Così dalle sanzioni è nato negli Urali un caseificio italiano

Айрат Ахмадуллин

Айрат Ахмадуллин

Станислав Шахов, Валерий Шахов
Dopo un periodo di formazione in Italia e un investimento da 175mila euro un imprenditore russo, prima impegnato nel settore petrolifero, ha avviato un’impresa che produce 16 varietà di formaggi tra cui stracchino, ricotta, caciotta e mozzarella

Ajrat Akhmadullin. Fonte: Stanislav Shakhov, Valerij ShakhovAjrat Akhmadullin. Fonte: Stanislav Shakhov, Valerij Shakhov

Ajrat Akhmadullin, originario del piccolo villaggio di Karmaskala, nella Repubblica di Bashkortostan, non lontano dagli Urali, non avrebbe mai immaginato di dedicarsi all’agroalimentare e di poter produrre formaggi italiani. Sognava di diventare uno storico e di scoprire una nuova Troia, ma per oltre 15 anni ha lavorato nel settore petrolifero, nella supervisione degli impianti di “Transneft” e “Gazprom” fornendo gasdotti. Faceva formaggi per hobby, preparando nei weekend prelibatezze per se stesso e gli amici.

“Mia madre ha sempre fatto il formaggio in casa e mi ha insegnato le basi - racconta Ajrat -. A poco a poco a me e ai miei fratelli è venuta l’idea di avviare una nostra produzione"

La nascita del caseificio

I suoi fratelli hanno cominciato a produrre formaggi nel 2014 dopo che la Russia aveva chiuso i suoi mercati ai produttori europei.

Le trattative con i fornitori di impianti dei caseifici “Sfoggia” e il periodo di formazione in Italia hanno portato via un anno e mezzo. Secondo Ajrat, lo stage era una delle clausole necessarie per la collaborazione futura. Solo così i partner europei avrebbero fornito le colture starter necessarie per la produzione del formaggio. 

Per poter avviare la nuova impresa sono occorsi circa 175mila euro. Una parte di tale somma è stata investita dal fratello maggiore di Ajrat, Azat, che aveva già un’attività di successo nel settore dell’edilizia. I fratelli hanno chiesto anche dei prestiti e hanno aggiunto i loro risparmi. 

I formaggi italiani prodotti nel nuovo caseificio nella Repubblica di Bashkortostan\nStanislav Shakhov, Valerij Shakhov<p>I formaggi italiani prodotti nel nuovo caseificio nella Repubblica di Bashkortostan</p>\n
I formaggi italiani prodotti nel nuovo caseificio nella Repubblica di Bashkortostan\nufficio stampa<p>I formaggi italiani prodotti nel nuovo caseificio nella Repubblica di Bashkortostan</p>\n
I formaggi italiani prodotti nel nuovo caseificio nella Repubblica di Bashkortostan\nStanislav Shakhov, Valerij Shakhov<p>I formaggi italiani prodotti nel nuovo caseificio nella Repubblica di Bashkortostan</p>\n
 
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Grazie a queste risorse Ajrat ha fatto costruire un piccolo reparto a pannelli sandwich e ha acquistato le macchine, prodotte in gran parte dai partner italiani. “Avremmo potuto utilizzare anche delle macchine russe, ma non sarebbe stato lo stesso, non avremmo ottenuto un formaggio davvero italiano”, spiega l’imprenditore. 

Il caseificio è stato aperto nell’aprile 2016. Inizialmente nel reparto lavorava tutta la famiglia: la madre pensionata insieme ai tre fratelli. Ora i produttori si sono divisi i compiti. Ajrat, il fondatore dell’impresa, si occupa della produzione, coadiuvato da due dipendenti. 

Per scegliere il fornitore di latte hanno impiegato cinque mesi: per produrre un formaggio di qualità bisogna poter contare su una fornitura stabile di latte di prima qualità adeguatamente grasso e con il giusto grado di densità. Alla fine hanno optato per una fattoria nelle vicinanze. Nel giorno della cagliatura occorrono dai 300 ai 640 litri di latte a seconda del tipo di formaggio da produrre. Da 100 kg di latte si ricavano dagli 8 ai 12 kg di formaggio.

Un caseificio nella steppa della Baschiria

Questo caseificio a conduzione familiare produce 16 varietà di formaggio italiano, tra cui montasio, stracchino, ricotta, caciotta e mozzarella e anche formaggi svizzeri come il Belper Knolle e il Maasdam e l’anglo-americano cheddar. Giornalmente si producono da 35 a 80 kg di formaggio a pasta molle e semi-molle e almeno 20 kg di quello molle.

Si riesce a venderne 30 e talvolta anche 70 kg. In occasione delle feste il caseificio è arrivato a produrre 140 kg di formaggio al giorno. Trattandosi di un’impresa individuale, si è dovuto lavorare praticamente 24 ore al giorno. I prezzi dei formaggi sono superiori a quelli russi standard e vanno da 6,5 a 33 euro al chilogrammo.

Per il momento i formaggi vengono distribuiti nei negozi consorziati e nei mercati rurali. Non si è ancora trovato un accordo con la grande distribuzione e i rivenditori al dettaglio premono per far abbassare i prezzi. È stata avviata una collaborazione con i titolari di alcuni ristoranti.

“Il formaggio è squisito e questi ragazzi che li producono sono straordinariamente in gamba. Si tratta senza dubbio di un prodotto utile e di ottima qualità. Il vostro esempio serve a farci capire che si può partire da zero per realizzare grandi progetti”, ha dichiarato il capo del governo della repubblica Rustem Khamitov.

Tra i progetti futuri di Ajrat vi è quello di lanciare la produzione di formaggi di nicchia come il brie e il camembert, ma per realizzarlo occorrono altri 90mila euro e occorre sviluppare nella repubblica una filiera di distribuzione autonoma. 

“Inizialmente pensavamo di ammortizzare tutte le spese nell’arco di tre anni, ma causa dell’impennata del corso del rublo abbiamo dovuto modificare le previsioni su 4-5 anni, e questo con il volume di vendite attuale”, afferma il produttore caseario. A suo avviso, gli impianti consentono di incrementare di due volte e mezzo la produzione. “La domanda cresce e noi riusciremo ad ammortizzare i costi fra tre anni e mezzo”, aggiunge.

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