Nei cinema il primo film al mondo girato nello Spazio. Valeva la pena di andare tanto lontano?

Cultura
NIKOLAJ KORNATSKIJ
La prima pellicola con vere scene spaziali nella storia è finalmente uscita. Si prevedono incassi da record per “Vyzov” (“The Challenge”; “La sfida”) del regista russo Klim Shipenko. Abbiamo analizzato i vari dettagli tecnici delle riprese nel cosmo e in cosa le scene differiscono dalle simulazioni fatte sulla terra nella lunga storia del cinema spaziale e di fantascienza

Per realizzare il film “Vyzov” (“Вызов”; ossia “La sfida”; noto anche sul mercato internazionale con i titoli inglesi “The Challenge” o “Doctor’s House Call”) il regista Klim Shipenko (1983-; che in orbita ha svolto anche le funzioni di operatore e di addetto alle luci), e l’attrice (e nello Spazio truccatrice) Julija Peresild hanno trascorso quasi due settimane a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, girando lassù le scene chiave del film. Per la trama, una semplice donna chirurgo senza molta esperienza è costretta a recarsi sulla Stazione Spaziale Internazionale per salvare la vita di uno dei cosmonauti

Valeva davvero la pena di andare così lontano? Sulla Terra avevano già realizzato film sullo Spazio. E piuttosto bene…

Andare nello Spazio è costoso

Qualsiasi regista vi dirà che è estremamente difficile riprodurre la gravità zero in condizioni di gravità. Ma, ovviamente, ci si riesce. Come precedente interessante, si può ricordare il classico sovietico di fantascienza, il grande successo Per aspera ad astra(in russo: “Через тернии к звёздам”; “Cherez ternii k zvjozdam”), uscito nel 1981. Una delle scene spaziali è stata girata in una piscina piena d’acqua e i ruoli dei cosmonauti sono stati interpretati da sommozzatori in costumi futuristici. Lo svantaggio principale di questo metodo sono le inevitabili bolle d’aria prodotte in acqua dal subacqueo. Ma anche in questo caso si era trovata una soluzione: gli attori furono filmati con la cinepresa a testa in giù, le bolle d’aria andavano verso il basso e quindi non erano così evidenti.

Naturalmente, molto più spesso i registi non si rivolgono ai sommozzatori, ma a veri astronauti. Per l’addestramento in assenza di gravità utilizzano un aereo speciale. Funziona così: il pilota va rapidamente verso l’alto, poi scende bruscamente e a bordo si verifica l’assenza di gravità. Ma dura solo 25-30 secondi, non di più. Per girare quattro ore di filmati, i realizzatori di “Apollo 13” (1995) hanno dovuto effettuare 612 lanci.

Una soluzione più economica, anche se non meno complicata: gli artisti vengono sospesi con un complesso sistema di cavi e sospensioni, che poi vengono cancellati in post-produzione. Questo, in particolare, è il modo in cui è stato girato il famoso “Gravity” (2013) con Sandra Bullock e George Clooney. 

Naturalmente, ottenere un’illusione completa in questo modo è estremamente problematico: ci vuole molto allenamento prima che l’attore trovi il giusto equilibrio e sia a suo agio. Tuttavia, per quanto ci si sforzi, è impossibile ottenere la piena libertà dell’attore nell’inquadratura: di solito gli astronauti, dopo aver fatto un paio di salti, trovano un fulcro e si bloccano. 

Le leggi della fisica limitano molto l’angolo di ripresa: i cameraman non hanno molte opzioni su come far sospendere l’attore sui fili. Da davanti si può fare, ma dall’alto o di lato è un problema. Particolarmente difficile in queste scene è il montaggio in-frame: il cambio consecutivo di angolazioni senza montaggio. Prima di “Vyzov”, questo era riuscito in parte solo ad Alfonso Cuarón in “Gravitation”.

