I concessionari d’auto russi investono nell’agricoltura

 Harvesting aubergines at the greenhouse centre.

Harvesting aubergines at the greenhouse centre.

Egor Aleyev/TASS
La crisi del mercato automobilistico che dura ormai da quattro anni costringe gli operatori del settore a cercare altre alternative di sviluppo imprenditoriale, talvolta sorprendenti. Come nel caso di alcuni proprietari di importanti aziende attratti dal settore agricolo

Negli ultimi tre anni lo sviluppo dell’agricoltura si è rivelato uno dei motori dell’economia russa. Fonte: Egor Aleyev/TASSNegli ultimi tre anni lo sviluppo dell’agricoltura si è rivelato uno dei motori dell’economia russa. Fonte: Egor Aleyev/TASS

Nell’arco di tre anni il volume globale di vendite del mercato dell’auto si è quasi ridotto della metà, passando da quasi 3 milioni di autovetture vendute nel 2013 a 1,42 nel 2016. La “Primavera di Crimea”, l’introduzione delle sanzioni da parte dei paesi occidentali e soprattutto la caduta del rublo sulle altre valute mondiali, il cui valore si è quasi dimezzato, hanno provocato nel settore dell’auto una situazione catastrofica. Ma mentre alcune aziende sono fallite o hanno venduto i loro beni, altri imprenditori, come i proprietari di “Avilon” e “Major”, nella  top 10 delle più importanti holding automobilistiche, hanno trovato una soluzione optando per la diversificazione come scelta imprenditoriale e orientandosi sull’agroalimentare.

Ortaggi, funghi e “Mercedes”

Già nel 2012 gli azionisti del gruppo “AkitA”, che gestisce l’“Avilon”, una delle maggiori holding del settore della vendita di auto, avevano deciso di investire delle risorse in un nuovo progetto per l’agroalimentare. Così nella regione di Kaluga è stato installato un enorme complesso di serre agricole, l’“Agro-Invest”, che oggi si occupa della coltivazione di pomodori e cetrioli su un’area di 43,5 ettari per un volume complessivo di investimenti che supera i 260 miliardi di dollari (15 miliardi di rubli). Inoltre, nel 2016 l’azienda ha avviato la costruzione di un complesso per la coltivazione di funghi champignon nella regione di Tula in cui sono stati investiti 105 milioni di dollari (6 miliardi di rubli) con una capacità produttiva di almeno 25 mila tonnellate di funghi.

“Siamo convinti che l’orientamento verso il settore agroalimentare svolgerà un ruolo importante nell’attività della nostra holding. Sul piano della redditività, dell’innovazione e dell’immagine rivestirà un ruolo rilevante quanto quello dell’industria automobilistica”, sostiene Irina Monakhova, amministratore delegato della società di gestione “AkitA”.

Lo scorso anno l’“Agro-Invest” ha prodotto 11,6 mila tonnellate di ortaggi – vale a dire circa il 40% della quota di produzione complessiva – che sono stati distruibuiti attraverso catene commerciali leader del settore come “Auchan”, “Dixy”, “Metro”, “Perekrestok” e altre. L’obiettivo per il 2017 è quello di raddoppiare il volume di vendite. I ricavi della società “Agro-Invest” l’anno scorso ammontavano a 1 miliardo di rubli e nella fase attuale l’obiettivo è di superare i 3 miliardi (18 milioni di dollari). Tanto per fare un confronto, il fatturato del gruppo “Avilon” nel commercio al dettaglio di autovetture ha raggiunto nel 2016 51,2 miliardi di rubli (quasi 900 milioni di dollari). 

“Mettere a confronto questi due diversi orientamenti imprenditoriali non è corretto. In un caso si parla del commercio di autovetture di costo elevato e nell’altro della produzione di ortaggi come beni di consumo quotidiano. Tuttavia, la produzione autonoma potrà sempre conseguire profitti di gran lunga più elevati, relativamente parlando, della vendita al dettaglio”, spiega Irina Monakhova.

