Un brevissimo riassunto (ATTENZIONE: CONTIENE SPOILER!)
Fjodor Karamazov ha tre figli, con i quali non ha mai avuto buoni rapporti. Nel corso della storia, uno di loro viene sospettato di aver ucciso il padre, per motivi di donne e di denaro...
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Dmitrij, Ivan e Aleksej sono tre fratelli, figli di Fjodor Karamazov, un cinico e odioso proprietario terriero di provincia. Hanno caratteri e percezioni della vita completamente diversi.
Il più giovane, Aleksej, 20 anni, si prepara a diventare monaco: è fortemente credente e trascorre tutto il suo tempo nel vicino monastero, insieme a un vecchio e saggio monaco di nome Zosima. Suo fratello Ivan, invece, è un uomo di scienza, un filosofo e uno scettico dalla mente fredda. È costantemente lacerato da questioni sull’esistenza di Dio e dell’anima; ovviamente ne discute con il fratello Aleskej, avviando profonde riflessioni di carattere religioso.
Sia Aleksej che Ivan sono preoccupati per i rapporti del padre con il fratello maggiore, Dmitrij; il primogenito, nato da un precedente matrimonio del padre e mandato a vivere da dei parenti quando era piccolo, non ha mai ricevuto grandi attenzioni da parte del padre Fjodor, né amore né denaro. Negli anni ha sviluppato un carattere istintivo, irascibile e passionale (simile a quello del babbo). Il romanzo inizia con Dmitrij che chiede al padre denaro e parte della sua eredità, e lo rimprovera di non essersi mai occupato della sua educazione. Ma Fjodor non vuole dargli nulla. Perdipiù la loro terribile relazione è complicata dal fatto che entrambi amano la stessa donna, Grushenka, la quale in realtà li corteggia entrambi…
Dmitrij segue disperatamente Grushenka, cercando di coglierla in fragrante col padre. Ivan teme addirittura che Dmitrij possa arrivare al punto di uccidere il padre, per via del denaro e di quella donna. Una sera, mentre Dmitrij è con Grushenka, arrivano dei poliziotti che gli comunicano che suo padre è stato ucciso... E Dmitrij, in quanto principale sospettato, viene arrestato.
Ma il vero assassino risulterà essere un altro, che confessa il suo delitto a Ivan: si tratta di Smerdjakov, probabile figlio segreto di Fjodor, tenuto in casa come un servo. Smerdjakov (che in russo significa "puzzolente"), dice di essere stato istigato dalle riflessioni di Ivan: se non c'è Dio, se non c'è morale, allora tutto è permesso. Inoltre Smerdjakov avrebbe un alibi, perché avrebbe finto di aver avuto un attacco epilettico. Ma non essendo in grado di sopportare il peso del suo tremendo gesto, si uccide.
La parte finale del romanzo è una lunga descrizione del processo a Dmitrij. Ivan racconta la storia di Smerdjakov, ma finisce in preda all'isteria e nessuno gli crede, pensando che stia solo cercando di salvare il fratello. Alla fine, l’innocente Dmitrij viene condannato alla prigione.
Interpretazione:
Dostoevskij si ispirò a una storia criminale realmente accaduta, che aveva letto su un giornale. Ovviamente stiamo parlando solo del lato “giallo” del romanzo: il significato contenuto in queste pagine ovviamente va molto più in profondità. L'ultima opera di Dostoevskij è la quintessenza della sua riflessione sulla natura dell'amore, del peccato, di Dio e della morale. Il romanzo è incredibilmente psicologico (Dostoevskij è un pioniere della scrittura psicologica tra gli scrittori russi). Egli cerca di capire l'anima russa e di sviscerare i pensieri e il comportamento dei personaggi. Perché si comportano così? Cosa li spinge a commettere tutti i loro peccati? È questo che preoccupa veramente lo scrittore.
Zosima invece è un vecchio monaco che dà saggi consigli, conduce una vita perfettamente cristiana, con autodisciplina e momenti di preghiera. Questo personaggio è ispirato a una persona reale, Ambrogio di Optina, uno starets, monaco e prete ortodosso, considerato santo quando ancora era in vita. La sua figura è l’esempio della fede che può salvare l'anima.
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