Il ricamo devozionale: come le donne russe “dipingevano” immagini sacre con ago e filo (FOTO)

Cultura
SOFIJA POLJAKOVA
Molte di queste opere sono dei veri capolavori, in cui la potenza artistica non è inferiore a quella delle più belle icone classiche

Nell’antica Rus’ i lavori con l’ago venivano praticati in ogni casa: dai palazzi reali alle capanne contadine. Il ricamo era usato per decorare gli oggetti domestici più semplici, ma il “ricamo devozionale” (in russo lo si indica come “лицевое шитьё”; litsevoe shitjó); era una cosa speciale. Sulle tele venivano raffigurati santi, e quindi di solito quei lavori venivano donati alle chiese.

Un mestiere misericordioso

Il ricamo apparve nella Rus’ ancor prima dell’adozione del cristianesimo. Sulle tele più antiche si possono trovare simboli pagani: l’albero della vita, la Grande Madre, vari simboli del sole. Ma quest’arte si diffuse ancor di più dopo il battesimo della Rus’, a causa dell’influenza del Bisanzio.

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Gradualmente, gli elementi del ricamo pagano si trasformarono in ornamenti attorno alle immagini dei santi. Insieme ai santi venivano poi ricamate scene bibliche, e per questo le opere di ricamo devozionale si potevano trovare spesso nelle chiese: sulle vesti cerimoniali del clero, sulle tovaglie degli altari, eccetera. E si conoscono persino rari esempi di icone ricamate.

Attività da nobili

Nel “Domostroj”, la famosa opera della letteratura russa sulla corretta gestione della vita domestica, si dice che una buona moglie dove essere perfetta massaia ed avere mani di fata. Questa regola si applicava a tutti gli strati della popolazione, e di conseguenza il ricamo veniva insegnato sia alle ragazze di origine plebea che a quelle di origine nobile. Però il ricamo devozionale era riservato  solo alle ragazze di famiglie benestanti: la seta, i fili d’oro e d’argento e altri materiali per tale ricamo erano molto costosi.

Inoltre, il ricamo devozionale è un processo complicato. Nelle case ricche c’era una stanza speciale nella quale si occupavano di ricamo sia la padrona di casa che le sue artigiane. Nella bottega della zarina potevano lavorare fino a 100 ragazze, ma per il ricamo devozionale erano necessari anche esperti pittori di icone, ornatisti e calligrafi. Di solito a fare questi mestieri erano gli uomini. Loro disegnavano santi, ornamenti e iscrizioni sulla carta, e le artigiane la applicavano sul tessuto e punteggiavano il tracciato, trasferendo così il disegno per la futura opera di ricamo. 

A volte, il disegno veniva realizzato direttamente sulla stoffa, le sarte lo ricoprivano di filo bianco e poi lo ricamavano. 

“Pittura con l’ago”

Questo soprannome per il ricamo devozionale apparve nel XV secolo, quando si iniziarono a ricamare le tele con sete multicolori. La seta veniva importata dalla Cina, dall’Iran, dalla Turchia, e talvolta dall’Italia e dalla Spagna. Spesso, il ricamo devozionale veniva arricchito anche con pietre preziose e perle.

Per ricamare opere particolarmente complesse ci volevano anni. Peraltro, a lavorare su una tela erano contemporaneamente più artigiane che svolgevano compiti diversi. Ad esempio, alcune ragazze si occupavano  solo dell’addobbamento della tele con perle. Le ricamatrici particolarmente brave rimanevano a lavorare in laboratorio per tanto tempo: dai 35 ai 50 anni.

Prosecuzione della tradizione

Molte opere non sono arrivate ai nostri tempi. Ma i moderni laboratori di ricamo devozionale continuano l’antica tradizione. Ad esempio, questo mestiere viene praticato nell’officina del Monastero della Trinità di San Sergio a Sergiev Posad, circa 70 chilometri a nordest di Mosca.

Al di fuori delle istituzioni ecclesiastiche, esistono anche laboratori e ricamatrici indipendenti. E in Russia si può addirittura trovare una scuola di ricamo, dove chiunque può imparare questa tecnica antica.

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