Boris Grigorjev nacque a Mosca nel luglio del 1886, passò l’infanzia a Rybinsk e studiò e iniziò la sua carriera all’Accademia delle Arti di San Pietroburgo. Uno dei più grandi collezionisti in quel periodo era Aleksandr Korovin, proprietario di negozi di manifatture e intenditore d’arte di buon gusto. Fu uno dei primi ad acquistare le opere di Grigorjev e a prendere lezioni di pittura da lui e ne diventò amico. Un posto speciale nella casa di Korovin fu dato a un luminoso ritratto di Vsevolod Mejerkhold realizzato da Grigorjev. Molto probabilmente anche questo pannello oggi conservato alla Galleria Tretjakov era stato realizzato per questa casa.
Grigorjev iniziò a viaggiare all’estero mentre ancora studiava. Dapprima visitò i parenti della madre in Svezia (era il figlio di Clara von Lindenberg e del banchiere Dmitrij Grigorjev, adottato dalla famiglia paterna all’età di quattro anni). Nel 1913, l’aspirante artista si reca a Parigi, dove trascorre quattro mesi di studio presso l’Accademia della Grande Chaumière, raccogliendo impressioni e realizzando progetti per un concorso di pittura all’Accademia delle Arti. Lì iniziò diversi lavori con immagini di scene di vita quotidiana di cantanti, ballerine, artisti del circo e prostitute parigine. Tutte sono state poi incluse nel ciclo “Intimité” e nel libro omonimo, pubblicato nel 1918. Il dipinto “La via delle bionde”, che raffigura una donna parigina, fu inserito nella prima pagina del libro.
Nel 1916-1918, prima e dopo la Rivoluzione, che travolse la vita di molti (tra cui quella dello stesso Grigorjev e dell’editore Aleksandr Burtsev, che gli aveva commissionato i primi lavori), l’artista lavorò a dipinti e disegni del ciclo “Raseja” (sinonimo di “Russia”). Le opere furono esposte alle mostre di Pietrogrado e Mosca e furono incluse nell’album omonimo, pubblicato nel 1918. Gli eroi del ciclo sono abitanti dei villaggi del nord della Russia, e l’interpretazione delle loro immagini fu talmente sgradita alle autorità che l’album fu vietato fino al crollo dell’Urss. Nel 1919 Grigorjev e la sua famiglia lasciarono la patria e lui terminò il lavoro sul ciclo già durante l’emigrazione. All’estero pubblicò anche un’altra versione ampliata dell’album “Raseja”. Il ciclo divenne una delle opere chiave del maestro.
Grigorjev ebbe successo all’estero: forse nessuno dei suoi compatrioti era così famoso o esponeva così spesso come lui. Lui stesso scrisse: “Ora sono il primo maestro del mondo. Non mi scuso per questa frase. Bisogna sapere chi si è, altrimenti non si sa cosa fare”. L’enorme tela “Volti della Russia” fu dipinta quando si trasferì da Berlino a Parigi ed era così importante per lui che non se ne separò mai, se non in occasione di mostre a Parigi e a New York.
Molti personaggi di spicco della cultura russa del primo Novecento sognavano di posare per Grigorjev. Lui creò una solida galleria di ritratti delle star contemporanee. I poeti Sergej Esenin e Velimir Khlebnikov, gli artisti Ilja Repin e Nikolaj Rerikh, il regista Vsevolod Mejerkhold, il cantante Fjodor Shaljapin sono solo una piccola parte dell’elenco dei suoi modelli. Grigorjev lavorava con attenzione, abbozzando il volto, i movimenti e i colori. I ritratti, tuttavia, venivano portati a termine senza la partecipazione del modello: “l’impressione (e quindi l’imponenza stessa) può fare di più del lavoro in presenza”, spiegava. Nel suo ritratto di Maksim Gorkij (il vero nome era Aleksej Maksimovich Peshkov), l’artista combinò lo scrittore in posa a Capri con i personaggi della sua opera teatrale, che aveva visto in una tournée del Teatro d’Arte di Mosca a Parigi qualche anno prima.
Grigorjev diventò così ricco da potersi permettere di acquistare una casa in Costa Azzurra. La villa fu chiamata “Borisella”, dalla combinazione dei nomi dei suoi proprietari: Boris e sua moglie Ella. Tuttavia, non si trasferirono subito a vivere qui: nel 1928, all’artista fu offerto di diventare professore all’Accademia delle Arti di Santiago del Cile. Non rifiutò e, sebbene la sua carriera lì non andasse bene, Grigorjev riuscì comunque a tenere una mostra in Argentina e a viaggiare per l’America Latina, scrivendo sui motivi del viaggio più di un’opera. Tornò in Sudamerica anche alla fine degli anni Trenta, arrivando in quel caso dagli Stati Uniti.
Il dipinto “L’ispettore generale”, così come il ciclo di illustrazioni per “I fratelli Karamazov”, fa parte di quelle opere che il pubblico russo non ha mai visto prima. Sono state acquistate all’asta all’estero da Viktor Vekselberg per la sua fondazione. Quest’ultima opera, realizzata dall’artista poco prima della sua morte (avvenuta il 7 febbraio 1939), è una sorta di riassunto del suo percorso creativo nel settore della stampa, iniziato negli anni degli studi, quando fu incaricato dall’editore Aleksandr Burtsev di creare illustrazioni per i classici russi. Il dipinto faceva parte del ciclo “Volti della Russia”, che divenne una sorta di continuazione di “Raseja”.
Nella nuova ala del Museo Fabergé di San Pietroburgo è possibile visitare una mostra sull’opera di Boris Grigorjev, intitolata “Первый мастер на свете” (ossia: “Il maestro numero uno al mondo”) fino al 28 gennaio 2024. Per info
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