Una semplice casa di legno in campagna. Due bambini e una bambina, che indossano solo biancheria intima, giocano in una stanza disseminata di giocattoli, libri, strumenti e attrezzi sportivi. Il più grande, Aljosha, di quattro anni, sta risolvendo delle equazioni matematiche su una lavagna. Olja, che ha solo un anno e mezzo e ha recentemente imparato a camminare, è appesa a una barra per esercizi fissata al muro. si mette a testa in giù e ride.
I bambini passano rapidamente da un’attività all’altra: un secondo sono intenti a salire sulla scala a pioli e, poco dopo, i maschietti passano a costruirsi giocattoli con una vera sega nel loro piccolo laboratorio. La madre non sembra preoccuparsi di vedere tutto questo. Prende Olja, la più piccola, per farle fare un sonnellino veloce sulla terrazza (nonostante sia inverno fuori) e più tardi, i bambini corrono nella neve, quasi nudi e scalzi, per salutare il padre che torna dal lavoro.
Questo è solo uno scorcio della vita dei Nikitin, una famiglia le cui pratiche hanno ispirato e scioccato la popolazione sovietica negli anni Sessanta. Il loro approccio all’educazione della prima infanzia differiva molto dal sistema sovietico tradizionale, che riteneva fondamentale inserire i bambini nella società fin dal nido e dall’asilo, e prevedeva il rispetto di un rigido programma (il “rezhìm”; “regime”) giornaliero. I bambini della famiglia Nikitin erano invece liberi di scegliere come sarebbe stata la loro giornata, e qualsiasi comunicazione e interazione era principalmente limitata all’interno della famiglia, fino all’inizio della scuola (a 7 anni compiuti).
Anche se c’era un servizio di assistenza all’infanzia all’interno del sistema statale sovietico, gli assistenti sociali non intervennero mai per far variare lo stile di vita dei Nikitin. Non ci furono mai problemi o incidenti gravi all’interno della famiglia, il che significa che non vi era motivo di allarme.
I Nikitin, gli insegnanti e ricercatori Boris e Lena, hanno avuto sette figli nel corso degli anni e hanno scritto oltre dieci libri sull’educazione della prima infanzia. Le loro opere sono state pubblicate non solo in Unione Sovietica, ma anche in Paesi come la Germania e il Giappone, assicurando loro una grande popolarità, che attirava ogni anno centinaia di visitatori e giornalisti nella loro casa nel villaggio di Bolshevo, fuori Mosca.
Perché permettevano ai loro figli di giocare liberamente senza limiti e senza il controllo costante dei genitori? E il loro approccio ha avuto successo nel lungo periodo?
Libertà di azione e resistenza al freddo
L’ex ingegnere aeronautico Boris Nikitin aveva un forte interesse per la pedagogia. Avrebbe persino voluto aprire la sua scuola, ma la sua visione non aveva alcun sostegno statale. Era il 1959 quando incontrò la sua futura moglie in uno degli eventi pedagogici di Mosca. Lena (non l’abbreviazione di Elena, come di solito, ma nel suo caso il nome intero, datole dai genitori in onore del fiume russo Lena) era un’insegnante di lingua e letteratura russa ed era 14 anni più giovane di Boris, ma interessi e visioni comuni sulla vita cementarono la loro unione. Entrambi erano insoddisfatti del sistema di istruzione esistente.
Ed su così che misero su una famiglia, che alla fine divenne una “scuola del futuro”, una sorta di laboratorio in cui potevano applicare le loro idee innovative ai propri figli. Boris e Lena credevano che fosse sufficiente creare un ambiente adatto per un bambino, e non sarebbe stato necessario fare nient’altro, il piccolo sarebbe cresciuto mentalmente e fisicamente, senza alcun aiuto. I genitori dovevano solo guidarlo, incoraggiarlo e sostenerlo, senza alcun tipo di pressione o di eccessiva imposizione.
Ecco perché Boris e Lena permettevano ai bambini di toccare e provare tutto ciò che trovavano e non proibivano mai loro di fare nulla. Altrimenti, come avrebbero imparato cosa era pericoloso e cosa era sicuro? Inoltre, non si possono nascondere per sempre le cose pericolose a un bambino. “Cosa succede se introduciamo gradualmente i bambini ai pericoli? Questo avvicinamento avverrà mentre li guardiamo e dobbiamo sempre essere in grado di controllare la gravità delle conseguenze”, ha scritto Lena in uno dei suoi libri. “È meglio fare un ‘vaccino di sicurezza’; lasciare che accada un piccolo male a un bambino, ma, in questo modo, insegnargli a essere cauto, piuttosto che tenerlo nella bambagia all’oscuro dai pericoli che poi possono inaspettatamente causargli un grande male”.
Lo stesso dicasi per il far giocare i bambini sulle scale, anche su quelle a pioli. “Certo, i bambini possono cadere, ma non dobbiamo aver paura di questo. La libertà di movimento non solo facilita lo sviluppo di forza e agilità, ma anche della cautela. I nostri bambini non si sono mai provocati ferite o infortuni gravi”, ha raccontato.
Per quanto riguarda le pratiche di “zakàlivanie”, per “temprarli” al freddo, tutto iniziò quando il loro bimbo più grande presentò problemi alla pelle che non sembravano voler andare via con i metodi convenzionali. Una volta che Boris e Lena si resero conto che la pelle di Aljosha diventava meno irritabile dopo che era stato al freddo, provarono a lasciarlo fuori, all’inizio per soli 10-15 secondi. L’effetto positivo di questa pratica, qualsiasi fossero le condizioni atmosferiche, spinse i genitori a continuarla in seguito e svilupparla in sonnellini e docce fredde all’esterno, anche in inverno. È interessante notare che nessuno dei Nikitin ha mai avuto un raffreddore o qualche tipo di problemi di salute correlati.