Puntare sulle aziende agricole

Un altro progetto che si sta realizzando attualmente nel settore agroalimentare è quello della società “Major”, una delle tre aziende leader nel mercato automobilistico. La società sta investendo del denaro in un’azienda agricola situata nella regione di Mosca. Secondo fonti di Rbth, il progetto sarebbe finalizzato all’allevamento di bovini, caprini e pollame e alla produzione di carne e prodotti caseari. Mikhail Bakhtiarov, presidente di “Major”, non ha voluto rilasciare commenti sul nuovo orientamento dell’impresa.

Per “Major” la diversificazione non è certo una scelta nuova. Del gruppo fanno ormai parte una banca, una società di leasing, un’agenzia immobiliare e un provider logistico. Come rileva il direttore del giornale economico Auto Business Review, Evgenij Eskov, questa azienda agricola, all’interno di una holding i cui fatturati superano di gran lunga i 100 miliardi di rubli, occuperà un posto modesto per i suoi ricavi ed è poco probabile che venga vista come un progetto dal quale si conta di ottenere grossi guadagni. Forse si tratta più che altro di una scelta fatta per diletto”, ritiene Eskov.

Una scelta coraggiosa

Negli ultimi tre anni lo sviluppo dell’agricoltura è uno dei motori dell’economia russa. A detta di Natalya Shagajda, direttore del Centro di politica agroalimentare dell’Accademia presidenziale di Economia nazionale e amministrazione pubblica, non deve quindi sorprendere che l’agroalimentare abbia attratto l’interesse di quei settori dell’imprenditoria che più hanno sofferto per la crisi.

“Per esempio, i successi attualmente ottenuti nei settori ad alta intensità energetica – allevamenti di suini e pollame – sono, com’è noto, il risultato dell’operato di investitori che prima non si dedicavano all’agricoltura”, commenta Shagajda. 

Gli indicatori di redditività nell’agricoltura sono di gran lunga più elevati di quelli della vendita di auto. Secondo le stime dell’agenzia Ase, nel periodo 2014-16 il fatturato medio delle concessionarie automobilistiche russe oscillava tra il 2 e il 3%. A loro volta, il fatturato delle aziende agricole ha registrato una quota media del 17%, e quello delle aziende specializzate nella coltivazione di ortaggi in coltura protetta è stato anche più alto.

Tra le cause dell’interesse mostrato dalle holding come “Avilon” e “Major” verso l’agricoltura, alcuni rappresentanti di concessionarie automobilistiche, interpellate da Rbth, indicano la possibilità di ricevere sovvenzioni statali che permettono di migliorare anche la situazione finanziaria complessiva delle società. Tuttavia, Natalya Shagajda non concorda con questa analisi: “In effetti i singoli produttori agricoli possono anche ricevere miliardi di rubli l’anno in sussidi pubblici, ma queste risorse non possono essere utilizzate per finalità che non siano inerenti all’agricoltura”. In tal modo, a suo avviso, è improbabile che la scelta dell’agroalimentare sia dettata dal desiderio di ottenere del denaro da investire in altre attività imprenditoriali”.

Come sopravvive un concessionario automobilistico dopo il 2013? A causa del calo catastrofico delle vendite, la Russia è stata abbandonata quasi in toto da alcuni brand automobilistici, incluso il più importante, la Opel, nella top 10 delle marche straniere. Il gruppo General Motors ha mantenuto il suo stabilimento a San Pietroburgo, riducendo nel complesso la sua attività nel paese. La Honda ha rinunciato a centralizzare le consegne di nuove vetture attraverso un distributore affiliato preferendo stipulare accordi diretti con i concessionari, il cui numero si è di colpo dimezzato.Il crollo della domanda di nuove vetture ha causato inevitabilmente il fallimento a catena di una serie di concessionarie. Secondo le stime dell’agenzia di consulenza Ase, nel periodo 2014-16 almeno un quarto dei centri di vendita di auto ha subito delle perdite. Non sorprende quindi che nell’arco di tre anni, secondi i dati rilevati da Auto Business Review, il numero degli autosaloni sia diminuito, passando da 4.415 a 3.869 (-12%) e che la quantità di operatori (titolari delle concessionarie) si sia ridotto del 18% (a causa della crisi del 2013, 222 proprietari su 1.236 hanno abbandonato il settore).

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