L’espressione viene usata per descrivere persone che piangono o si lamentano di sciocchezze, di piccoli problemi che non meriterebbero una simile attenzione. “Gore” è in russo il dolore non fisico ma spirituale, “l’afflizione”, la “pena”, e può essere anche un “guaio”, una “sventura”. Il fraseologismo spesso viene utilizzato anche come appellativo per persone un po’ scalognate e dallo scarso successo nella vita, che ripetono sempre gli stessi errori, in frasi tipo: “Ehi tu, gòre lùkovoe, quando imparerai la lezione?”.
La teterja è in russo la femmina di un uccello dei fasianidi, il Fagiano di Monte. L’espressione “fagiana (di monte) sorda” viene utilizzata per una persona che non è ancora troppo vispa dopo il risveglio, o, più in generale, per chi è un po’ duro di comprendonio e non si accorge mai di quello che gli sta succedendo attorno.
Si usa per indicare la parte più interessante, importante, centrale di qualcosa; il punto culminante di un evento, uno spettacolo e così via. Del resto lo si dice anche in italiano in modo identico, solo che usando la parola francese (“clou” vuol dire “chiodo”) non sempre ce ne rendiamo conto: è il “momento clou”.
Si usa quando si arriva al nodo della questione, al punto dove sta il problema, la difficoltà, o, in certi casi, anche l’inganno o il tranello. Gli italiani scomodano un altro animale e dicono: “Qui casca l’asino!”. Si può anche spiattellare la frase in faccia a qualcuno quando si capiscono le sue vere intenzioni nascoste.
È identica all’espressione italiana e può essere usata nello stesso contesto. Si riferisce a qualcuno che, senza doversi dare troppo da fare, ha successo nella vita, perché nato in una famiglia benestante o perché comunque molto fortunato. L’espressione è legata alla nascita del bimbo totalmente avvolto nel sacco amniotico, un evento raro e in passato ritenuto un segno estremamente positivo in molte culture.
L’espressione nacque nel XIX secolo come presa di giro per i russi facoltosi che sempre più spesso andavano all’estero, in veste di turisti. Affamati di novità, giravano così velocemente l’Europa (notate il plurale: Europe), saltando in tutta fretta da un posto all’altro, da non godersi nemmeno il riposo e da non aver tempo per comprendere appieno quello che li circondava. Con il tempo il fraseologismo ha acquisito un valore più generale, e oggi viene usato per descrivere qualcosa fatto “di fretta”, “con superficialità”, o “saltando di palo in frasca”.
È il corrispettivo dell’italiano “i panni sporchi si lavano in famiglia”. L’isba è la tipica abitazione contadina russa interamente costruita in tavole di legno e tronchi d’albero, e deve essere lo scrigno che contiene i litigi e i problemi familiari e li cela agli occhi estranei.
Imbrogliare a lungo; indurre volontariamente all’errore qualcuno; promettere più volte qualcosa che non viene poi mai mantenuto. La vittima viene trascinata nella direzione voluta come un animale tirato per l’anello al naso.
Chur era ai tempi della Russia pagana uno Spirito che difendeva i confini domestici e della tribù. Viene spesso evocato ancora oggi, ma ormai il suo nome è diventato poco più di una interiezione, una sorta di “bada!” o “pussa via!” a seconda delle circostanze. Spesso è usato dai bambini quando giocano ad acchiapparella e pregano la sorte di non essere beccati. Ma può essere usato come invocazione in circostanze più serie, per cercare di allontanare qualcosa di non gradito. Immaginate di non essere preparati per un’interrogazione e di ripetervi mentre l’insegnante scorre il registro: “Fa’ che non sia io! Fa’ che non sia io!”.
Potete usarlo per dire “è cosa fatta” o “siamo a cavallo”. Insomma, indica che l’obiettivo è facilmente raggiungibile e le cose sono facili da sistemare. No problem.
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