Sashka, Borka e Vaska, tre amici della periferia di Mosca, una volta si sono fatti una promessa: prima o poi avrebbero fatto un viaggio su una zattera su un grande fiume. Trent’anni dopo, abbandonano tutti i loro affari e si riuniscono per realizzare questo sogno.
“Veri amici” (“Верные друзья”; “Vernye druzjá”) del regista Mikhail Kalatozov (1903-1973) è una delle commedie sovietiche di maggior successo di tutti i tempi. Tuttavia, rischiò di non vedere la luce a causa dei solerti funzionari della censura. Volevano imporre che la zattera fosse sostituita da una nave da crociera, perché, a loro avviso, dei rispettabili cittadini sovietici non si sarebbero dovuti mettere a fare certe infantilità. Fortunatamente, l’idea originale venne difesa.
Maksim Perepelitsa (Максим Перепелица) è un ragazzo allegro e intraprendente di un villaggio ucraino, ma estremamente pigro e distratto. Tutti i suoi vicini soffrono per i suoi scherzi. Quando Maksim viene arruolato nell’esercito, i suoi compaesani sperano che questo lo renderà un uomo.
È in questo film che il fucile d’assalto Kalashnikov, adottato per il servizio nel 1949, viene mostrato per la prima volta sul grande schermo. Il regista è Anatolij Granik (1918-1989).
L’autista Sasha Rumjantsev esegue un incarico di routine datogli dai suoi capi per consegnare della merce. Ma non si rende conto che dei criminali stanno tramando una grande truffa. La merce viene rubata, Rumjantsev viene arrestato e ora deve cercare di provare la sua innocenza.
Uno dei primi film polizieschi sovietici è stato girato a Tallinn e inizialmente il capo dell’intera rete criminale era un estone. Si riteneva che ciò incitasse alla discriminazione etnica, così gli autori dovettero ritoccare la sceneggiatura e fare del personaggio cattivo un russo che si finge estone. Il titolo russo “Delo Rumjantseva” (“Дело Румянцева”) si può tradurre “Il caso Rumjantsev”. A firmare l’opera il regista Iosif Khejfits (1905-1995).
I lavoratori di una Casa della Cultura si stanno preparando per un ballo di Capodanno in costume. Serafim Ogurtsov, nominato direttore, interferisce con il loro piano. A lui non piace il programma dello spettacolo, che considera troppo allegro, e intende sostituirlo con uno più serioso e burocratico. I dipendenti, ovviamente, non sono d’accordo.
Prima dell’uscita in grande distribuzione, “Karnavalnaja noch” (“Карнавальная ночь”; ossia “La notte di carnevale”, nel senso della festa in maschera) venne giudicato molto negativamente dai funzionari statali. Per questo motivo, la première della commedia musicale si svolse senza alcuna pubblicità. Con grande sorpresa di tutti, il film ebbe invece un incredibile successo di pubblico: e per la rivista “Sovetskij Ekran” (“Lo Schermo sovietico”) fu il miglior film del 1957. Il regista era Eldar Rjazanov (1927-2015).
Tatjana Levchenko, insegnante di lingua e letteratura russa, trova lavoro in una scuola serale per i lavoratori di un impianto metallurgico. Non è per niente facile. Non solo la giovane diplomata dell’istituto pedagogico non ha alcuna esperienza, ma poi gli alunni hanno la sua stessa età o sono molto più grandi di lei. E qualcuno si innamora pure…
Il nome della via, “Zarechnaja”, fu scelto dallo sceneggiatore e corista Feliks Mironer. Dopo il clamoroso successo del film, le strade con questo nome cominciarono a comparire in tutta l’Unione Sovietica e oggi se ne contano più di trenta! Il titolo in russo è “Весна на Заречной улице” (“Vesná na Zarechnoj ulitse”). I registi Marlen Khutsiev (1925-2019) e Feliks Mironer (1927-1980).
Boris e Veronika stanno per sposarsi e sembra che li attenda un bel futuro. Ma la guerra, che inizia improvvisamente, guasta tutti i loro piani e diventa una vera e propria prova per i loro sentimenti.