Ecco alcuni dei principi chiave dei Nikitin:
1 / Educazione fisica naturale: tempra (“zakalivanie”; sviluppo della resistenza dei bambini al freddo) e ginnastica fin dall’infanzia, nessuna pulizia sterile, indumenti leggeri, cibo semplice senza eccessi, attrezzature sportive facilmente accessibili dentro casa.
2 / Sviluppo emotivo: contatto fisico regolare con i genitori, dormendo anche con loro, opportunità di esplorare il mondo circostante senza limiti e divieti inutili, hobby comuni condivisi con i genitori e il loro pieno sostegno e approvazione dei progressi fatti dai bambini.
3 / Totale libertà creativa: nessuna lezione e pratica obbligatoria. I bambini fanno quello che gli va di fare in qualsiasi momento, passando facilmente dalla ginnastica alla risoluzione dei problemi di matematica.
4 / Sviluppo intellettuale: un ricco ambiente educativo con lavagne su cui i bambini possono studiare la matematica, libri da leggere, mappe geografiche da esplorare, giochi cerebrali e giochi speciali sviluppati dagli stessi Boris e Lena.
È anche importante notare che i bambini semplicemente seguivano le abitudini dei loro genitori. Ad esempio, Boris era una persona attiva, appassionata di diversi sport e si è mantenuto in condizioni di salute eccellente fino alla morte, nel 1999, all’età di 83 anni, e si divertiva profondamente con i bambini, giocando e osservando i loro progressi. Stando in una casa di campagna fuori Mosca, la famiglia viveva piuttosto frugalmente, sia nelle abitudini alimentari che per come si vestivano.
Un sistema con le sue pecche
Grazie a questo approccio, i bambini Nikitin hanno iniziato a leggere dai due ai quattro anni ed erano più che pronti per iniziare la scuola a cinque anni, due anni prima dell’età stabilita. La loro “eccessiva preparazione” rispetto al programma scolastico li portò a saltare anni, passando dalla prima alla terza o dalla seconda alla quarta, e potevano anche saltare le lezioni se non avevano voglia di andare, quando erano troppo semplici per loro.
Un tale sviluppo intellettuale accelerato ha reso più difficile la socializzazione di alcuni dei sette bambini. Ed è per questo che nessuno dei bambini Nikitin, quando sono cresciuti, ha mandato i loro figli a scuola prima del tempo, anche se hanno seguito lo stesso stile di vita nella prima infanzia.
Inoltre, si è rivelato più difficile per loro adattarsi alla vita reale, perché erano abituati a imparare tutto con facilità e quindi avevano l’illusione che sarebbe continuato sempre in questo modo. Ad esempio, Julia ha ricordato che è stato difficile “imparare a fare qualcosa anche se non voleva” in età avanzata, mentre il più grande, Aljosha, ha imparato a raggiungere i suoi obiettivi facendo arti marziali.
Un altro problema era vivere con l’attenzione della gente puntata addosso. Come ricordano i figli dei Nikitin, è stato difficile vivere la loro vita costantemente sotto il controllo e il giudizio sia dei fan della famiglia e del suo metodo che di coloro che li criticavano. Inoltre, l’attenzione pubblica finì effettivamente per portare Boris e Lena lontano dai loro figli: viaggiavano in continuazione per tenere seminari e lezioni, trascorrevano molto tempo a scrivere libri e articoli, e i bambini si sentivano non di rado soli.
Cosa hanno fatto da adulti i Nikitin?
Nonostante le aspettative da parte di molte persone di vedere questi bambini crescere come una sorta di geni o celebrità, nessuno di loro ha avuto questo destino. Hanno avuto una vita normale. La maggior parte di loro si è diplomata dopo otto anni di scuola (il corso regolare russo ne prevede dieci, ma loro hanno potuto, come dicevamo, saltare delle classi), ha ricevuto un’istruzione universitaria e ha messo in piedi famiglie numerose. Quattro famiglie vivono ora in due grandi case a Bolshevo e spesso vengono qui ospiti altri membri della famiglia residenti in altre città. Sul loro sito ufficiale, condividono informazioni su come la loro infanzia abbia influenzato la loro vita e dicono di usare ancora molti degli insegnamenti dei loro genitori.
Il maggiore, Aleksej, si è laureato in fisica e astronomia e ora lavora a Londra. Anton è un chimico che lavora come vice capo di un dipartimento di produzione. Olga è un avvocato con oltre 25 anni di esperienza. Anna è una dottoressa, Julija fa la giornalista, Ivan è un video operatore e Ljubov un’ex bibliotecaria e orgogliosa mamma di 10 (!) bambini (cosa che in Russia dà accesso al titolo di “Madre eroina”). Tutti dicono di aver goduto di una salute eccellente per tutta la vita e di aver mantenuto l’amore per la lettura instillato dai loro genitori.
Citata dal giornale “Komsomolskaja Pravda” mamma Lena (che è morta nel 2014 all’età di 84 anni) ha ricordato: “Non miravamo a far crescere personaggi famosi o fenomeni. Tutti i miei figli sono persone normali e sane. In questo momento, al mondo mi sembra che ci siano anche troppe celebrità. E non così tante persone per bene. Sono contenta dei miei figli: nessuno di loro farà mai del male e non entrerà in paradiso a spese di qualcun altro.”
I dieci principi chiave dell’educazione dei bambini sovietici