Come si fa ad aprire un ristorante italiano a Mosca?

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I consigli del presidente della Camera di Commercio italo-russa Vincenzo Trani per rispondere alle tante domande di carattere organizzativo e burocratico che sorgono agli imprenditori che vogliono approdare in Russia. Come ha fatto da tempo Donato Parisi, che oggi gestisce il ristorante pizzeria “+39” nella capitale russa, e che racconta la sua esperienza

Secondo alcune recenti stime, ogni anno nel mondo vengono venduti più di 5 miliardi di pizze e si mangiano 350 fette al secondo! E la Federazione Russa non fa eccezione: anche qui la cucina italiana è tra le più apprezzate. Ma non c’è solo la pizza: in tutta la Russia si possono trovare moltissimi ristoranti che offrono ricette della tradizione culinaria regionale del Belpaese.

Chi cova il sogno di aprire un ristorante italiano in Russia, deve tener conto di moltissimi aspetti organizzativi, logistici e burocratici, come spiega Donato Parisi, italiano che vive in Russia, titolare del Ristorante Pizzeria “+39” di Mosca: “Bisogna avere una buona idea, sapere tutto su ogni aspetto dell’impresa, dai requisiti legali e sanitari, alle norme antincendio, dalla gestione dei rapporti con i partner all’assunzione di personale esperto”. Preparatevi quindi ad affrontare un bel po’ di burocrazia e tanta concorrenza. “Come prima cosa bisogna registrare presso l’ufficio delle tasse un contratto di affitto - dice Parisi -. Per aprire un bar o un ristorante è poi necessario ottenere l’autorizzazione dal Rospotrebnadzor [Il Servizio federale di sorveglianza della protezione dei diritti dei consumatori e del benessere umano; ndr]. Inoltre serve la licenza per la vendita di alcolici, un contratto di servizio con un’organizzazione che fornisce sicurezza antincendio e uno per la rimozione dei rifiuti; e poi c’è la derattizzazione, la disinfestazione e tanto altro”.

Non bisogna però farsi spaventare: secondo una ricerca della Banca Mondiale, la Federazione Russa è al 28° posto al mondo per semplicità nel business. Un dato che indica che il processo si sta leggermente semplificando.

Ovviamente, un progetto vincente si basa su un buon business plan. “È difficile quantificare fin da subito un budget preciso - dice Parisi -, ma sicuramente bisogna fare bene i conti, considerando tutti gli imprevisti del caso. Per recuperare l’investimento bisogna lavorare almeno 24 mesi”. Ovviamente, nel progetto è necessario inserire anche le spese di marketing per promuovere l’attività. La Russia, infatti, è uno dei Paesi con il più alto tasso di digital penetration, che supera il 74% (contro la media del 59% dell’Unione Europea); è quindi fondamentale predisporre un sito internet, una presenza online tramite social network e accettare pagamenti contactless e prenotazioni online.

Mentre in Italia i ristoratori sono più attenti alla qualità del cibo e spesso l’aspetto esteriore del locale è secondario, in Russia l’utente è abituato a frequentare locali curati anche nel design. È quindi fondamentale pensare al ristorante non solo come un luogo dove mangiare, ma anche come un luogo piacevole dal punto di vista visivo, dove fare un’esperienza culinaria. Il ristoratore, però, non può dimenticare che con le controsanzioni introdotte nel 2014 molti prodotti italiani ed europei non vengono più esportati in Russia. “E questo è un bel problema - fa presente Parisi -. Noi abbiamo sopperito alla mancanza di prodotti caseari freschi con una nostra produzione. Molti imprenditori, anche italiani, hanno investito sul territorio russo, e attraverso una buona ricerca oggi si riesce a trovare prodotti validi”. 

Oltre al progetto True Italian Taste (che promuove i prodotti agroindustriali originali), la Camera di Commercio italo-russa sostiene molte iniziative a favore dei ristoranti italiani; conferisce, ad esempio, il marchio “Ospitalità Italiana”: una certificazione promossa dalle Camere di Commercio per valutare l’offerta ricettiva e di ristorazione di qualità, sia in Italia che all’estero. Un progetto iniziato nel 2005 per creare una certificazione della qualità del servizio offerto da alberghi, ristoranti e agriturismi.

La cucina è una delle espressioni più profonde della cultura di un Paese: è il frutto della storia e della vita dei suoi abitanti, diversa da regione a regione, da città a città, da paese a paese. La cucina racconta chi siamo, riscopre le nostre radici, si evolve con noi, ci rappresenta al di là dei confini. È frutto della tradizione e dell’innovazione e, per questo, da salvaguardare e da tramandare. “Per avviare un progetto di successo è importante essere se stessi e mettere a disposizione di eventuali partner russi la nostra capacità di fare impresa, e avere un confronto aperto sulle varie tematiche che si presentano - conclude Parisi -. Quanto ai clienti, bisogna trasferire la nostra passione per le cose buone della vita e soprattutto immergerli in un bellissimo viaggio gastronomico, facendo conoscere loro le varie cucine regionali della nostra amata Italia attraverso l’utilizzo di prodotti di altissima qualità”.

Questo articolo fa parte della rubrica “Fare affari in Russia”, realizzata in collaborazione con la Camera di Commercio italo-russa e firmata dal presidente della CCIR, Vincenzo Trani. Ogni due settimane analizziamo un aspetto specifico del business bilaterale attraverso interviste, esperienze dirette, analisi e approfondimenti. La rubrica si pone come uno strumento per capire meglio l’orizzonte degli investimenti italo-russi, una bussola per orientare e ispirare quelle imprenditrici e quegli imprenditori ancora pronti a scommettere sul Paese più grande del mondo.



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