La carne e gli affettati di importazione sono tra i prodotti spariti dai supermercati russi con l’introduzione delle controsanzioni.
: ReutersTre quarti dei russi ritengono che le sanzioni occidentali contro la Russia non abbiano creato problemi alle loro famiglie: è quanto riporta il giornale Rbc daily, citando i risultati di un sondaggio effettuato nel mese di aprile dal Centro Levada.
Il 43% degli intervistati ritiene che le sanzioni non abbiano influito negativamente, mentre il 32% è convinto che non abbiano avuto nessun effetto. Nel sondaggio di agosto 2015 il 53% degli intervistati era convinto che le sanzioni non avessero prodotto grossi problemi, mentre per il 14% non ne avevano prodotto nessuno. Come ritiene il 40% dei cittadini interpellati, le sanzioni occidentali avrebbero nuociuto di più ai loro fautori piuttosto che alla Russia. E solo il 12% ritiene che abbiano arrecato un grave danno al paese. Mentre il 35% afferma che le restrizioni hanno danneggiato in eguale misura entrambe le parti (la percentuale degli intervistati che hanno fornito le ultime due risposte negli ultimi due anni è diminuita).
Più della metà dei russi (65%) considera come positiva o abbastanza positiva la riduzione delle importazioni di prodotti agroalimentari dall’Occidente voluta da Mosca; mentre il 21% giudica negative o abbastanza negative le controsanzioni. Il numero dei sostenitori e dei detrattori delle controsanzioni da agosto 2015 è rimasto praticamente invariato.
Nel marzo 2017 il Centro russo di studi sull’opinione pubblica (Vtsiom) aveva riferito che oltre un terzo dei russi (35%) riteneva che le sanzioni antirusse avessero solo giovato alla Russia. Negli ultimi due anni il numero di “ottimisti” riguardo alle sanzioni risulta raddoppiato, raggiungendo il suo massimo storico.
La politica delle sanzioni continua a non colpire la maggioranza dei russi, ma si registra anche una certa insofferenza rispetto a questo tema all’ordine del giorno, spiega nell’intervista a Rbc daily Marina Krasilnikova, responsabile della sezione di ricerca sui redditi e i consumi della popolazione del Centro Levada.
“La gente ritiene che la politica delle sanzioni non crei particolari problemi al Paese e alla loro abituale vita quotidiana. Ciò dipende da fatto che quella dell’acquisto di beni di importazione non è mai stata una voce reale di spesa per la maggioranza della popolazione; incluse certe prelibatezze come formaggi e salumi d’importazione che subito possono venire in mente”, sostiene la Krasilnikova. A detta dell’esperta, la maggioranza degli intervistati non vede alcun collegamento tra la politica delle sanzioni e l’attuale crisi economica.
Queste misure restrittive contro la Russia erano state adottate dai paesi dell’Unione Europea, dagli Stati Uniti e da una serie di altri stati nel 2014, in seguito all’ingresso della Crimea nella compagine russa e al conflitto nel Donbass. Come reazione Mosca aveva vietato l’importazione di prodotti agroalimentari dalla maggior parte dei Paesi che appoggiavano le sanzioni antirusse.
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