Per gli autori di “Vyzov”, tutte queste restrizioni appartengono al passato. Sulla Stazione Spaziale Internazionale sono stati effettuati 12 turni di riprese complete e il tempo di lavorazione è stato di 78 ore e 21 minuti. Il filmato, della durata di oltre un’ora, ci mostra Julija Peresild nelle angolazioni più inimmaginabili, compreso il suo volo intorno alla stazione orbitale senza alcuna protezione. Non solo lei, ma anche l’operatore stesso fluttuava liberamente all’interno della Stazione. Questa “coreografia”, questo effetto così realistico con ogni probabilità non lo avevamo mai visto in nessun altro film sullo Spazio nella storia del cinema.

Ma è costato drasticamente di più dei “soliti” film in assenza di gravità. Il budget dichiarato per “Vyzov”, è di poco inferiore a 1 miliardo di rubli (circa 12 milioni di dollari).

L’eterno problema dei capelli

I capelli, anche in questa nostra epoca di eccezionale grafica CGI (Computer-generated imagery), rappresentano una sfida enorme. Persino il perfezionista Christopher Nolan ha avuto problemi con loro. Una delle poche stranezze tecniche del suo film “Inception” (2010) si può vedere nella scena a gravità zero: il personaggio di Joseph Gordon-Levitt si muove tra le pareti in modo più spettacolare di Spider-Man, ma i suoi capelli restano ben pettinati al loro posto.

Ma Gordon-Levitt ha un taglio di capelli molto corto ed è elegantemente impomatato di brillantina, quindi non si nota più di tanto. Un compito più lungo è quello di disegnare realisticamente i capelli lunghi che fluttuano in assenza di gravità. Per questo motivo le astronaute donne nei film sono solitamente rasate in modo da sembrare un ragazzo o hanno i capelli tirati indietro in stretti chignon. 

In “Vyzov”, questo problema è stato risolto andando nello Spazio. Non sono stati necessari effetti visivi: i capelli della Peresild vivono di vita propria e creano un effetto di credibilità sorprendente.

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Stranamente, un altro problema tradizionale dello “Spazio” si è risolto da solo. Una chioma “birichina” che si muove ribelle è comica! E la stragrande maggioranza dei film sullo Spazio sono drammatici, e una gag non necessaria può facilmente uccidere la suspense. Ma in “Vyzov” la pettinatura spaziale di Julia Peresild è così naturale e ci si abitua così rapidamente che non c’è alcuna dissonanza con il genere. Al contrario, il senso di autenticità non fa che aumentare la tensione.

Una luce spaziale più realistica

“Vyzov” dimostra che abbiamo un’idea sbagliata dello Spazio. Conosciamo già l’aspetto della Stazione Spaziale Internazionale dai notiziari televisivi e dai documentari. Tuttavia, si scopre che girata con una telecamera RED professionale da un cameraman professionista – Shipenko ha studiato alla scuola di cinema della California e ha imparato questa professione insieme alla regia – la stazione appare in modo completamente diverso. Certo, è fantastica e incredibilmente bella. Ma non è così hi-tech e futuristica, è più “residenziale” di quanto siamo abituati a vedere nei film. Ma allo stesso tempo non è così messa male come la stazione rappresentata in film come “Armageddon - Giudizio finale” (1998).

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Si scopre anche che non abbiamo idea di cosa siano realmente il colore e la luce nello Spazio. Shipenko ha utilizzato tre pannelli di illuminazione a Led in orbita, ma la luce degli oblò, cambiando continuamente, ha fatto i suoi aggiustamenti, brillando in faccia alla Peresild, prima rossa, poi blu, poi verde. Tali “errori” estetici non possono essere pianificati sulla Terra.

Oggi che tutto può essere disegnato al computer, il mondo del cinema spettacolare, per quanto strano possa sembrare, sta tornando agli effetti speciali analogici. L’esempio più lampante è il prossimo film di Christopher Nolan, “Oppenheimer” (il film verrà distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi a partire dal 21 luglio 2023), dove persino un’esplosione nucleare è simulata senza l’ausilio della grafica. “Vyzov” si inserisce perfettamente in questa tendenza: la texture autentica dell’inquadratura è molto più efficace di quella generata al computer. Nel film sono ovviamente presenti anche effetti di grafica computerizzata, in particolare nella scena della passeggiata spaziale. Gli autori speravano chiaramente di poterla girare dal vivo. Ma, a quanto pare, sarà per la prossima volta…

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