“Calano drasticamente le esportazioni di prodotti storici del Made in Italy ma in Russia si aprono nuovi scenari di business per le aziende italiane nei settori innovativi dell’industria, della ricerca tecnico-scientifica e dell’information and communications technology”. Lo ha dichiarato il presidente di Banca Intesa Russia e dell’associazione Conoscere Eurasia, Antonio Fallico, al quarto seminario “Italia-Russia, l’arte dell’innovazione” organizzato a Milano. “Il clima di incertezza e di tensione che ancora influenza l’economia globale, il perdurare delle misure sanzionatorie, l’instabilità del prezzo del greggio e i provvedimenti di import substitution non frenano infatti la corsa della Russia verso l’innovazione - ha proseguito Fallico -. Una voce strategica, anche per il know how italiano, nel piano di ammodernamento di tutto il Paese che oggi vale il 7,2% del suo Pil, con l’obiettivo di arrivare al 25% entro il 2020”.
Secondo i dati elaborati dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo su base Istat, nei primi 10 mesi del 2015 l’interscambio italo-russo ha già perso 4,7 miliardi di euro (18,3 mld di euro, -20,4% rispetto allo stesso periodo del 2014). A pesare negativamente sul saldo parziale, sia la contrazione dell’import sceso a 12,4 mld di euro (-16,6%) ma soprattutto la caduta del 27,5% delle nostre esportazioni, ferme a 5,9 mld di euro. A trascinare al ribasso i principali comparti del Made in Italy in Russia. Tra questi il tessile passato da 1,7 a 1,2 mld di euro (-33%), l’agroalimentare a quota 306,8 mln di euro (-41,1%), quello dei macchinari meccanici (-20,3%) e dei mezzi di trasporto (-38,8%).
Per Antonio Fallico “si tratta di numeri pesanti e che in tendenza porteranno il saldo del nostro export a chiudere il 2015 in flessione del 35% rispetto al picco di 10,8 mld di euro raggiunto nel 2013”. Tuttavia, ha proseguito il presidente di Banca Intesa Russia e di Conoscere Eurasia, “in attesa di una distensione geopolitica ma anche economica, i margini per investire in Russia sono molto ampi e passano proprio dall’innovazione”. “Occorre agganciare la fase di progresso tecnologico, industriale e infrastrutturale che la Russia sta velocemente realizzando. Basti pensare che negli ultimi 10 anni sono sorti 120 parchi tecnologici e industriali in ben 43 regioni e altri 37 sono ai blocchi di partenza. In crescita anche gli investimenti pubblici nei settori ad alto tasso di innovazione, passati da 477 mld di rubli nel 2010 a 1,5 trilioni nel 2013”.
“In questo scenario – ha concluso Fallico -, si possono inserire le partnership con il know how delle imprese italiane e con le produzione di eccellenza. Serve un’innovazione anche nell’approccio imprenditoriale. La Russia ha bisogno non solo di Made in Italy ma di Made with Italy”.
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