Fazil Iskander.
: Sergej Kuksin/RGLa letteratura russa ha perso una delle sue penne più originali e apprezzate: all’età di 87 anni si è spento Fazil Iskander, scrittore originario del Caucaso, i cui lavori sono stati definiti dalla scrittrice Lyudmila Ulitskaya “nobili, puri e liberi”. Pur non considerandosi un dissidente, i suoi scritti sono stati spesso censurati in epoca sovietica. E il suo stile unico è stato più volte paragonato al Realismo Magico di García Márquez.
Rbth rivive i punti salienti della vita dello scrittore.
Le origini e il crollo dell’Urss
Figlio di un iraniano e di una ragazza caucasica, Iskander è nato nel 1929 a Sukhumi, attuale capitale della Repubblica dell’Abcasia: un luogo che ha regalato teneri ricordi allo scrittore, che parla spesso di questa società multietnica dove abcasi, georgiani, russi e armeni convivono fianco a fianco (le tensioni tra l’Abkhasia e la Georgia sono iniziate negli anni Novanta).
L’Abcasia più autentica
“Sono uno scrittore russo, ma un cantante dell’Abcasia”, era solito dire. La sua più importante collezione di opere dedicate all’Abcasia, chiamata “Sandro di Chagem”, è stata tradotta in diverse lingue e pubblicata in Usa e Giappone. In questi scritti viene celebrata l’Abcasia patriarcale e si “respira” la poesia di questa società.
“Se da un lato il lettore arriva a provare nostalgia per quel mondo armonioso, dall’altro in ‘Sandro’ vengono alla luce i dettagli realistici della vita vera, con le sue perfidie e i suoi inganni – aveva raccontato Iskander in un’intervista rilasciata a Rossyiskaya Gazeta -. È per questo che ‘Sandro’ è un’opera che parla sia della modernità sia dell’infanzia dell’umanità. Credo che questa combinazione generi una sensazione di verità e una sensazione di chiusura armonica di cui tutti abbiamo nostalgia”.
La candidatura al NobelIskander ha ricevuto diversi premi nazionali, sia russi sia abcasi, ed è stato candidato al Nobel con il suo “Sandro di Chegem”. Commentando la candidatura al Nobel, lo scrittore Andrej Bitov, rappresentante del Centro russo PEN, aveva detto: “Senza sapere nulla di ciò che viene definito Realismo Magico, Iskander è riuscito a rappresenarlo perfettamente essendo lui nato, per un caso fortunato, in un Paese unico come l’Abcasia, sulle coste del Mar Nero. Per lui questo Paese è diventato la lente di ingrandimento attraverso la quale è riuscito a vedere la grandezza dell’impero sovietico”.
I samizdat
Il suo lavoro “Malenkij gigant bolshogo seksa” (Il piccolo gigante dal grande sesso, tradotto in italiano come “Oh, Marat!”) e “Retribuzione” sono stati pubblicati in un almanacco di letteratura non censurata, “Metropol”, dove venivano pubblicati anche lavori di autori come Vasilij Aksenov, Vladimir Vysotskij, Bella Akhmadulina e molti altri. I lavori censurati durante il periodo sovietico circolavano sottoforma di samizdat: i libri venivano quindi riprodotti a mano e fatti circolare. Nel 1979, dodici copie dell’almanacco vennero segretamente prodotte a Mosca.
Il paragone con Tolstoj e Márquez
Uno dei libri più conosciuti di Iskander, “Conigli e boa”, è stato pubblicato per la prima volta in Urss nel 1982. Questa parabola filosofica sulle interazioni tra gli strati più alti e quelli più bassi della società, illustrata attraverso un Paese immaginario fatto di conigli e boa, è stata concepita dall’autore come un “modello di Stato demagogico”.
Il libro ha riscosso un successo immediato tra gli intellettuali dell’epoca sovietica. Molte citazioni tratte da questo libro sono entrate a far parte di modi di dire comuni e il suo autore è stato paragonato a giganti della letteratura, come Chekhov, Tolstoj e Orwell, ed è stato ribattezzato il “Gabriel García Márquez russo”.
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