Agli attori successe di tutto durante le riprese. L’interprete del ruolo di Veronika, Tatjana Samojlova, si ammalò di tubercolosi, ma non interruppe il lavoro, mentre l’interprete del ruolo di Boris, Aleksej Batalov, si dovette operare. Grazie alla professionalità dei chirurghi, tutto andò per il meglio.
“Quando volano le cicogne” (titolo originale russo: “Летят журавли”; “Letjat zhuravlí”; ossia: “Volano le gru”) è l’unico film sovietico ad aver vinto la Palma d’Oro al Festival di Cannes. Il regista è Mikhail Kalatozov (1903-1973).
Film in tre parti tratto dall’omonimo romanzo di Mikhail Sholokhov, racconta il difficile destino dei cosacchi del Don durante la Guerra civile russa, quando parenti e amici si ritrovano su fronti diversi delle barricate. Al centro della narrazione c’è la figura del comandante cosacco Grigorij Melekhov, che oscilla da un campo all’altro, cercando di capire quale sia la strada giusta.
“Il placido Don” (in russo: “Тихий Дон”; “Tikhij Don”) del regista Sergej Gerasimov è stato girato nelle terre cosacche del sud sovietico, dove vivevano ancora i protagonisti di quei tragici eventi. Furono proprio loro i principali assistenti del film, spiegando agli attori come diventare dei cosacchi veri.
Il film (“Высота”; ossia “Altezza”), del regista Aleksandr Zarkhí (1908-1997), è dedicato alla difficile vita quotidiana degli operai sovietici impegnati nell’installazione di un altoforno. Ogni giorno rischiano la vita arrampicandosi a un’altezza enorme. Allo stesso tempo, devono risolvere una serie di problemi nella loro vita privata.
Le scene che si svolgono a grandi altezze sono state girate con una tecnica mista. Gli attori ripresi nel teatro di posa sono stati combinati con lo sfondo, girato in loco.
In questo caso, alcune scene sono state girate nel vero cantiere dell’impianto metallurgico di Dneprodzherzhinsk (oggi la città di Kamenskoe, nella Regione di Dnepropetrovsk, in Ucraina) a un’altezza di circa 40 metri. I cascatori erano costantemente presenti sul set, ma gli interpreti dei ruoli principali preferivano eseguire da soli tutte le acrobazie.
La guerra ha privato Andrej Sokolov di tutti i suoi cari: la moglie e le due figlie sono state uccise in un bombardamento e il figlio, un soldato dell’Armata Rossa, è morto proprio alla vigilia della Vittoria. La vita ha quasi spezzato Andrej, ma improvvisamente incontra un ragazzino, Vanja, che ha perso anche lui tutti i suoi parenti. L’uomo si rende conto che è troppo presto per seppellirsi, perché potrebbe sostituire il padre dell’orfano.
“Il destino di un uomo” (in russo: “Судьба человека”; “Sudbá chelovéka”) è stato il debutto alla regia di Sergej Bondarchuk (1920-1994), diventato famoso a livello mondiale in seguito con l’adattamento cinematografico del romanzo “Guerra e pace”. Qui interpreta anche il ruolo del protagonista.
La pellicola venne scelta come “Miglior film del 1959” in un sondaggio della rivista “Sovetskij Ekran” ed fu premiato in festival internazionali in Cecoslovacchia e Australia.
Il soldato Aleksej Skvortsov distrugge due carri armati tedeschi con un cannone anticarro e il comando gli concede di tornare a casa per vedere sua madre. Il film è il racconto di questo difficile viaggio. All’inizio della pellicola la voce fuori campo dice che il soldato non è sopravvissuto per vedere la Vittoria.
“Ballata di un soldato” (in russo: “Баллада о солдате”; “Ballada o soldate”) ebbe un grande successo sia in Unione Sovietica che all’estero. Il film ha ricevuto il premio speciale della giuria al Festival di Cannes e venne candidato all’Oscar per la migliore sceneggiatura originale.
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