sia apparsa un po’ deboluccia. In realtà, ciò che i media inglesi hanno interpretato come orgoglio nazionale nei confronti dei loro ultrà, era una forma di dissociazione collettiva, in cui 145 milioni di persone dicevano, più o meno, “Perché dobbiamo mostrare che ci vergogniamo dei nostri tifosi? La nostra squadra ha perso 3 a 0 contro il Galles, per cui né questo sport né i suoi tifosi meritano la nostra attenzione”.
Certo, le aspettative per la nazionale di calcio russa non sono molto alte, ma il fatto che i Mondiali si terranno in casa significa che almeno stavolta i russi saranno chiamati a prestare un po’ di attenzione alla cosa e di sforzarsi perché il Paese non venga ritratto sotto una luce negativa.
La Russia, dopotutto, è una nazione di 145 milioni di abitanti: di questi, gli ultrà del calcio arrivano a contare, al massimo, un paio di migliaia di unità. Se volete uno stereotipo che ben si applica a tutti i russi, guardate al patriottismo anziché alla violenza nello sport. Perfino il russo più moderno, il più occidentalizzato, assumerà un atteggiamento difensivo nei confronti del suo Paese non appena cominciate a grattare un po’ la superficie. La Russia è un Paese che vanta una grande reputazione per la sua ospitalità, e i suoi abitanti ci tengono a mantenerla intatta.
Tutti i russi sanno bene che qualsiasi evento negativo ai Mondiali potrebbe mandare all’aria la possibilità di far finalmente piazza pulita di tutti questi preconcetti ormai ben radicati nei media occidentali. Chissà, questa potrebbe essere una causa che perfino gli hooligan potrebbero trovarsi a sostenere.
Quattro film recenti che raccontano storie di calcio russo (senza censure).
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